...ALLA TRATTATIVA CON LA 'GRANDE GERMANIA'dichiarazione di Brigitte Mohnhaupt, sottoscritta da altri undici prigionieri RAF: Irmgard Möller, Hanna Krabbe, Christine Kuby, Sieglinde Hofmann, Rolf Heissler, Rolf Clemens Wagner, Eva Haule, Adelheid Schuld, Christian Klar e Helmut Pohl Diamo un taglio a questa storia!! Rendiamo pubblica quella che per noi rappresenta la rottura tra i prigionieri e nella relazione politica con la RAF. Il nostro rapporto è distrutto, una decisione diversa dalla divisione non è più possibile. Abbiamo raggiunto il capolinea di quell'agonia politica che era iniziata nel 1992, col rovesciamento delle basi della nostra politica, e che oggi finisce nel momento in cui dovremmo gettarci alle spalle la nostra vita e la nostra lotta. Da maggio i prigionieri di Celle hanno messo in moto la liquidazione della RAF e dei prigionieri, con il consenso dei militanti in clandestinità. Siamo venuti a conoscenza di tutto questo solo da poco tempo e solo per caso. Non era previsto che noi ne venissimo a conoscenza perché sia per quelli di Celle che per la RAF era chiaro che nessun altro prigioniero avrebbe percorso con loro questa strada. Avremmo dovuto trovarci davanti al dato di fatto: o mangi la minestra o salti dalla finestra. Esattamente questo era il significato: chi non si adegua rimane per sempre in galera. La truffa non riguardava solamente noi, ma anche tutti quelli che sono uniti alla lotta della RAF e dei prigionieri, che sono solidali con noi, che vogliono conquistare insieme a noi la libertà dei prigionieri. In un modo o nell'altro siamo stati tutti una merce di scambio in questo "affare". Adesso diamo un taglio a questo piano. La situazione deve essere assolutamente chiara per tutti, qualsiasi altra soluzione sarebbe irresponsabile e politicamente sbagliata. Ognuno/a deve poter vedere con chiarezza chi è e dove vuole andare. E anche per quanto ci riguarda non possiamo fare diversamente altrimenti saremmo proprio noi a calpestare la nostra vita e tutte le esperienze della nostra lotta. Innanzitutto chiarisco il progetto che stava alla base della liquidazione e poi i fattori, così come noi li conosciamo. Punto di partenza è la considerazione che Kohl potesse avere un interesse a presentarsi prima delle elezioni come chi ha portato la "soluzione politica" e ha messo fine a 23 anni di scontro. Perciò, prima che le strategie elettorali fossero fissate, viene segnalata in tempo a Kohl la disponibilità di parte della RAF e dei prigionieri e viene fatta una proposta concreta. Inoltre avrebbero dovuto essere informate di questa disponibilità persone che svolgono importanti funzioni sociali chiedendo loro di intercedere presso Kohl per questa soluzione. Il calcolo era che queste persone sapevano bene che - in caso Kohl non avesse fatto niente - la RAF per così dire sarebbe stata costretta a riprendere lo scontro. Il messaggio che doveva essere trasmesso in modo inequivocabile a queste persone era che solo lo Stato sarebbe stato responsabile per la prosecuzione delle azioni. La RAF voleva smettere, ma Kohl no. In tutto questo non c'è alcuna determinazione, alcun progetto della RAF, tutto è strutturato solo in modo da fare "pressione", per vendere la liquidazione a migliori condizioni, come era già chiaro nell'azione di Weiterstadt. In ogni caso questa è la fine della politica di intervento rivoluzionario nella metropoli rappresentata dalla RAF per più di 20 anni. Una politica che non è mai stata una questione di soli mezzi, bensì anche di contenuti. Dove è giunto il contenuto lo vediamo nel momento in cui l'azione armata viene definita come una merce. Questo per quanto riguarda il progetto. In tutta questa faccenda esiste un mediatore, uno che un tempo era un nostro avvocato. Pensava di fare qualcosa per tutti noi, e che questa sarebbe stata comunque la nostra ultima occasione di poter mai uscire dal carcere. Irmgard ed io abbiamo parlato con lui e da lui sappiamo all'incirca come sono andate le cose. Per primo dovrebbe essere stato contattato Edward Reuter come rappresentante di spicco dell'economia. Questo è successo in maggio. Ma non riescono a parlare a Reuter, il mediatore arriva solo al capo dei servizi di sicurezza. Solo dopo essersi rivolto a "Benz" del Verfassungsschutz le cui autorità lo informano del motivo e danno il nulla osta, Reuter gli parla per telefono. La linea fissata da Karlheinz Dellwo per il colloquio era di far capire a Reuter che la fine del conflitto RAF-Stato corrisponde anche all'interesse dell'economia i cui rappresentanti principali sono stati anche tra i principali bersagli dello scontro. Sarebbe possibile mettere la parola fine, ma lo Stato vorrebbe continuare con la soluzione militare, e questo significherebbe solamente la prosecuzione del conflitto. Quindi sarebbe necessario che dirigenti dell'economia come Reuter utilizzino la propria influenza per forzare una soluzione. Reuter è titubante, poi parla con
Schnarrenberger ed infine con Kohl. La risposta di Kohl è negativa. Wolfgang viene ucciso, Birgit arrestata,
S. (l'informatore), che avrebbe dovuto consegnare allo Stato tutta la
RAF, prende il volo. Il successivo sostegno che il mediatore
cerca è quello di Bubis, e quindi di un'altra persona la cui influenza
e il cui peso corrispondono al progetto di quelli di Celle. Parla con Schnarrenberger, Kinkel, Kohl. La sua proposta di una visita a Celle per parlarne direttamente con i prigionieri viene rifiutata da Kohl che vuole aspettare i risultati delle indagini su Bad Kleinen, i frutti di S.. L'interesse di Kohl è il successo delle indagini non la liquidazione. E nello stesso modo l'economia vedrebbe fatto il proprio interesse. Un colloquio fissato da Bubis con Kohl e Kanther per la fine di settembre non ha luogo. Questo è lo stato delle cose così come noi ne siamo a conoscenza. Sappiamo solo parzialmente come dovrebbe procedere in concreto la liquidazione, come segno che lo Stato accetta l'offerta dovrebbe liberare i prigionieri detenuti da più lungo tempo, trasferire Birgit a Francoforte, raggruppare gli altri prigionieri. Poi verrebbe la "soluzione globale" che coinvolge anche i clandestini. Non sappiamo che cosa si aspettino, probabilmente la legalizzazione dopo un breve esilio o un breve periodo di carcere, oppure quello che è previsto per gli altri prigionieri. E' anche lo stesso. Devono andare per la loro strada, ma all'aperto. Non tentando di utilizzare altri per una cosa che non possono né devono conoscere. Non è più tempo di scrivere
molto, ma voglio dire ancora un'ultima cosa. Adesso tutti abbiamo molto da dire, questo verrà, senso e contenuto della nostra politica sono parte della nostra vita, una unità esistenziale inseparabile, e proprio così noi combattiamo per questo. [Da Frankfurter Rundschau del 28/10/93] Brigitte Mohnhaupt |