CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE N.9

UNA LETTERA DI MAURIZIO FERRARI

Leggo nell'articolo di A. Cipriani titolato Porte aperte per alcuni, chiuse per altri. Perché? (su L'Unità del 22/1/93):

"...E non uscirà, forse mai, neanche un brigatista del gruppo storico come P.M. Ferrari, che da quando fu arrestato, nella primavera del 1974, è "dimenticato" in un penitenziario. Un uomo che non è colpevole di alcun episodio di sangue, per di più malato..." (la parola dimenticato è posta tra virgole dal giornalista).

Condivido il detto "chi tace acconsente", posto che abbia la parola e la possibilità, come in parte ho anch'io, di esprimerla.

Non scrivo e rispondo ad A. Cipriani, che non mi conosce e che non conosco, mentre lui pare conosca e sentenzi su tutto ciò che scrive: una frase presa ad esempio nell'articolo, quella che dice: "... gli uomini che hanno portato l'attacco al cuore dello Stato, che hanno sparato in via Fani, come ... " e giù nomi e cognomi, mi convince a tenermi lontano dal vostro giornalista.

Distanza che è corrispondente a quella che ho per L'Unità, giornale che ha sempre trattato le organizzazioni rivoluzionarie, le Brigate Rosse ed i suoi militanti, me compreso, con superficialità, idee precostituite, dileggio, strumentalità; li ha denunciati, ha collaborato a metterli in carcere. Insomma un rapporto chiaro, quello fra nemici, se pure posti nei rispettivi fronti di classe su linee non corrispondenti.

Un rapporto che il giornale, nell'articolo in parola, riconferma: nel voler attribuire, differenziare, personalizzare l'essere sociale e collettivo della nostra organizzazione; nel volere attribuire segnanti rapporti con istituzioni statali.

Lo scopo è quello di delegittimare con l'inquinamento della memoria delle Brigate Rosse, la possibilità che il proletariato torni ad armarsi ed organizzarsi per costruire una società ben altra da questa presente, capitalista ed imperialista.

Infine non sono dimenticato né fra virgolette né senza, ossia, non dalle compagne e dai compagni, dai proletari coi quali sto molto bene; né, purtroppo, dallo Stato e dai suoi organi, coi quali, purtroppo e da anni, sta L'Unità.

Ultimo, sono sano; non sono malato.

Maurizio Ferrari

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