CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE DOSSIER N.1

AL FIANCO DEI PRIGIONIERI ARABI IN LOTTA CONTRO L'ISOLAMENTO

I comunisti prigionieri del blocco B- Kampo di Novara

Dal 20 settembre due antimperialisti arabi, Hamidan Karmawi Ibrahim e Bachir Kodhr, sono in lotta con uno sciopero della fame iniziato nella sezione speciale del carcere di Palmi, contro l'isolamento politico ed il trattamento differenziato cui sono sottoposti e contro le condizioni che finora hanno imposto la separazione dai loro compagni di lotta.

Dal 30 settembre un altro combattente arabo, Abdellatif Ibrahim Fataier, ha iniziato lo sciopero della fame nel carcere di Voghera con gli stessi obiettivi.

La pratica della segregazione e della separazione (con la dispersione in diversi carceri), l'uso sistematico della censura nella corrispondenza, le restrizioni nei colloqui e nelle comunicazioni con l'esterno, sono una costante della politica che lo stato italiano attua nei confronti dei prigionieri antimperialisti arabi.

La lotta che Hamidan, Bachir e Abdellatif stanno conducendo in questi giorni è un momento dello scontro che li vede impegnati da anni contro il tentativo dello stato italiano di frantumare la loro identità di rivoluzionari per negarli come soggetto politico.

Sono sempre più numerosi i prigionieri rivoluzionari arabi-palestinesi e libanesi nelle carceri italiane ed europee. Sono combattenti antimperialisti che hanno portato la lotta del popolo palestinese e libanese contro il sionismo fin nel cuore dell'Europa occidentale dove esso trova linfa vitale e sostegno economico, politico e militare; un territorio ospitale dove poter dissimulare i propri covi da dove, più volte in questi anni, sono partiti attacchi assassini contro militanti palestinesi e arabi.

Gli stati europei sono infatti sempre più coinvolti nella gestione dell'area Sud-Mediterranea al fianco degli USA, il che comporta, innanzitutto, la difesa del ruolo svolto da 40 anni dall'entità sionista.

I governi di Europa e USA lavorano assiduamente per neutralizzare l'Intifadah e per imporre una mediazione che consolidi il ruolo di gendarme imperialista nell'area mediorientale dell'entità sionista e mantenga in piedi i traballanti regimi delle borghesie reazionarie arabe.

Condizione perché questo progetto si realizzi è l'annientamento dell'esperienza rivoluzionaria palestinese e in particolare delle sue avanguardie.

Questo è il senso reale dell'attivismo degli stati europei attorno al problema palestinese e non certamente quello che attraverso i media vogliono far passare come una generosa politica di sostegno al popolo palestinese.

Il trattamento cui sono sottoposti i prigionieri rivoluzionari arabi-palestinesi e libanesi qui in Europa ne è un'ulteriore conferma. La distruzione dell'identità politica di questi rivoluzionari attraverso l'isolamento e le continue pressioni psico-fisiche è l'obiettivo che si vuole raggiungere, soprattutto con l'intento di indebolire questa loro scelta di portare la lotta nel territorio europeo occidentale, svelando di fatto la reale politica di questi stati imperialisti.

Per noi rivoluzionari antimperialisti italiani ed europei non è sufficiente quindi dare un sostegno formale alla lotta del popolo palestinese all'Intifadah isolandola dal contesto della lotta e della più complessiva e molteplice esperienza rivoluzionaria della guerriglia palestinese e dei suoi combattenti, che porta da anni il suo attacco dalle frontiere fisiche dell'entità sionista a quelle, meno visibili ma altrettanto mortali per il popolo palestinese, che hanno la loro sede nel centro imperialista Euro-occidentale.

Per questo lottiamo al fianco dei prigionieri arabi, palestinesi e libanesi, nelle carceri italiane ed europee, per impedirne l'annientamento, per contrastare ed impedire le campagne dello stato e dei mass-media che, tacciando questi combattenti di terrorismo, tentano di separare la loro pratica dalla lotta del loro popolo, per lottare assieme contro lo stesso nemico, l'imperialismo euro-occidentale, sostenendo concretamente la lotta antimperialista della guerriglia palestinese, la cui esistenza e forza è condizione per la vittoria della rivoluzione di quel popolo contro l'entità sionista.

Come prigionieri rivoluzionari e antimperialisti sosteniamo collettivamente e attivamente la resistenza dei combattenti arabi-palestinesi e libanesi prigionieri, contro l'isolamento e per riaffermare la loro identità.

Oggi, 14 ottobre, abbiamo lottato a fianco di Hamidan, Bachir e Abdellatif prolungando la permanenza all'aria di mezz'ora.

I comunisti prigionieri del blocco B- Kampo di Novara

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