USA E ONU SULLA DIFENSIVA IN SOMALIA
Il popolo somalo è riuscito a mettere sulla difensiva l'esercito USA/ONU che occupa il proprio paese. La resistenza popolare è riuscita a bloccare gli sforzi americani per annientarla. Inoltre, ha ostacolato i vari tentativi dell'ONU di introdurre una nuova dottrina di "umanitarismo" e "pacificazione" - un modello nuovo di legge internazionale che impone la sottomissione con la forza. Le truppe USA/ONU sono rimaste duramente colpite dalla determinazione dimostrata dalla resistenza armata somala, che opera in concerto con le masse popolari della città di Mogadiscio. Dopo i numerosi scontri avvenuti a giugno, la guerriglia somala ha impegnato con decisione le truppe straniere in una serie di imboscate ben riuscite. Nel corso di una di queste, l'8 agosto scorso, la guerriglia ha fatto esplodere una bomba sotto un veicolo militare americano e ne ha assaltato un secondo. Quattro americani sono rimasti uccisi mentre tutti i guerriglieri sono riusciti a fuggire nonostante l'arrivo immediato di centinaia di truppe straniere sul luogo dell'agguato. Queste imboscate venivano dopo una serie di assalti lanciati dalle truppe USA/ONU in giugno che, sebbene avessero provocato numerosi morti tra la gente somala, non erano riusciti a fermare la resistenza anti-imperialista. A giugno gli ufficiali americani affermavano di trovarsi di fronte ad «una forza di guerriglia urbana ben organizzata ed efficente». In quell'occasione, i guerriglieri somali erano riusciti a confondersi tra le masse, a circondare le truppe dell'ONU e ad attaccarle nel momento in cui si trovavano in posizione di vantaggio. Per diverse ore i guerriglieri avevano tenuto in allarme le truppe ONU, uccidendo il comandante marocchino e ferendo il suo ufficiale (l'unico ufficiale marocchino che conoscesse l'inglese). Una folla di gente disarmata collaborava con i guerriglieri armati per costruire barricate, aspettare al varco le truppe ONU e preparare le imboscate che la guerriglia avrebbe portato a compimento. Gli elicotteri americani non potevano operare dal momento che le truppe ONU erano troppo vicine ai guerriglieri. Il mito dei somali come "scudi umani" si dimostrò una misura di appoggio popolare anti-imperialista e di cooperazione di massa nella autodifesa. Le contraddizioni americane Dopo l'attacco di agosto il dibattito in America si polarizzò tra i militaristi, che chiedevano un'azione a tutto campo contro la resistenza somala, e quanti ritenevano che non valeva la pena di rischiare la vita degli americani per uccidere i somali. Il portavoce della Casa Bianca, Thomas Foley, affermava che per "neutralizzare" la resistenza occorreva intensificare le operazioni di guerra. Dall'altra parte, un ex-ambasciatore del Kenia sosteneva «Non credo che l'intero paese valga la vita di un solo americano». I combattenti somali sono riusciti a dividere i propri nemici sia sul terreno politico che su quello delle diverse nazionalità. Le truppe italiane dopo un conflitto sul modo migliore per arrivare alla pacificazione, decisero di abbandonare i presidi di Mogadiscio. Inoltre la pubblica opinione, somala ed internazionale, è rimasta colpita dalle notizie sulle atrocità commesse dalle truppe USA/ONU. In un rapporto del Gruppo dei Diritti Africani, si dava un resoconto dettagliato delle uccisioni di civili, degli assalti, dei furti e dell'uso indiscriminato di esplosivi, compiuti dalle truppe ONU. Se i crimini stranieri non cessano, prevedeva il gruppo, le Nazioni Unite potrebbero presto «trovarsi in guerra contro una consistente porzione della popolazione somala». Il gruppo affermava inoltre che i resoconti fatti dalle Nazioni Unite erano falsi. Gli imperialisti frustrati Gli Stati Uniti e l'ONU avevano diversi obiettivi in Somalia, ma sono tutti falliti. Gli Stati Uniti vorrebbero riprendere il controllo della Somalia, inclusi i depositi di uranio e fosfato e la produzione agricola, in nome del capitale imperialista e del bisogno di mantenere la produzione nelle mani del proletariato internazionale. La Somalia rappresenta inoltre un importante zona strategica, sia in quanto rappresenta un ulteriore punto d'appoggio nel continente africano, sia per la sua posizione nel Corno d'Africa. L'ONU, d'altra parte, persegue il proprio ruolo di garante dei mandati imperialisti e di veicolo, leggittimato politicamente, per liquidare ogni tentativo di modificazione dell'ordine mondiale di sfruttamento. I portavoce dell'imperialismo non fanno che lamentarsi per la perdita di una "buona occasione"; su The Economist è apparso un editoriale in cui si sosteneva con rammarico «La Somalia, una calamità provocata dall'uomo, sembrava il posto giusto per sperimentare un mandato ONU bivalente ["di soccorso" e "di pacificazione"]» Occasione che per il momento è andata perduta. L'imperativo rivoluzionario Il popolo somalo ha dato un esempio di come si può bloccare il piano di un dominatore straniero. Tuttavia questo popolo è ancora sotto assedio e manca del necessario appoggio nei paesi imperialisti. Infatti, non si possono considerare amici del popolo somalo né gli "interventisti" né gli "anti-interventisti" amerikani. I primi vogliono solo sangue, i secondi desiderano giungere ad una pacificazione ed alla restaurazione del sistema di dominio e di sottomissione economica. I rivoluzionari nei paesi del centro imperialista devono mostrare quali sono le vere intenzioni e gli effetti degli interventi imperialisti, primo tra tutti la guerra al popolo somalo. Svelare i crimini compiuti dalle potenze imperialiste ed esaltare la resistenza dei popoli oppressi: questo è il compito centrale per costruire una opinione pubblica rivoluzionaria in Amerika. I movimenti rivoluzionari delle nazioni oppresse all'interno dell'Amerika - in particolare le lotte di liberazione dei Neri - allargano necessariamente la propria prospettiva se sviluppano legami internazionalisti con le nazioni oppresse dell'Africa e del resto del Terzo Mondo. In Somalia, il popolo ha estremo bisogno che questi legami si rafforzino. da 'MIM Notes', Settembre 1993 [torna all'inizio della pagina]
In questi giorni stiamo assistendo al crollo della mistificazione di quello che finora è stato spudoratamente chiamato intervento "umanitario" in Somalia. Le truppe occidentali a suon di stragi e massacri si sono ormai rivelate agli occhi di tutti per quello che sono: truppe di occupazione imperialista. L'operazione dell'ONU in Somalia lungi dall'essere un operazione umanitaria si è ormai chiaramente smascherata come operazione di conquista degli eserciti occidentali ai danni del popolo somalo. La mistificazione è caduta grazie alla rivolta degli abitanti di Mogadiscio, le masse della metropoli somala mobilitate contro le truppe di occupazione con il loro tributo di sangue (migliaia di morti), con la loro determinazione ad affrontare l'enorme potenza militare messa in campo dalle potenze occupanti, hanno tolto la maschera all'imperialismo mostrandone il vero volto assassino e macellaio. L'evolversi della situazione ha mostrato anche le contraddizioni che esistono nel campo degli invasori. Il ruolo dell'ONU è quello di un fantoccio in mano agli USA, questi ultimi perseguono una politica beceramente colonialista, il loro obiettivo è garantirsi una posizione strategica e gestire in prima persona per conto delle proprie multinazionali uno sfruttamento di rapina delle materie prime come dimostrano i 50 pozzi di petrolio scavati durante l'occupazione. La loro politica delle cannoniere prevede l'uso del bombardamento sistematico sulla popolazione in rivolta e nessuna mediazione con la stessa borghesia somala. La loro è una politica coloniale classica. La politica del governo italiano che sembra più "umanitaria" in realtà punta a un rapporto di sfruttamento semicoloniale coinvolgendo la borghesia somala con cui tra l'altro intrattiene rapporti ininterrotti dall'epoca coloniale. Si tratta quindi di un conflitto tra un grande e un piccolo imperialismo che sono portatori di due politiche di sfruttamento diverse ma che hanno lo stesso obiettivo rapinare delle materie prime e spremere il sangue del popolo somalo. La crisi sempre più profonda in cui si dibattono le economie capitaliste restringe e in alcuni casi inizia ad annullare la possibilità di poter sfruttare in maniera congiunta, "tutti assieme" le risorse delle nazioni oppresse. E' la stessa crisi che qui l stessa borghesia imperialista cerca di scaricare sul proletariato e sul popolo con le manovre economiche, con gli accordi sul costo del lavoro, con la disoccupazione, con l'aumento delle tasse e con il taglio dei servizi. No alla spesa di 1000 miliardi per l'intervento imperialista in Somalia Il nemico non è il popolo somalo ma l'imperialismo e il capitalismo che attraverso i suoi governi aumenta le tasse, licenzia, taglia il salario e i servizi Comitato Internazionalista di Padova [torna all'inizio della pagina]
Dopo la morte dei tre soldati italiani del contingente U.N.U. in Somalia, si impone una nuova e più approfondita riflessione sul significato della presenza dell'Italia sui vari fronti di guerra! alimentati dalla borghesia imperialista internazionale. La frazione imperialista della borghesia italiana, che aveva già aderito al programma di intervento militare multinazionale in diverse parti del mondo (Libano, Mar Rosso, Irak, Mozambico, Iugoslavia, Somalia), prende ora a pretesto la morte dei tre militari italiani per rivendicare un più incisivo ruolo di direzione dell'intera operazione politico-militare in Somalia. La crisi economica, ed il suo progressivo acuirsi, che da tempo travaglia tutto l'occidente capitalistico, rappresenta il reale. motivo per cui le borghesie si fronteggiano nel tentativo di assumere il controllo delle materie prime, dei mercati e della forza-lavoro. In tale contesto l'Italia con i governi succedutisi da Craxi in poi (dal 1985) e ancor più con l'attuale governo guidato da Ciampi (che con la sua precedente esperienza di governatore della Banca d'Italia si e guadagnato la fiducia della frazione imperialista della borghesia italiana) ha ulteriormente sviluppato una politica interna volta a ridefinire l'intero assetto politico-economico. Vanno in questo senso i provvedimenti tesi a rifunzionalizzare i poteri dello stato (leggasi riforme istituzionali),a ridefinire le relazioni tra. le parti sociali (si guardi alla legislazione antisciopero e al progetto di sindacato unico avanzato dal segretario della C.I.S.L. D'Antoni) e ad imporre un nuovo assetto antiproletario alle relazioni industriali e al mercato della forza-lavoro (si veda l'accordo sul costo del lavoro recentemente. stipulato). Ci preme sottolineare da un lato l'atteggiamento apertamente filomperialista del P.D.S., che non solo sostiene direttamente le avventure guerrafondaie di questo governo ma, anzi, reclama un ruolo maggiore per l'Italia; dall'altro l'inconcludenza del pacifismo piccolo-borghese che non trova di meglio da fare che denunciare moralisticamente i crimini perpetrati dagli imperialisti, esprimendo tra l'altro una ripulsa generica verso l'uso della violenza, anche quella esercitata dai popoli che lottano per l'autodeterminazione. Noi comunisti riteniamo che contro l'imperialismo a poco valgano i piagnistei pacifisti e le balle sulla necessita di democratizzare l'O.N.U.: è necessario invece assumere la consapevolezza che l'imperialismo stesso è guerra, distruzione, miseria e che solo la lotta per una società diversa, basata sull'uguaglianza, può aprire la strada per un ulteriore e superiore sviluppo dell'umanità.
6 luglio 1993 Associazione Culturale
"Comunards" |