NON AVEVANO TUTTO
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PREMESSA |
Il socialismo burocratico di Stato nella Repubblica Democratica Tedesca non era un grande magazzino nel quale i sogni del socialismo, realizzati, erano disposti negli scaffali.
Dal cumulo di macerie che capitale e guerra
si erano lasciati dietro era nato uno spazio sociale, nel quale i vizi
principali del capitalismo erano stati eliminati: povertà e disoccupazione
di massa erano sconosciuti nella RDT.
Qualificazione professionale, istruzione, formazione e sanità erano
i pilastri della vita sociale della RDT. Non dipendevano dalla congiuntura
e dal mercato. Su molti punti importanti erano state create le condizioni
affinché le donne raggiungessero una vita indipendente, alto e
basso non distavano di molto.
Quello che nella RFT viene chiamato il "terzo inferiore", non
esisteva nella RDT.
Era stata abrogata la proprietà privata delle aziende: in questo
modo nella vita lavorativa entravano in gioco principi diversi dalla produttività
e dal profitto.
La denazificazione è stata realizzata in modo conseguente nella scuola e nelle strutture statali, senza naturalmente poter sostituire un intero popolo.
Le condizioni di vita nella RDT hanno deformato di meno gli esseri umani, di quanto la truffa capitalistica abbia deformato i tedeschi occidentali.
"La lotta per l'esistenza non era una frusta che opprime tutto quello che intralcia la vita sociale"
(Roth).
"Il poco raggiunto", come qualcuno sprezzantemente dice, significava che per tutti era ovvio, quello che gli strati poveri della RFT possono solo sognare.
La qualità e il progresso di uno Stato, di una società si dimostrano:
- in quanto poco alto e basso sono distanti
l'uno dall'altro
- in quale misura sia stata raggiunta una reale equità nell'assicurazione
e nella soddisfazione dei bisogni materiali principali
- in che misura le strutture sociali favoriscono la convivenza ed evitano
i contrasti.
Secondo questi metri viene chiesto alle
strutture sociali della vita degli esseri umani:
- se nelle strutture sono ancorati la competitività, oppure la
solidarietà e la compartecipazione
- se la base dell'economia sono il profitto e lo sfruttamento, oppure
il conseguimento dei bisogni vitali
- se il proprio mantenimento brutalizza gli individui ed induce all'uso
della violenza oppure se vengono socialmente preferite le capacità
degli uomini alla convivenza.
La qualità e il progresso di uno
Stato, di una società, si possono misurare
- se sono assicurate le condizioni di partenza per uno sviluppo indipendente
delle donne, che favoriscono sempre la repressione di strutture patriarcali
- se la società è indirizzata alla cooperazione degli esseri
umani nelle decisioni e nella creazione delle strutture
- se gli esseri umani hanno parità di diritti nella produzione
e negli altri settori lavorativi e se tutti vengono considerati partecipanti
alla vita lavorativa
- se tutti i membri della società vengono qualificati e in genere
istruiti
- se la cultura diventa un arricchimento della vita di tutti: come apertura
dei tesori padronali custoditi e deteriorati e come liberazione e sviluppo
dell'arte di vivere.
Ogni Stato, ogni società si misura
anche secondo le sue relazioni con altri Stati, altre società e
non-cittadini:
- sono strutturalmente esclusi lo sfruttamento e l'oppressione di altri
paesi?
- il nazionalismo e la propensione alla guerra non hanno posto nelle relazioni
estere?
- la società è strutturata in modo tale che nel medio periodo
il razzismo verrà scalzato, e che nel breve periodo non avrà
più impulso?
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I. PENSIERO BASE E SUA REALIZZAZIONE |
Le caratteristiche principali della società della RDT erano la sicurezza sociale degli esseri umani e l'ampia parificazione delle possibilità di vita. Non era la ricerca del profitto, il trarre da ogni cosa il proprio vantaggio, non era il valore del denaro che determinavano le relazioni tra gli uomini, bensì i loro bisogni sociali e culturali. La RDT era anche il tentativo di affermare l'aiuto reciproco quale principio sociale.
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Lavoro e organizzazione del lavoro |
La disoccupazione, alla quale gli uomini occidentali sono ormai abituati, non esisteva nella RDT. La piena occupazione era la caratteristica principale della garanzia materiale e sociale.
All'interno delle aziende i lavoratori/trici avevano una posizione forte: non potevano essere licenziati. L'obiettivo dell'uguaglianza non veniva sacrificato alla necessità di aumentare la prestazione lavorativa tramite la differenziazione dei salari. La differenza tra chi guadagnava di meno e chi guadagnava bene non raggiungeva nella RDT in nessuna azienda un rapporto maggiore di di 1 a 3 (rispetto all'1 a 25 della RFT). Più del 90% delle donne era professionalmente attivo, come anche il 10% dei pensionati.
Nessuna azienda della RDT si poteva sottrarre
a quello che era ovvio, e cioè che gli handicappati partecipassero
alla comunità dei lavoratori. Nell'occidente capitalistico certe
cose non sono ancora ovvie e l'economia privata come anche il servizio
pubblico possono affrancarsi dagli stessi obblighi legali; allo stesso
tempo sempre più persone subiscono degli infortuni a causa di un
sistema "produttivo" e "con alte prestazioni".
La produttività del lavoro nella RDT era il 50% di quella della
RFT (paragonata alla Gran Bretagna: il 45%).
I metodi per l'aumento della produttività, noti nell'occidente
capitalistico, mancavano nella RDT: differenziazione dei salari, alti
ritmi di lavoro, aumento della tecnicizzazione, più turni di lavoro.
I lavoratori/trici avevano voce in capitolo nella pianificazione aziendale,
e l'ultima parola spettava a loro e non alla direzione.
L'orario di lavoro era leggermente più lungo, però si potevano
fare le spese ed andare dal medico durante l'orario di lavoro, cosa impensabile
nella maggior parte delle aziende occidentali.
La maggior parte dei lavoratori/trici svolgeva
lavori prevalentemente manuali con un basso grado di automazione.
Avevano anche un atteggiamento piuttosto scettico riguardo all'introduzione
di tecnologie moderne, anche se avrebbe significato la diminuzione del
lavoro fisico, ma in compenso sarebbero aumentati altri pesi (maggior
concentrazione, maggior capacità di reazione, maggior precisione,
più rumore).
Molti rapporti sociali erano organizzati in relazione all'inserimento nell'impresa. Le persone lavoravano per anni nello stesso collettivo. Molti trascorrevano insieme le ferie, i figli frequentavano lo stesso asilo-nido aziendale; il lavoro piaceva, se piaceva il collettivo.
Anche se le condizioni sociali della RDT subivano molte meno limitazioni paragonate all'occidente capitalistico, anche qui c'erano delle persone che non ce la facevano o diventavano dei criminali. Anche nella RDT c'era un sistema giudiziario e carcerario con tutti i suoi orrori. Era però ovvio che i detenuti rilasciati ottenessero nuovamente una casa e un lavoro e potessero partecipare alla vita della comunità, senza che di loro si dovesse inutilmente occupare un esercito di assistenti sociali e di psicologi.
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Donne |
Il busto patriarcale dell'esercito di riserva delle casalinghe della RFT vale adesso anche per le donne della RDT. Chi non si difende, ritorna nel branco
"La RDT oggi è naturalmente ancora uno Stato di uomini, però ha una legislazione spiccatamente favorevole alle donne. E questa non la dobbiamo solo ad un atteggiamento solidale dei comunisti uomini, ma soprattutto al lavoro politico e all'iniziativa delle comuniste donne nel partito, nelle organizzazioni e nelle commissioni parità di diritti non servono a nulla alle donne se hanno il doppio degli obblighi. Queste leggi quindi non garantiscono solo diritti, ma portano anche all'insoddisfazione, aumentano la loro insoddisfazione"
Irmtraud Morgner (1975).
L'esistenza e la forma di vita delle donne nella RDT non possono essere liquidate con l'unica valutazione femminista che non sarebbe stata raggiunta l'abolizione delle strutture e delle modalità di vita patriarcali e sessiste.
La possibilità di una propria (indipendente dagli uomini) sicurezza esistenziale, così come il sentimento di vita che ne scaturisce e la consapevolezza in quanto donna per la massa delle donne, sono le premesse indispensabili per rompere le strutture patriarcali nella società.
Le donne non elimineranno la loro specifica oppressione se poche predicano la giusta utopia femminista ed altrettanto poche smaniano per una carriera dirigenziale nell'ambito di progetti di valorizzazione della donna, bensì se creano le condizioni per cui tutte le donne possono essere presenti in tutti i settori sociali. Di conseguenza sarà inevitabile l'abrogazione di forme di produzione e di sfruttamento capitalistiche - con dispiacere per alcune femministe.
Nell'ex RDT il 92% delle donne era professionalmente
attivo. Ed erano anche maggiormente presenti nelle "professioni maschili"
rispetto alla RFT.
Maternità e attività professionale o anche istruzione professionale,
studio, formazione erano altamente compatibili. A due anni dalla cosiddetta
"libertà", solo il 3% delle donne della RDT vogliono
essere esclusivamente casalinghe. Devono e vogliono lavorare, perché
la professione fa parte del loro progetto di vita altrettanto di una qualificazione,
della formazione professionale, della maternità, dell'indipendenza
materiale.
Dal 1972 ogni donna della RDT aveva il diritto di determinare autonomamente il momento e la sequenza temporale delle nascite. L'aborto era concesso nelle prime 12 settimane della gravidanza. Anche se la legge sull'interruzione della gravidanza era probabilmente l'unica della RDT ad essere stata emanata con il voto contrario della Camera Popolare, si era comunque affermata l'opinione che uno sviluppo socialista della società contrastava con l'obbligo a gravidanze non desiderate.
E' una consapevolezza elementare delle
donne della RDT quella di guadagnarsi da sole da vivere, di non rendersi
materialmente dipendenti dai loro mariti. Nella RDT la famiglia piccolo-borghese
era rimasta il modello di convivenza. Visto che erano state create la
basi materiali per vivere senza il "sostegno della famiglia",
molte donne decisero, con i loro figli, di prendere un'altra strada.
Il cliché diffuso in occidente della donna, una bella, appagata
madre, orgogliosa del suo uomo e della piccola famiglia, sempre a casa
ma autorealizzata, non trovava spazio nella RDT.
"Le operaie della Braunkohle AG, Lausitz se ne infischiano altamente delle rappresentanti della IG Chimica-Carta-Ceramica, che esprimono il concetto femminile di una donna, il cui uomo guadagna abbastanza da poter pagare un viaggio a Majorca. E che alla fine ha bisogno di accettare solo un lavoro part-time (FR 7.3.93)".
Anche nella RDT c'erano dei chiari segni
dell'esistenza di strutture patriarcali: troppe donne nelle professioni
peggio retribuite, doppia oppressione, troppe poche donne in funzioni
politiche e amministrative
Però nella lotta contro il patriarcato le donne della RDT erano
decisamente più avanti di quanto lo sono adesso unite alle donne
della RFT.
In seguito alla colonializzazione patriarcale
della RFT, le donne della RDT sono i 2/3 di tutti i disoccupati.
Vengono trattate secondo criteri strettamente sessisti. Sono stati abrogati
tutti i diritti e le leggi progressiste della RDT sulla parità,
tutte le strutture sociali, le prestazioni assistenziali sono state ridotte
al livello della RFT.
Viene limitata la decisione sull'interruzione della gravidanza. Le donne
sono le prime ad essere licenziate. Esiste un divieto di professione di
fatto per le donne nei "lavori maschili". Il numero delle donne
nei settori qualificati diminuisce costantemente a favore dell'aumento
del numero delle donne nelle categorie a salario più basso.
I settori produttivi, come l'industria
tessile, nei quali erano impiegate principalmente le donne, sono stati
quasi completamente chiusi. Su 350.000 impiegati nell'industria tessile,
nel marzo 1992 ne erano rimasti solo 60.000.
La BASF che ha acquistato l'industria chimica di Schwarzenheide e espelle
brutalmente le donne dalla produzione. In generale le donne vengono licenziate
con maggior facilità.
Sotto l'oppressione dei nuovi padroni,
per non cedere e non tornare al focolare, anche per le donne della RDT
vale quanto segue: 40% di diminuzione delle nascite nel 1991, 50% nel
1992, un tasso di sterilizzazione enormemente alto e anche in donne molto
giovani.
E nonostante ciò: una sicurezza di vita indipendente è ancora
un orientamento di vita per le donne della RDT, nonostante le condizioni
catastrofiche.
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Situazione abitativa |
Dato che tutti lavoravano e c'erano molte abitazioni ad affitti bassi, nella RDT non c'erano senzatetto. Da decenni i canoni di affitto erano fissati dallo Stato e si aggiravano sul 2-3% del reddito medio. I nuovi conglomerati abitativi costruiti dallo Stato nelle vicinanze delle strutture produttive erano particolarmente ambìti per le buone condizioni abitative. C'erano anche tutte le strutture socialmente utili come le scuole, gli asili-nido, i supermercati, gli ambulatori, i ristoranti i centri giovanili ed altre strutture di servizio. Grazie alla vicinanza con il posto di lavoro la strada per andare in fabbrica era più breve e quindi anche meno pericolosa che nella RFT.
Alla fine del 1989 c'erano circa 7 milioni di abitazioni (6,7 milioni di nuclei familiari); di questi 2,1 milioni erano stati costruiti dopo il 1945; 1,3 milioni erano vecchie costruzioni risanate; 3,6 milioni erano state costruite prima del 1939, di queste 2,5 milioni prima del 1918. Questa statistica dimostra che nel settore dell'edilizia è stato fatto moltissimo, ma anche che la metà degli appartamenti era molto vecchio, in parte inabitabile, e quindi bisognoso di ristrutturazione. Nella RDT c'erano le condizioni sociali per migliorare le necessità abitative, nella RFT questa possibilità non esiste.
Nella RFT continua a calare il numero delle case popolari. Le case vecchie vengono trasformate in abitazioni di lusso e scompaiono così dal mercato popolare. Questo ha conseguenze catastrofiche per persone con un reddito basso e per le famiglie con bambini. Gli affitti sono esorbitanti e raggiungono spesso il 40% del reddito. La spazio abitativo è diventato un lusso per chi guadagna bene e per i ricchi. Non è in vista una soluzione del problema e neppure una sua attenuazione.
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Istruzione e formazione |
Nella RDT l'educazione, l'istruzione e
la formazione professionale erano organizzati a livello statale e formavano
un tutt'uno. I principi educativi e gli obiettivi educativi si compenetravano
fin dagli asili-nido.
Il principio base era rendere possibile ad un numero quanto più
ampio possibile di persone l'accesso ad una formazione teorica e pratica.
Tutti avevano il diritto e il dovere di conseguire una formazione professionale.
La parità di opportunità era stata realizzata mediante l'accesso gratuito a tutte le istituzioni e l'assistenza pedagogica durante il giorno. Questo consentiva non solo la qualificazione e la possibilità di lavorare per le madri, ma anche eliminava gli svantaggi causati dalla diversa provenienza sociale fino dalla scuola.
Un altro principio era l'apprendimento per tutta la vita, questo significava che ad ogni età le persone della RDT avevano la possibilità di approfondire gli studi.
Dalla metà degli anni '80 gli asili-nido erano gratuitamente a disposizione di TUTTI i bambini dalle 6 alle 19. Solo per i pranzi era necessario un contributo minimo. L'orario giornaliero era fissato secondo un progetto educativo statale. Responsabili erano gli enti territoriali o, nelle aziende più grandi, le aziende stesse. La scuola era per tutti il politecnico decennale ad indirizzo generale. Quasi tutti gli studenti mangiavano insieme in mensa e partecipavano alla conduzione della scuola: dalla prima alla quarta classe nel dopo-scuola, dalla quinta alla decima classe potevano partecipare a comunità lavorative extra-scolastiche scelte secondo gli interessi personali.
Al politecnico venivano insegnate materie non solo teoriche ma anche pratiche: dalla prima alla quarta classe lavoro meccanico e giardinaggio, dalla quinta alla decima classe disegno tecnico e approccio al modo di produzione socialista.
Il rapporto insegnanti-studenti era stato continuamente migliorato. Agli inizi degli anni '80 era 1:20 ed alla fine degli anni '80 avrebbe dovuto essere 1:10.
Per i soggetti handicappati esistevano strutture specializzate con annesse particolari strutture di formazione professionale, dove potevano, compatibilmente con il loro handicap, apprendere una professione.
Dopo la decima classe era disposto il passaggio
alle diverse scuole di formazione professionale a seconda del bisogno
sociale di operai specializzati, tecnici o scienziati. C'erano tre possibili
strade:
- un corso biennale con diploma di operaio specializzato che era seguito
dal 90% dei giovani. Il diploma era riconosciuto a livello internazionale
come altamente qualificato.
- il proseguimento della scuola superiore per altri due anni portava alla
maturità che era la condizione per entrare all'università.
Criterio di selezione era innanzitutto la capacità, in seconda
linea l'impegno sociale in un'associazione giovanile e in terza linea
valeva il principio che l'accesso alla maturità era regolato secondo
la struttura sociale della popolazione della regione. Così veniva
trasformato in realtà il principio socialista per cui la maggioranza
dei posti a scuola erano riservati ai figli della classe operaia. Questa
normativa presuppone una forte identificazione politica con un sistema
poiché questo significa anche che non tutti i figli delle élite
dirigenti accademiche, anche se questi si trovano nelle migliori condizioni,
vengono automaticamente ammessi a scuola.
- la terza possibilità era conseguire contemporaneamente in tre
anni maturità e diploma di specializzazione.
Il sistema scolastico della RDT era la base per l'alto livello industriale che la RDT aveva raggiunto. Le persone erano compartecipi di un sistema che gli dava un orientamento e un'ampia offerta di possibilità di studio teoriche e pratiche che permettevano di scoprire e sviluppare interessi personali.
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Mantenimento base |
Accanto ad un'istruzione accurata, un posto di lavoro garantito, una casa a basso costo, i bassi prezzi dei generi alimentari basilari facevano sì che le persone non soffrissero la miseria.
Nonostante questi incontestabili successi, esistevano anche dei problemi: la sicurezza sociale era diventata per molti qualcosa di ovvio. I prezzi dei beni di prima necessità erano mantenuti bassi grazie alle sovvenzioni statali, una buona istruzione e scarse contraddizioni sociali erano dati per scontati. Per contro i beni di consumo erano molto cari o addirittura introvabili, non reggevano al confronto con la diversità di modelli, il design e la qualità occidentali; le persone avevano sì abbastanza soldi, ma non potevano comprare quello che la televisione occidentale prometteva. Il significato che la maggior parte dei cittadini della RDT attribuiva alle possibilità consumistiche è da ricondurre alla continua influenza della televisione occidentale. E' chiaro che il contatto immediato con uno dei paesi più ricchi del mondo desta sogni consumistici che non potevano coincidere con la realtà della RDT.
D'altro lato il ruolo che il soddisfacimento dei bisogni consumistici aveva per i cittadini della RDT ha anche un altro motivo: la SED credeva che l'identificazione con gli ideali socialisti fosse raggiungibile se la popolazione aveva a disposizione sufficienti possibilità di consumo. La popolazione da anni era abituata ad una condizione che soddisfaceva le prime necessità a condizioni estremamente favorevoli, che assicurava il costante aumento del livello dei consumi e che si caratterizzava per un atteggiamento assistenziale dello Stato nei confronti del cittadino. La passività indotta dalla Stato e l'orientamento consumistico che per molto tempo avevano garantito la stabilità, mostravano i loro limiti. Le possibilità di consumo rimasero - in mancanza di altri punti di orientamento - una misura decisiva per la soddisfazione dei cittadini nel loro Stato.
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Contraddizioni |
I problemi economici con i quali la società della RDT doveva combattere, mostravano anche contraddizioni tra l'orientamento politico e le necessità economiche.
Le sovvenzioni statali erano il 20% del bilancio dello Stato. Gli affitti, le tariffe per l'energia elettrica e i trasporti, i generi alimentari erano sovvenzionati. L'abolizione delle sovvenzioni avrebbe colpito in modo tangibile grandi settori della popolazione, gli strati a reddito più basso, i pensionati e i single ed avrebbe inasprito le differenze sociali. L'abolizione delle sovvenzioni sarebbe stata economicamente giusta, ma politicamente sbagliata. Il partito manteneva il sistema delle sovvenzioni perché vedeva nel livellamento delle possibilità di vita una caratteristica essenziale del socialismo.
L'aumento della produttività sul lavoro era anche in contraddizione con le conquiste sociali del socialismo. Un lavoro e l'indispensabile per vivere erano garantiti a tutti indipendentemente dal loro rendimento.
Una tutela quasi assoluta dai licenziamenti, un orario di lavoro ridotto, una posizione forte degli operai all'interno delle imprese contrastavano con l'innalzamento degli obiettivi del piano. Non veniva colto il nesso tra la propria prestazione e il progresso della società, per quanto questo venisse propagandato dal Partito e dagli organi dello Stato a favore dell'assunzione di una responsabilità politica verso la società. Gli appelli a tutti i lavoratori, diretti a sostenere che più lavoro significava aumento degli approvvigionamenti, non avevano quasi nessun effetto in quanto tendevano ad un'iniziativa privata controllata dallo Stato, ma osteggiavano sempre un coinvolgimento realmente attivo.
Economia pianificata significava ancora che c'erano pochi prodotti inutili, minori rifiuti, che venivano sprecate meno risorse.
Come Stato industriale la RDT non poteva sottrarsi alla necessità di spingere per il progresso tecnologico; soprattutto nel settore della microelettronica dovettero essere impiegate forze enormi, perché la RDT non poteva avvalersi della possibilità degli scambi di tecnologie (come ad esempio la RFT che cooperava con il Giappone e con gli USA). La RDT era il paese industriale più sviluppato nel blocco dell'est e i suoi partner commerciali si muovevano ad un livello inferiore. Gli esperti dovevano formarsi da sé. I mezzi impiegati massicciamente in questo settore mancavano in altri settori.
La RDT, diversamente dall'occidente capitalistico,
non ha potuto contare sulle risorse derivanti dallo sfruttamento del Terzo
Mondo.
La RDT produceva in proprio il 60% di tutti i beni industriali prodotti
dal mercato mondiale, per continuare a restare indipendente dal mercato
mondiale strutturato in modo capitalistico. Questo enorme assortimento
di prodotti comprimeva la produttività perché i prodotti
potevano essere poco specializzati e potevano essere prodotti solo in
serie limitata.
La decisione di produrre quasi tutto in proprio - in un'economia popolare di 17 milioni di persone - così come gli ingenti investimenti nel settore della microelettronica - portarono a delle strettoie nella preparazione dei materiali per il processo produttivo e nell'approvvigionamento di materiali per la popolazione contribuendo all'insoddisfazione e all'indifferenza dei produttori sia nelle aziende che nella vita quotidiana.
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II. SOVRAPPOSIZIONI |
La costruzione dell'ordinamento sociale nella RDT era strutturato in modo tale da trovare delle soluzioni sociali per le sacche di povertà ereditate dalla Repubblica di Weimar. Le tematiche poste dal movimento operaio prima del 1933 diventarono il filo conduttore: nessuna disoccupazione, case, servizio sanitario statale, istruzione inferiore e superiore gratuita.
Il gruppo dirigente della RDT tornò
dall'Unione Sovietica e mise in pratica quello che aveva imparato prima
dell'esilio dalla base del movimento operaio. Ma ritornò anche
con una formazione che aveva superato, ignorato oppure sopportato la riduzione
stalinista del pensiero comunista.
Anche a partire da questo, la prospettiva di un'attività e di una
partecipazione degli uomini nella società in modo polivalente rimaneva
seppellita.
Però la RDT non era affatto solo
un progetto degli esuli comunisti a Mosca. Dopo il 1945 militarismo, razzismo,
fascismo e guerra erano stati messi direttamente in relazione con l'ordinamento
sociale, nel quale i baroni dell'acciaio e del carbone (Siemens e IG-Farben)
avevano posizioni centrali e di comando.
Le richieste di espropriare il grande capitale e la grande proprietà
terriera, di pianificare la produzione e di affermare una giustizia sociale
diventavano sempre più forti in ogni settore sociale.
Nelle prime elezioni dei consigli di fabbrica nella zona della Ruhr i candidati del KPD (Partito Comunista Tedesco) ottennero più del 50% dei seggi. Nel settore delle miniere i seggi delle elezioni dei consigli di fabbrica del 1946 vennero assegnati nel seguente modo: KPD: 666; SPD (socialisti): 632; CDU (cristiano-democratici): 240; senza partito: 169.
Nel giugno del 1946, in un referendum in
Sassonia, il 77,7% aveva votato per la socializzazione dei monopoli e
delle aziende che erano di proprietà di attivisti nazionalsocialisti
e criminali di guerra. La stessa richiesta nel dicembre del 1946 nell'Hessen
era stata approvata con il 71% dei voti.
Questo fa parte della base storica del tentativo di costruire una società
non-capitalistica in suolo tedesco.
Il risentimento a livello emotivo contro la classe dirigente capitalistica tedesca e contro le altre élite tedesche che avevano governato durante due grandi guerre con un'imparagonabile scia di sangue, non era però un movimento socialista politicamente e moralmente qualificato e di ampio respiro.
Il numero di coloro che avrebbero potuto essere il motore della costruzione socialista era basso. Dovevano affrontare anche il compito di conquistare ad una prospettiva socialista che avrebbe cambiato profondamente gli esseri umani quello che fino ad allora era stato il popolo del nazionalsocialismo. Inizi di avvicinamento e una corresponsabilità offensiva delle masse tedesche che hanno trasformato il regime nazista in un problema sociale, hanno respinto sempre di più il seguente modello di scambio di cooperazione: approccio delicato con la maggioranza che si voleva conquistare, gli ex cittadini del Reich, che avevano involontariamente cambiato vita nel 1945 seguendo il nuovo ordine socialista. Quando questa cooperazione è diventata un risarcimento volontario, è stata la migliore cosa che potesse uscire da un passato cattivo. Quando invece non faceva che perpetuare dei semplici meccanismi di adattamento, senza rivestirlo di nuovi contenuti, allora il risultato era contraddittorio: la direzione verso l'estero - irrinunciabile nella Germania del dopo-fascismo - non produceva automaticamente una disponibilità al cambiamento per un nuovo esperimento sociale. Concreti risultati positivi della RDT hanno tolto in parte il terreno ad un rifiuto a priori del socialismo, hanno fornito le basi per un accordo con il nuovo ordine. I dubbi latenti non vennero superati subito completamente. Formarono una base costante per un'erosione interna del socialismo realizzato istituzionalmente.
Le condizioni che facevano da cornice, nelle quali nella RDT erano state costruite le strutture socialiste erano inizialmente condizionate dal fatto che la Germania occidentale doveva pagare i danni di guerra all'Unione Sovietica. Questo non derivava da obiettivi imperialistici, bensì dallo stato di bisogno materiale di uno Stato distrutto dalla guerra. Ancora prima della domanda di quale sia la misura per il "successo" di un'economia e di una società, è un dato di fatto inconfutabile che la società della RDT fosse oberata in modo molto più pesante di quella della RFT con le riparazioni di guerra.
Sulla scia della guerra fredda poi, la
RDT doveva fungere da Stato parziale della cintura di sicurezza sovietica.
L'assegnazione al campo socialista e la sicurezza diventarono un compito
primario.
Infine la RDT diventò uno Stato-fronte nella guerra fredda.
Con il piano Marshall venne introdotto uno sviluppo fortemente industriale
per la RFT, che avrebbe dovuto consentire un gioco di distribuzione socialpolitico.
Questo sviluppo era altresì inteso come arma stabile contro lo
Stato confinante al di là della cortina di ferro.
La RDT è stata obbligata al confronto con un secondo Stato tedesco che presentava una crescita, una tecnologia ed un successo sul mercato mondiale basandosi su una struttura industriale immensamente più ampia e che poteva quindi facilmente conquistare, tramite lo sbandieramento di possibilità di consumo, l'adesione alla schiera dei dominatori internazionali.
Per la RDT non valevano altri confronti,
come ad esempio con la capitalistica Irlanda, che aveva ed ha una struttura
industriale simile alla RDT.
Da sempre si può distribuire solo quello che si ha prodotto. Se
si paragonasse il modo con cui l'Irlanda e la RDT distribuiscono quello
che producono, allora la valutazione sarebbe chiaramente a favore della
RDT.
La sottrazione di forza lavoro qualificata era un grave problema per l'economia
della RDT. Dopo la costruzione del muro nel 1961 la RFT attingeva sempre
più spesso ai cosiddetti "Gastarbeiter" per il suo fabbisogno
di forza-lavoro.
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III. ANTIRAZZISMO E ANTIFASCISMO: COMPONENTI DELLA SOCIETA' DELLA RDT? |
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L'antisemitismo e il razzismo sono componenti
dell'ideologia fascista che continuano ad esistere anche dove la morsa
fascista è stata distrutta.
Salta agli occhi che la direzione della RDT non ha mai avviato nella società
una campagna offensiva contro l'antisemitismo, il razzismo e l'odio verso
lo straniero.
In un dibattito sulla storiografia rispetto all'antisemitismo e allo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti (portato avanti da numerosi storici della RDT, e pubblicato da Konkret nr. 5 e 9 del 11/92 e 3/93), Kurt Pätzold afferma: "Gli storici della RDT non hanno compiuto uno studio completo che avrebbe mostrato come milioni di persone sono state aizzate contro gli ebrei, oppure, e questo vale per la maggior parte del popolo, erano completamente indifferenti al loro destino o si comportavano in modo passivo per inerzia mentale, o anche perché "almeno in parte lo consideravano giustificato".
E ancora, sui motivi dell'inesistenza di questo studio:
"Questo dipendeva comunque indirettamente dall'atteggiamento verso le questioni interne della direzione del Partito e dello Stato dell'appena costituita RDT, che si stava formando sugli iniziali cambiamenti socioeconomici e che poi si rafforzò con la Guerra Fredda.
Per la RDT la partecipazione alla costruzione di una società alternativa era la migliore, e unica, forma di risarcimento per la persecuzione nazista e per le sue conseguenze e che la propria biografia dei tempi del nazismo era superata.
La storiografia della RDT si interessava dell'intreccio dei rapporti tra teoria e pratica dell'antisemitismo e gli interessi delle grandi società di capitali e il ruolo della grande borghesia ai diversi livelli della persecuzione degli ebrei iniziando dall'arianizzazione dei membri del consiglio di sorveglianza e della direzione, fino all'arianizzazione delle proprietà ebraiche dalle banche alle imprese industriali ed infine nello stesso processo di annientamento di massa".
Quanto meno la storiografia e la pubblicistica della RFT hanno accettato i risultati dei gruppi di investigazione e di inchiesta USA che avevano studiato il ruolo delle società di capitali non ebraiche nel business dell'arianizzazione, e quanto più si estendeva l'ignoranza delle affermazioni del Tribunale di Norimberga, e tanto più gli storici della RDT si sentivano in dovere di scoprire nuovi fatti e di fare in modo che vecchi fatti non venissero dimenticati".
Jürgen Kuczinsky, in uno dei dibattiti
pubblicati da Konkret, dice che dal 1950 non ci sarebbe stato nella RDT
nessun segno concreto di antisemitismo, e comunque non all'interno della
direzione del Partito e dello Stato.
Addossa la responsabilità alla direzione del KPDSU per le aggressioni
antisemite nella politica della RDT, delle quali lui stesso è stato
una vittima.
Invece il rapporto biografico di Eschwege, che è stato pubblicato
dopo la caduta del muro, è in contraddizione con queste affermazioni
(Eschwege: "Straniero tra i miei simili").
Olaf Groehler riassume la situazione e i dubbi aperti come segue:
"La politica interna della RDT era lungi dall'essere antisemita, salvo la vistosa eccezione degli anni dal 1950 al 1953, che era nell'aria fin dal 1948, quando su pressione della SMAD (Amministrazione Militare Sovietica della Germania), vennero sostituiti i funzionari ebrei nella SBZ e vennero decise limitazioni di soggiorno per gli immigrati occidentali ebraici, e dal novembre 1949 ebbero luogo delle verifiche sui compagni, nelle quali si indagava anche sulla provenienza ebraica. Oggi è ancora controversa solamente la questione di quanto forte fosse la dipendenza in questo settore della SBZ/RDT dall'Unione Sovietica di Stalin, quali sbagli sono stati indotti e quali invece sono il frutto di valutazioni proprie"
(Konkret, 3/93).
Per chi aveva il potere decisionale politico la protezione delle minoranze e la richiesta della solidarietà internazionale erano una chiara componente del programma sociale; ma a ciò non fecero seguito iniziative sociali indipendenti, che cercassero di combattere il razzismo e l'antisemitismo in ogni radicamento ed espressione.
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Stranieri/e nella RDT |
La RDT non era una paese dai confini aperti,
però non si può valutare la componente minima di stranieri/e
rispetto alla popolazione totale come l'espressione di un ordinamento
statale e sociale razzista. Si deve trarre la conclusione che l'economia
strutturata in modo non capitalistico organizzava diversamente il reclutamento
della forza lavoro.
La RDT, secondo le idee socialiste, ha tentato di qualificare nella società
tutti gli esseri umani allo stesso modo e di garantire lavoro a tutti.
Bisognava evitare l'arruolamento di schiavi salariati dall'estero.
Per coprire il fabbisogno di forza lavoro
naturalmente anche la RDT ha occupato lavoratori/trici sotto contratto.
Però l'assunzione di stranieri/e o la migrazione di forza lavoro
tra Stati aveva importanti differenze dall'"occupazione degli schiavi
salariati" dell'Europa occidentale.
Gli immigrati nella RDT venivano assunti quasi esclusivamente non individualmente,
bensì collettivamente sulla base di Trattati tra i vari Stati.
I contratti statali regolavano spesso dettagliatamente le condizioni del
trattamento dei lavoratori/trici.
Si possono distinguere le seguenti varianti
della forma di trattamento:
- l'utilizzo di forza lavoro straniera collegata ad accordi circa l'istruzione
e la specializzazione professionale
- muratori e tecnici su incarico delle loro aziende di provenienza
- pendolari solo per distanze ravvicinate
- lavoratori stagionali nel settore non industriale
- scambio di tecnici e specialisti.
La maggior parte dei lavoratori/trici sotto contratto era giunto negli anni '80 dal Vietnam, essi erano assunti per quattro o cinque anni nella RDT.
Negli ultimi tempi era sempre più difficile venire incontro alla richiesta di istruzione e di specializzazione. La maggior parte dei vietnamiti era occupato nel settore tessile ed elettronico e questo non corrispondeva necessariamente ai loro interessi di qualificazione, anzi era piuttosto un aspetto di sprezzo o anche semplicemente il pregiudizio razzista che "i piccoli delicati asiatici" avevano "le dita così agili".
Il salario era lo stesso dei colleghi tedeschi,
i dettagli rispetto alle tasse, alle assicurazioni sociali ecc. erano
sempre regolati dai contratti statali.
Gli immigrati erano alloggiati principalmente in unità abitative
aziendali, vivevano spesso isolati dal resto della popolazione. Gli alloggi
erano stretti, spesso controllati e regolamentati da portieri.
L'assistenza agli stranieri/e, sia dal punto di vista organizzativo che
sociale, era affidata alle aziende. In ultima analisi il livello di integrazione
nella coesistenza dipendeva dall'impegno e dall'organizzazione delle aziende,
perché le aziende avevano un'importanza centrale nella struttura
sociale della RDT.
Quanto più aumentava la pressione economica nella società della RDT, e quanto più si sentiva la mancanza di merci, tanto più fasce sempre più ampie della popolazione si infervoravano contro "gli stranieri/e", in particolare contro i Polacchi e i Vietnamiti, che "si compravano tutto". L'aumento dell'inimicizia verso lo straniero è stato individuato e tematizzato inizialmente da settori della chiesa.
Quando nel 1987/88 nella RDT gruppi violenti di skinheads di destra, hanno iniziato sempre più spesso ad aggredire brutalmente gruppi religiosi, stranieri e minoranze c'è stato un atteggiamento rigido da parte dello Stato contro questa tendenza, ma non una campagna massiccia contro il razzismo.
E' difficile valutare quanto abbiano contribuito le innumerevoli attività e progetti di solidarietà internazionale ad un radicamento di un orientamento non razzista, cioè allo smantellamento del modello razzista che derivava da un passato lungo secoli.
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Denazificazione |
Già nella denazificazione, affrontata precocemente, era stata dichiarata guerra ad importanti pilastri del razzismo e del fascismo.
La denazificazione aveva vari aspetti e
varie tappe.
Fino al 1948 erano state licenziate più di mezzo milione di persone
dall'amministrazione della scuola, della giustizia, dell'economia e da
tutti gli altri settori pubblici.
In via di principio non era consentito né all'università,
né agli asili nido di assumere ex membri del Partito Nazionalsocialista
(NSDAP) oppure membri dirigenti delle sue diramazioni.
Per garantire la funzionalità delle
strutture pubbliche si dispose in seguito che in nessuna scuola il numero
dei maestri che erano appartenuti al NSDAP poteva superare il 10%.
Anche se molti nazisti si erano trasferiti in occidente, circa 25.000
criminali nazisti erano stati condannati da Tribunali militari sovietici
e da Tribunali della RDT, rispetto ai 14.000 condannati nella RFT (dove
invece erano molto più numerosi).
Inoltre il riconoscere l'antifascismo e il contribuire alla costruzione della nuova società venivano considerati come una prova credibile di allontanamento dal nazionalsocialismo, così anche nella RDT non sono mancati gli esempi di funzionari nazisti riciclati che hanno imparato con destrezza ad orientarsi vantaggiosamente negli apparati che si stavano costituendo e nelle professioni dove mancava personale. A ciò si è aggiunto il fatto che non è mai stato sollevato seriamente il problema del massiccio allontanamento dei nazisti dalle istituzioni statali.
La denazificazione aveva a sua volta fatali
conseguenze: per occupare gli uffici pubblici con persone affidate, vennero
assunti vecchi membri del KPD, togliendoli dalle fabbriche, e vecchi nazisti
vennero assunti in prova nella produzione.
Ciò ha a sua volta influenzato negativamente la costruzione delle
imprese socialiste.
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Antifascismo |
A partire dall'espropriazione, dalla punizione
e dalla lotta ai personaggi e ai funzionari nazisti, l'antifascismo è
stato posto come un valore sociale positivo nella RDT. Era un compito
ed un dovere delle istituzioni sociali.
Già nel giugno del 1946 le truppe di occupazione sovietiche avevano
espropriato i beni dei criminali nazisti e di guerra per colpire i profitti
e le élite dei funzionari del dominio nazista. Vennero vietate
le organizzazioni della destra radicale e la loro stampa. Nelle scuole
l'antifascismo era uno dei temi centrali.
La storia della resistenza antifascista veniva trasmessa in varie forme: rappresentazioni in tutti i settori sociali, la pubblicazione di numerose biografie ed altri scritti e la costruzione di più di 4000 monumenti e lapidi di commemorazione.
Kurt Pätzold, professore di storia
all'Università Humboldt di Berlino, ricorda (Konkret 11/92) che
gli intendenti e i registi teatrali, i produttori di film e gli scrittori,
per tutta la durata dell'esistenza della RDT, si sentivano obbligati a
tematizzare l'educazione antifascista.
Attribuisce soprattutto anche alle loro opere, note anche oltre i confini
statali, il fatto che, grazie alla formalizzazione e alla ritualizzazione
di un antifascismo di Stato, si fosse formato un atteggiamento ben radicato
del "Mai più fascismo" che cercava e trovava espressione.
Che l'educazione antifascista prosperasse tra i giovani è comprovato da studi sulla conoscenza della storia tra i giovani della RDT. L'"antifascismo coerente della RDT" rappresentava per molti giovani una importante fonte di identificazione con il proprio paese. Ad esempio un sondaggio del marzo 1989 ha rilevato che il 61% delle persone considerava l'antifascismo coerente come un motivo di identificazione con la RDT. Questa consapevolezza politica rappresentava per molti una caratteristica fondamentale di identificazione con la società della RDT.
Per questo, parte dell'educazione antifascista
è rimasta ancorata nella coscienza delle persone.
A riprova di ciò sta il fatto che un recente sondaggio ha rilevato
che molti più cittadini della RDT, rispetto a quelli della RFT
(77% contro 61%), condanna la violenza della destra radicale.
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Crisi dell'antifascismo: crisi delle strutture della RDT |
La formazione del pensiero socialista e dei principi socialisti dovette inizialmente avvenire anche con il metodo della direzione esterna. Quello verso cui si tendeva veniva contrassegnato da semplici valutazioni 'buono-cattivo'. Queste manovre degli scambi degli anni di passaggio rimasero in vigore. Si formò però anche sempre di più una realtà di due mondi in contrasto tra loro: quello delle comunicazioni ufficiali-dichiarazioni per slogan da un lato, e dall'altro quello della vita reale, delle esperienze personali e delle aspettative.
L'impostazione della società aveva scalzato il sistema dei propri valori e dei propri obiettivi senza i quali non può essere piantato alcun palo contro le false promesse consumistiche del capitalismo e contro la logica del proprio vantaggio personale.
La RDT è crollata nel 1989 anche a causa dell'erosione dei suoi stessi meccanismi di integrazione che avevano permesso l'impostazione della società e le prime forme organizzative che avrebbero creato il nuovo ordine in una situazione in cui ampi settori erano contrari ed esitavano.
Negli anni '80 la società della RDT aveva perso la capacità di sviluppare nuove soluzioni. L'impostazione originaria della società continuava ad offrire una sicurezza di vita in forme diverse: molti riconoscono solo oggi la portata di questa base fondamentale. Chi era cresciuto nella RDT non riusciva più a trovare in soluzioni della questione sociale risalenti al tempo di Weimar, una risposta soddisfacente alla propria ricerca di un orientamento per la vita individuale e comunitaria. Nel semplice mantenimento di un bastione contro l'imperialismo e contro il capitalismo si perse la coscienza della necessità di produrre una trasformazione sociale del mondo e delle esperienze. Se questa non si verifica allora si formano necessariamente delle controtendenze che sono la reazione al rifiuto della società.
Sia che si tratti dell'idiozia della privatizzazione che è sempre un terreno fertile per l'ideologia piccolo-borghese, sia che si tratti della ripresa di simboli e segnali banditi dalla società. In questo senso il piccolo movimento degli Skinheads che esisteva nella RDT era il precursore della crisi del sistema.
Neppure l'antifascismo della RDT riusciva a bloccare l'erosione della consapevolezza socialista nei giovani. Nella seconda metà degli anni '80 si evidenziò una distanza sempre maggiore dalla politica della SED, l'aumento della depoliticizzazione e un progressivo avvicinamento alla RFT.
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I neonazisti nella RDT |
Nella RDT esistevano dei segmenti neonazisti e di estrema destra. Nell'agonia della società della RDT, a partire dalla metà degli anni '80, uscirono attivamente ed aggressivamente allo scoperto. Mentre fino al 1984/85 il potenziale di estrema destra si espresse quasi esclusivamente nelle sottoculture (nazipunk, skinheads, hooligan), dal 1986 è iniziata una strutturazione politica del movimento. "Studiano" materiali e documenti fascisti e si fanno spedire dall'occidente videogames antisemiti e nazisti.
L'aumento degli episodi di violenza ad opera dei gruppi della destra ha indotto la RDT ad arrestare 400 persone tra il gennaio del 1988 e l'ottobre del 1989.
L'apertura dei confini ha portato ad un'invasione di radicali di destra dalla Germania occidentale. Tutte le organizzazioni della destra occidentale hanno cercato immediatamente di mettere piede nella RDT, di costruire strutture e di attirare i gruppi che già esistevano o gli skinheads nelle loro organizzazioni.
Quando lo slogan "noi siamo il popolo" è stato trasformato nello slogan "noi siamo un popolo", la destra è riuscita in parte a capeggiare anche le manifestazioni del lunedì. Non pochi di quelli che in seguito all'amnistia erano usciti dalle prigioni della RDT indossavano erano già pronti per saltare nei nuovi tempi e nei nuovi movimenti.
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Settori di affluenza della destra alla fine della RDT |
Dopo l'annessione era inevitabile una brutale disillusione: il massiccio ritiro dell'orientamento sociale in vigore fino ad allora, l'improvvisa perdita di una prospettiva di vita sicura, la svalutazione degli ambiti di vita che fino ad allora avevano avuto valore, la capitalizzazione selvaggia di tutti i settori di vita portano gli individui, a causa del "bagno acido della concorrenza", nell'isolamento di una società non solidale.
Le vecchie strutture di regole e di valori sono crollate, si sono perdute la sicurezza e la certezza dei rapporti, la "benedizione" dell'economia di mercato si è dimostrata per molti una truffa, il capitalismo alla fine si è dimostrato essere proprio quello che avevano studiato nella teoria.
La mancanza di orientamento unita ad un declassamento sociale ed economico che costringe di fatto ad una lotta per la sopravvivenza individuale, offre sufficienti strutture psicologiche per accettare la soluzione socialdarwinistica fissata dal capitalismo, alla quale si possono facilmente frammischiare forme di orientamento neofasciste.
Se l'antifascismo era collegato, quale fattore di identificazione con la RDT, con strutture reali, che escludevano una visione del mondo repressiva e piccolo borghese, tutto questo però non è servito, dopo il crollo delle strutture della RDT, da chiaro orientamento della popolazione.
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IV. NECESSITÀ E RIVOLUZIONE MANCATA |
Nel 1945 le persone che vivevano in Germania si trovavano davanti i 60 milioni di morti della Seconda guerra mondiale, le montagne di cadaveri assassinati dal lavoro, dalla tortura e dal gas. Si trovavano davanti a cumuli di macerie della Germania, dovevano affrontare il freddo e la fame.
Loro stessi erano devastati moralmente,
deformati dall'educazione, dalla guerra e dalla propaganda e segnati dalla
partecipazione, o comunque dalla mancanza di opposizione, a crimini indicibili.
Se si voleva ricominciare da capo, era la minoranza degli antifascisti
che doveva prendere in mano la situazione: mettere in moto processi sociali
ed assumere funzioni direttive sociali e politiche.
Nel 1945 era necessaria una dittatura nell'istruzione: il divieto di tutte le organizzazioni e della propaganda nazista e il controllo dell'accesso alle funzioni di istruzione e di educazione era indispensabile.
Il cambiamento nella RDT partì dalla
lotta contro le strutture fasciste e contro la propaganda fascista:
- espropriazione
- ridistribuzione
- produzione secondo i canoni marxisti.
Ogni imposizione di strutture sociali tendeva all'affermazione del governo di molti. Questa affermazione può verificarsi, per il progetto di una società socialista, solo tramite il processo di un rivoluzionamento progressivo dei rapporti sociali. Il suo obiettivo è lo sviluppo delle possibilità di co-formazione degli esseri umani nei confronti della propria realtà sociale.
Lo stesso settore dell'imposizione delle nuove regole e della dittatura dell'istruzione deve essere determinata dall'obiettivo: ogni necessità repressiva deve essere accuratamente motivata; le motivazioni devono avere validità anche in futuro ed essere indirizzate alla popolazione come futura co-formazione. Anche l'imposta cooperazione di massa ha bisogno di spiegazioni vere e coraggiose: il parlamentarismo con i brogli elettorali rendono le menzogne e la codardia una componente del sistema politico.
Senza il coraggio della contraddizione, di quello che si vede con i propri occhi, e senza il coraggio della verità non è possibile avviarsi sulla strada dello sviluppo di rapporti socialisti tra gli esseri umani.
L'esperienza e il pericolo della controrivoluzione impongono alla società socialista la massima attenzione. Nella lotta alla controrivoluzione si devono progressivamente consolidare i valori socialisti. Limitarsi alla creazione di rapporti di adesione non prepara il terreno per il progresso socialista.
Quando la scoperta dei covi della controrivoluzione fa in modo che i/le comunisti/e con opinioni differenti finiscano sotto gli ingranaggi della repressione, la normale attenzione verso il pericoloso soffocamento delle necessarie spiegazioni passa attraverso una strada più ampia. Le insurrezioni di Berlino est nel 1953 e quelle del 1956 in Ungheria e in Polonia hanno creato il pretesto per inasprire la repressione anche contro i dissidenti di sinistra. Realmente però il pericolo incombeva da destra e contro questo si sarebbe dovuto mobilizzare tutte le forze di sinistra, dato che l'occidente faceva di tutto per destabilizzare gli Stati socialisti. La creazione di pace ed ordine ovunque dà solo momentaneo respiro, perché in realtà riduce la base dell'ordine sociale.
E' una verità del percorso socialista che la società socialista non potrà mai concorrere con il capitalismo per quanto riguarda il livello delle possibilità di consumo; tra l'altro perché la società socialista si dà altre priorità e perché indirizza le condizioni della produzione non solo ai risultati, ma ai diritti degli esseri umani in quanto produttori: non può e non deve essere raggiunta la stessa brutalità nello sfruttamento dell'uomo e della natura. Un alto livello di vita non è affatto estraneo al socialismo.
Deve essere profondamente radicata la prospettiva di un percorso socialista con proprie strutture e valori; l'annuncio, alla fine del 27 piano quinquennale, di "superare l'occidente" è stato uno sbaglio che continua a vendicarsi.
Solo una realtà, fondata anche moralmente
sul socialismo, può resistere alle promesse e alle tentazioni del
meccanismo della concorrenza occidentale di potere ottenere dei vantaggi
per sé stessi anche a spese degli altri.
Gli attivisti e i dirigenti della costruzione socialista devono quindi
conquistarsi credito negli esseri umani mediante la loro forza di convincimento
personale e il loro esempio.
Nella RDT è notevole quello che è stato raggiunto nonostante
la mancanza di rivoluzione.
Soprattutto la RDT ha dimostrato che contro le regole dello sfruttamento capitalistico possono essere realizzate effettivamente altre strutture sociali che avevano creato nelle stesse forme distorte della RDT la premessa e la possibilità per una vita umana. Per quanto l'antifascismo della RDT potesse essere ritualizzato, era pur sempre una sicurezza di vita per gli stranieri/e che vivevano nel paese, per gli ebrei, che adesso devono accontentarsi di un antifascismo non imposto legalmente e che nasconde un'unico fatto: una minaccia permanente.
"Naturalmente ho fatto l'esperienza che la RDT era ancora molto distante dalla realizzazione dei propri ideali sociali. Ciononostante rimane per me la parte migliore della Germania, più umana, più sociale, più giusta, più collettiva, più orientata verso gli ideali degli esseri umani che verso la legge dei lupi"
(Inge Viett nella sua lettera di addio al Collettivo operaio di Magdenburg nel 1990 dopo l'arresto).
Che il socialismo sia finito nella RDT, che sia stato annientato il modello delle strutture non capitalistiche, è stata una catastrofe che ha creato le basi per la barbarie dello sfruttamento e dell'imperialismo.
La controrivoluzione ha utilizzato tutto il suo arsenale, eccetto l'intervento militare, per far cadere il socialismo. I processi contro le persone che avevano portato l'ordine sociale nella RDT sono una messa in scena servile che vuole dichiarare il socialismo un crimine e alla lunga distruggere ogni sviluppo antimperialista e antifascista.
Marzo 1993
Arbeitskreis RDT
(Collettivi operai della RDT)
c/o Kommunistische Hilfe
Werderstr. 8, 6200 Wiesbaden