JUGOSLAVIA: IL NODO ALLA GOLA DELL'EUROPA
La Jugoslavia dunque si doveva riformare. Secondo quale piano però non era chiaro. Al primo accordo USA-Germania, la Jugoslavia doveva diventare servile e flessibile, come l'Ungheria o la Cecoslovacchia. Gli alleati però in pratica spiegavano ciò diversamente. Mentre l'America riteneva che la Jugoslavia doveva, da uno stato federativo diventare confederazione "labile e politicamente separata, con un mercato comune" come appare in alcune analisi dell'Europa Institut, il governo tedesco che, secondo sempre il menzionato istituto, segretamente collaborava con l'Ost zid institut e l'Istituto per le Scienze politiche, spingeva verso la distruzione della Jugoslavia e la realizzazione del piano della Grande Germania sull'asse Baltico-Adria... Bush e le questioni tedesche Con una politica abile, la Germania ha costretto la Comunità Europea e l'America, a fare a suo nome tutto quello che gli serviva. Questo concetto è stato espresso molto bene nel Washington Post, il giornale in un suo commento scrive:
Tenendo presente ciò, sarebbe opportuno che gli Americani analizzino meglio la dichiarazione dell'autunno '91, di un rinomato componente dell'Istituto. Il suo consiglio è:
Se è così, possiamo ritenere
valida la tesi che Bush ha perso le elezioni per causa della Germania,
il che significa, secondo sempre questo egregio dottore che, almeno indirettamente,
la Germania ha scelto anche la nuova amministrazione americana. ... Una seconda analisi americana afferma che la Comunità Europea dall'inizio del 1991 esercitava una costante pressione contro la Jugoslavia. Salvataggio della Slovenia e della Croazia Dopo la secessione decisa della Slovenia e della Croazia (il 25/6/1991) la Comunità Europea ha apparentemente imposto il cessate il fuoco (con il ricatto naturalmente) a tutte le parti, salvando de facto la Slovenia e la Croazia dall'intervento dell'Armata Federale. Alcuni commentatori americani dicevano:
Si sa come reagì la Presidenza jugoslava,
mentre la CEE convocava a settembre ed ottobre all'Aia la conferenza sulla
Jugoslavia. Adottando i così detti principi di coscienza nel risolvere i conflitti, il Piano della Conferenza cancellava la Jugoslavia quale stato unitario. La conseguenza di questo fu la secessione della Slovenia, della Croazia, e della Macedonia e la guerra nelle regioni serbe della Bosnia-Erzegovina. La risposta alla domanda: come si spiega la serie di interventi della CEE nel conflitto jugoslavo si trova in una parola: Germania. L'Europa ha allargato la Germania fino all'Adriatico. Il lavoro non è stato ancora terminato. E' rimasta la Bosnia. E secondo un'analisi elaborata per gli obiettivi del governo tedesco dall'Istituto per gli studi politici, gli esperti tedeschi ritenevano che la "Bosnia è la chiave per risolvere la crisi jugoslava". L'analisi dell'informatore della BND (spionaggio tedesco) Interessante è la posizione di uno dei migliori conoscitori della questione jugoslavia della BND:
Anche altri statisti tedeschi l'inutilità dell'interessamento della Germania al Kossovo. "Non serve investire in Kossovo, è lontano, non ha l'uscita sul mare, e sarà sempre un focolaio" - scrivevano gli esperti dell'irruzione tedesca nei Balcani. Però bisognava avere la Bosnia. Prima spaccare poi naturalmente ottenere. Secondo un piano tedesco, elaborato 5 o 6 anni fa, bisognava lavorare sulla regionalizzazione della Bosnia-Erzegovina. Un simile piano è stato elaborato per tutta l'Europa dell'Est, e per alcuni stati membri della CEE. Nel piano tedesco della regionalizzazione dell'Europa è previsto che per il 1995, se tutto procederà secondo le previsioni, la Spagna perderà la Catalogna, la Gran Bretagna rimarrà senza la Scozia e l'Italia senza il Tirolo. E' interessante sapere che in questo stesso piano è prevista la divisione della Cecoslovacchia nel 1992, lo sfacelo della Federazione Russa nel 1993, il cambiamento delle frontiere della Romania a favore dell'Ungheria nel 1993, e la regionalizzazione della Serbia nello stesso anno... L'accordo segreto Alija-Hans Secondo alcune fonti sicure, Gensher, ex
ministro degli esteri tedesco, con Alija Izetbegovic, nella primavera
del 1992, ha firmato un accordo che prevedeva il trasferimento di un milione
e cinquecentomila mussulmani, prevalentemente turchi, dalla Germania ed
altrettanti dalla Francia, negli ex territori della Bosnia-Erzegovina.
In cambio la Germania aiuterebbe Izetbegovic a mantenere lo stato islamico.
Per quanto riguarda Izetbegovic ha accettato subito, a lui non interessano
i mussulmani bosniaci ma soltanto lo stato islamico. Quali saranno gli
abitanti di questo stato non importa basta che siano fondamentalisti islamici.
E siccome Gensher ha offerto i turchi per quanto riguarda Izetbegovic
l'accordo è fatto. Quindi per lui i mussulmani che possono morire
non sono un problema alla fine verranno rimpiazzati, così gli è
stato promesso. A questo punto gli americani hanno cominciato a capire qualcosa. La situazione non quadrava completamente con i loro piani. Loro infatti pianificavano di usare i mussulmani bosniaci assieme agli appetiti della Turchia per scopi diversi da quelli tedeschi. Il cancelliere Kohl per salvare se stesso sacrifica Gensher, il presidente Bush, nell'interesse dei piani americani perde le elezioni. La situazione nella Bosnia-Erzegovina sfugge al controllo tedesco. I pianificatori del nuovo ordine mondiale (americani) decidono di fare entrare nel gioco la Turchia. dalla rivista "Intervju", Belgrado, marzo 1993 [torna all'inizio della pagina]
Si, è vero , la guerra nel Kossovo non è ancora cominciata (quella con la G maiuscola, quella che i mass-media bontà loro, degnano di attenzione, perché la guerra "sporca", quella che non fa molto rumore, ma si trascina più o meno sotterranea, quella è ormai in corso da anni). Si, la guerra non è ancora cominciata ma tutti sappiamo, anche se non ne parliamo, che la prossima tappa della guerra infame jugoslava sarà il Kossovo, e questa guerra sarà, se possibile, ancora peggiore di quella in Bosnia, ma soprattutto sarà una guerra balcanica che coinvolgerà direttamente anche l'Albania. Non è ancora cominciata, ed allora, prima di cercare di fermarla dopo che è scoppiata, prima di organizzarsi per mandare gli aiuti alle popolazioni coinvolte, prima di soccorrere i profughi e gli orfani, facciamo tutto quello che è possibile per impedire che scoppi. Su questo piano il nostro Circolo, tra i tanti e possibili complessi campi di intervento , data la specificità del suo impegno culturale, si muove in due direzioni, e a tutti coloro che si oppongono a questa guerra, oggi in Bosnia domani nel Kossovo, a tutti coloro che sono impegnati in qualche modo contro questa guerra, avanziamo due proposte di impegno: 1) Non facciamo finta che la guerra nel Kossovo non ci sarà, non esorcizziamola ignorando il problema. Parliamone, cerchiamo di sapere che cosa veramente succede, quali sono le cause storiche, politiche, internazionali. Informiamoci su cosa accade, in proposito, in Kossovo, in Serbia, in Albania. 2) Togliamo fin da ora qualsiasi sostegno, credibilità, rapporto con quei governi, quei partiti, quei movimenti, che in Croazia, in Serbia, in Albania, usano il nazionalismo sciovinistico prima, e poi la guerra, per coprire la loro politica liberticida e antipopolare. Denunciamo come responsabili diretti (anche se non unici) della guerra sia i governi di Milosevic, sia di Tudjam, sia di Berisha in Albania. Per quanto riguarda in particolare l'Albania, è necessario togliere ogni credibilità, connivenza, sostegno a quel presidente Sali Berisha ed al suo governo che sono strumenti della N.A.T.O., che sono stati appena riveriti da Scalfaro, che il contingente militare italiano presente in Albania contribuisce a sostenere; e a quei partiti, come il partito democratico , il partito socialista e gli altri partiti, che sono sostenuti e finanziati dai partiti italiani. Certamente si tratta solo di due delle tantissime cose da fare per fermare la guerra del Kossovo. Ma senza un impegno in tal senso ci si oppone veramente a questa guerra? In questa nostra denuncia nei confronti della politica e delle responsabilità riguardo la guerra della classe politica attuale del Kossovo, non vorremmo essere lasciati ancora una volta soli, o quasi, come quando nel 1988, riguardo la situazione del Kossovo, denunciavamo come criminale la politica di Milosevic, quando, è bene ricordarlo, i mass-media riempivano di elogi questo tecnocrate laureatosi negli Stati Uniti, ed il suo impegno nella liquidazione del titoismo e del "comunismo". Chi allora a taciuto, per illusione, per ignoranza, per furia anticomunista o per altro oggi non può dirsi privo di responsabilità morale per quello che accade in Jugoslavia. Facciamo che non accada lo stesso per la classe politica dirigente attuale in Albania e per la guerra nel Kossovo che dobbiamo fermare oggi. Milano 12/5/93 Circolo culturale "29
novembre 1944" |