PKK - ACHTUNG BANDITEN!(da Kurdistan Runbbrief n. 25)
Il mattino del 26 novembre sono state chiuse 35 associazioni, organizzazioni e strutture curde con la motivazione che erano vicine al PKK. Questo è accaduto sulla base di una decisione politica che si piega ai desideri dello Stato turco. Le potenze occidentali hanno contribuito durante la prima guerra mondiale alla divisione del Kurdistan in quattro stati. Hanno coperto le spalle a 70 anni di politica di oppressione e di annientamento contro il popolo Curdo. Appoggiano militarmente, economicamente e politicamente il regime coloniale e sono quindi corresponsabili della sporca guerra dello Stato turco contro il popolo curdo. Il popolo curdo ha combattuto in passato per i suoi diritti democratici nazionali e continua a farlo oggi. Vuole, come ogni altro popolo, una vita libera e dignitosa. Ma si è sempre tentato di soffocare queste richieste con la violenza delle armi. I governi della repubblica turca si sono sempre rifiutati di risolvere pacificamente il problema mediante il dialogo politico ed hanno fatto della violenza il loro unico metodo. La prova più recente risale al marzo/aprile di quest'anno. Nonostante gli intensi sforzi da parte curda per una soluzione pacifica e democratica della questione curda, lo Stato turco ha persistito nell'uso della violenza ed ha favorito il suo incremento e la sua diffusione. Dopo la revoca della tregua centinaia di villaggi sono stati rasi al suolo, come è accaduto recentemente a Lice, intere città sono state completamente distrutte e ridotte a cumuli di macerie. Centinaia, migliaia di esseri umani hanno perso la propria vita, decine di migliaia sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e a fuggire verso ovest. Davanti agli occhi dell'opinione pubblica mondiale ha luogo una guerra di annientamento contro il popolo curdo. E' uno sterminio, un crimine contro l'umanità. La Germania e altri Stati dell'Europa occidentale che fino ad ora avevano taciuto rispetto a questo sterminio in vista dei rapporti economici e che si sono resi partecipi con il loro appoggio militare, economico e politico, usano come pretesto del divieto alcune azioni compiute nei loro Stati. Così facendo rendono ancora più difficile la soluzione del problema. Fino a quando la questione curda non verrà risolta con giustizia ci saranno sempre problemi simili dove vivono dei Curdi. La soluzione del problema non può che essere politica e non può consistere che nell'abbandono, da parte turca, della sua politica reazionaria, sciovinista e violenta e nel riconoscimento dei diritti del popolo Curdo. L'unica premessa indispensabile è l'apertura del dialogo politico. La Germania e le altre potenze occidentali hanno il dovere di assumere un chiaro atteggiamento in questo senso, aumentare le pressioni sullo Stato turco e contribuire ad una soluzione pacifica del problema. E' assolutamente necessario bloccare l'appoggio diretto con aiuti di armi ed economici e fare dipendere questi aiuti dal rispetto dei diritti umani, dal mantenimento di relazioni democratiche e dalla soluzione della questione curda. Il popolo Curdo non vorrebbe vedere impiegati in questa guerra di annientamento dello Stato turco i carri armati tedeschi. Il popolo Curdo si aspetta da uno Stato potente come la Germania, che ha passato l'esperienza di uno Stato diviso, appoggio e solidarietà. Queste non si esprimono certo nel fatto che la Germania copra le spalle allo Stato turco e nemmeno nel fatto che lo aiuti con armi e denaro. I partiti firmatari, che sono intenzionati a fondare un Fronte nazional-democratico, chiedono che il governo tedesco rimuova il divieto, cessi la partecipazione alla creazione delle condizioni che creano violenza, soprattutto in Kurdistan, e che promuova iniziative all'interno delle organizzazioni internazionali delle quali è membro, come il Consiglio d'Europa, la CEE, la Nato, affinché la questione curda venga risolta pacificamente su una base di uguaglianza. 26.11.93 PKK, PSK, KUK, Hevgirtin-PDK,
KAWA, KKP, PIK, PRNK, (da Kurdistan Runbbrief n. 25) [torna all'inizio della pagina]
La messa al bando delle organizzazioni e delle istituzioni curde ha portato a numerose proteste di Curdi e di organizzazioni tedesche. La seguente lista riporta solo alcune delle azioni, ed inoltre in varie località i Curdi si sono riuniti, nonostante il divieto, nei locali delle vecchie organizzazioni, per quanto tempo ancora, si vedrà. A Colonia il 27 novembre c'è stata una grande festa di solidarietà, alla quale hanno partecipato migliaia di Curdi, che si è svolta indisturbata nonostante l'ingente dispiegamento di poliziotti. Non sono state sequestrate le bandiere e gli striscioni del PKK, dell'ERNK e dell'ARGK. Il giorno successivo alcune migliaia di Curdi (tra i 5000 e i 7000) hanno celebrato il quindicesimo anniversario del PKK ed hanno manifestato fino a tarda notte contro il divieto delle loro organizzazioni ed istituzioni. Ad Amburgo durante un incontro tra diverse organizzazioni è stata presa la decisione di convocare una manifestazione per il 2 dicembre contro il divieto al PKK e la chiusura delle associazioni. E' stato scritto un appello e si stanno raccogliendo firme. L'appello di Amburgo è stato letto anche durante la manifestazione di Mölln in occasione dell'anniversario dell'aggressione fascista. Il 26 novembre circa 200 Curdi hanno manifestato a Stoccarda davanti al Landtag (Dieta regionale) ed hanno convocato in seguito un presidio nel centro della città. Il Presidente della Dieta, Grupp, ha tentato di rassicurarli: "Fra due settimane riavrete le vostre associazioni". Il 27 novembre circa 800 Curdi e 50 tedeschi si sono riuniti davanti alle associazioni chiuse ed hanno manifestato per circa quattro ore contro il divieto alle associazioni. Hanno anche celebrato la fondazione del PKK. La manifestazione è stata disturbata dal brutale intervento di circa 400 poliziotti che hanno caricato i partecipanti. Una donna curda ha dovuto essere ricoverata in ospedale. Quasi i 2/3 dei partecipanti sono stati identificati, ci sono stati 15 fermi. Il 27 novembre, manifestazione di circa 250 persone a Saarbrücken. Manifestazioni anche a Francoforte, Mannheim e Leverkusen. |