PROCESSO POLITICO A ZURIGO
La Corte Distrettuale di Zurigo giudicherà il 12.1.'93 (il processo è tuttora in corso - ndt.) la compagna A. (da 17 anni militante del KGI-Zurigo) ed il compagno B, appartenente al movimento. Entrambi sono accusati di aver partecipato nel 1991 al blocco militante della Borsa di Zurigo per protestare contro l'invasione imperialista nel Golfo Persico. Nella seguente intervista, A. spiega qual è il vero significato di questo processo, quali le diverse imputazioni, e dà una valutazione sul contesto politico in cui il processo è stato imbastito. Per informare le compagne ed i compagni all'estero sui 'retroscena' di questo processo, vogliamo aggiungere che A. non nasconde ma difende con determinazione le sue posizioni politiche. Lei é comunista. La sua lotta, il suo impegno per una società senza sfruttamento si svolge a livello collettivo e sotto gli occhi di tutti e ciò da molti anni. Agli occhi della polizia politica A. è una perenne spina nel fianco. Il KGI, fondato nel 1975, era un "Comitato Contro la detenzione in Isolamento" ed i suoi militanti lavoravano prevalentemente nel campo della repressione; con gli anni, analizzando ed approfondendo molte altre tematiche inerenti alle contraddizioni che derivano dal sistema capitalista, si sono trasformati in militanti con una precisa posizione e prassi politica. Il 9. 1. parte della "piazza" ha risposto, contro la repressione e contro il processo, con una manifestazione imponente. La "Neue Zuricher Zeitung" riporta gli eventi solo in data 12. 1. , dedicandovi però molto spazio (anche per le fotografie) sotto il titolo: "Tafferugli e attacchi massicci contro la polizia - manifestazione non autorizzata contro la 'repressione' a Zurigo. " La parole d'ordine dei (secondo la NZZ) più di 400 "facinorosi" era: "Sfruttamento richiede repressione. Organizziamoci per una società senza classi e senza strutture patriarcali. " Il simbolo: la stella rossa, riprodotta anche sugli scudi di cui i manifestanti si erano muniti. Contro la "Caserma della Polizia" (in cui si trova una delle carceri più famigerate della Svizzera ) volavano pietre. La polizia rispondeva con gas lacrimogeni, manganelli ed idranti. I dimostranti si disperdevano e si riorganizzavano, erigendo barricate, continuando con il volantinaggio e riempendo le mura con slogans. La NZZ parla di "caccia" ai manifestanti. La preda: 14 persone arrestate. K.: All'inizio dell'anno comincerà un procedimento giudiziario contro di te. Un secondo procedimento che riguarda la manifestazione del I° Maggio '92 è attualmente pendente presso la Procura Distrettuale. Due aspetti mi interessano. Uno: negli ultimi tempi vi siete occupati intensamente della Protezione dello Stato e della sua ristrutturazione. Perché questo interesse? Due: vorrei sapere qualche cosa di più in merito al procedimento, alla sua dimensione in relazione alla ristrutturazione della Protezione dello Stato. A.: Io penso che la questione della Protezione dello Stato debba interessarci da vicino - cioè: chi è, in che modo funziona, come si rapporta a noi, a quelle forze cioè che tentano di sviluppare in questo Stato una posizione politica. Lo Stato dispone del monopolio del potere e della violenza che cerca di difendere con tutti i mezzi possibili. Non c'è Stato capitalista che abbia rinunciato a questo suo monopolio. Penso che chi detiene il potere abbia sempre creato gli strumenti adatti per conservarlo. Devono cioè trovare lo strumento che possa tenere "sotto scacco" tutte quelle forze possono nascere dall'interno del sistema, nel quale non si vogliono integrare. G.: Potresti spiegarti un po' più precisamente? A.: I capitalisti sanno molto bene che il loro sistema produce una serie di problemi politici e sociali, vale a dire le contraddizioni inerenti al capitalismo (povertà, repressione, solitudine, per citare solo alcune). Queste contraddizioni sociali si esprimono in tensioni, quali scioperi nell'ambiente di lavoro o la formazione di movimenti (ad esempio quello dell' occupazione di case). Io penso che la coscienza che la borghesia ha delle contraddizioni che nascono dal suo sistema, l' ha portata a erigere una protezione, atta a proteggerla dalle conseguenze dall'esplosione di queste contraddizioni. Appunto: la Protezione dello Stato. Contrariamente alle forze socialdemocratiche del nostro paese, che avevano preteso a gran voce l'abolizione della Protezione dello Stato, sono del parere che questa richiesta sia del tutto errata, perché finché la borghesia possiede il monopolio del potere e della violenza, lo difenderà con tutti i mezzi. Infatti possiamo costatare come per lungo tempo lo Stato elvetico abbia risposto a queste tensioni sociali ed ai movimenti politici con politiche di integrazione, di pacificazione e con "soluzioni" di tipo materiale. Ma non dobbiamo abbandonarci ad illusioni: questo Stato è senz'altro in grado di rispondere alle lotte sociali con la repressione. G.: Cioè allorché la borghesia non ha più i mezzi per darci un pezzo della torta... A.: Quando non ha più i mezzi, finisce il periodo della politica d'integrazione. Mi sembra che a Zurigo si possa già vedere che non riescono più a superare i problemi socio-politici con i soli mezzi finanziari. L'esempio più lampante è la loro politica sulla droga. K.: Ma in una tale situazione lo Stato non solo si difende nel senso della parola "protezione", bensì va anche all'attacco. Credo che il procedimento che ti stanno imbastendo con le diverse imputazioni abbia il carattere di un attacco. A.: Infatti, ciò succede nel momento in cui la pacificazione oppure l'integrazione non funzionano più. Gli strateghi della Protezione dello Stato riflettono molto bene sulle situazioni nelle quali intervengono con determinati mezzi, e la questione della repressione si pone comunque. Può darsi che, ultimamente, in un certo senso siamo stati un po' "viziati" rispetto alle nostre compagne e compagni in Germania, in Italia ed in Francia, dove lo scontro con la repressione dello Stato è molto più massiccio che da noi. G.: State parlando di un processo che quindi ha a che fare con la giustizia. Cosa c'entra la Protezione dello Stato? A.: Penso che in questo procedimento si evidenzierà sul piano giudiziario, cioè sul piano della giustizia di classe, ciò che la Protezione dello Stato ha preparato. Così come penso che questo processo, come anche altri processi, siano programmati. Gli strateghi hanno una concezione. Sanno perché lo fanno in questo momento, sanno chi vogliono prendere dal mucchio, chi vogliono "costruire come caporione", mettere alla berlina; ma non basta, sanno anche come allontanarlo dalla piazza per un certo lasso di tempo, cioè mettendolo dietro le sbarre. K.: Ma sei solo accusata di qualche danneggiamento a cose, di partecipazione a manifestazioni. Imputazioni del genere in altre circostanze sono state "trattate" in modo molto più "tollerante". Come mai tanto accanimento? A.: Leggendo il mio atto d'accusa e guardando tutto ciò che i signori della Protezione dello Stato si sono inventati, si capisce benissimo di che si tratta: da un lato abbiamo una serie di accuse che riguardano la violazione della pace territoriale, atti di violenza e di minacce esercitate dall'insieme dei manifestanti, poi di violenza e minacce esercitate solo da me, l'imputazione di aver scritto slogans con lo spray e di aver incollato manifesti; tutte cose che facilmente possono essere criminalizzate. Ma d'altro lato, quando guardiamo il contenuto delle diverse imputazioni, vediamo che si tratta della questione dei detenuti politici (una delle imputazioni l'hanno messa in relazione con la campagna svoltasi durante lo sciopero della fame dei prigionieri del GRAPO e del PCEr), un'altra imputazione riguarda la campagna contro la Protezione dello Stato. Una campagna in cui noi abbiamo affermato che non lottiamo per l'abolizione della Protezione dello Stato ma per l'abolizione dello Stato, basandoci esattamente sul concetto che finché questo Stato esiste esisterà anche la Protezione dello Stato, ragion per cui la nostra energia deve essere canalizzata contro lo Stato e non contro gli sgherri che lo proteggono. Un'ulteriore imputazione che hanno scelto sotto l'aspetto del contenuto riguarda le manifestazioni del I° Maggio '91 e poi del 92. E questo contenuto tocca la questione della continuità della politica rivoluzionaria per il comunismo; oggi più che mai. In più vi è un'accusa in merito al blocco della Borsa di Zurigo durante la guerra imperialista nel Golfo Persico. Naturalmente, secondo la nostra valutazione, qui si tratta della questione della guerra imperialista e più in generale dell'internazionalismo. Insomma voglio dire: attaccano il contenuto politico e la persistenza con cui ciò viene portato avanti da molti anni, e poi concretizzano quest'attacco nell'aula della giustizia di classe. Da un lato vengono creati nuovi termini come ad esempio quello di "estremismo violento" e dall'altro lato l'attacco della Protezione dello Stato si materializza in fatti molto concreti come scrivere slogans con lo spray, attaccare manifesti, partecipare a manifestazioni, agli attacchi contro edifici, blocchi, scioperi ecc. Certamente si tratta di un mezzo classico usato dalla Protezione dello Stato e di cui dobbiamo essere consapevoli. La Protezione dello Stato crea i termini politici che le consentono di rafforzare il controllo e poi, quando consegna alla giustizia di classe il suo nemico, di colpo il tutto si trasforma nell'aspetto criminale. Esattamente nel senso che prediligono i socialdemocratici che sostengono: non occorre alcuna Protezione dello Stato; la polizia è sufficiente; si tratta di cose di ordinaria criminalità. G.: Questo significa praticamente che la Protezione dello Stato prepara l'accusa e decide il momento propizio in cui il mulino della giustizia macina la sua sentenza. A.: In questo momento posso solo parlare di me perché è la situazione che conosco meglio. Penso che da tempo si danno da fare per raccogliere materiale contro di me. Nel loro progetto hanno cercato diverse vie e mezzi per dare a noi del KGI, ma a me in modo specifico, una certa "configurazione". Durante il periodo in cui esisteva un forte movimento di lotta per le case, avevano falsificato dei volantini, firmandoli con il nostro nome, KGI, poi hanno messo in circolazione la cosiddetta lista dei "dieci top-estremisti", hanno inviato lettere di minacce, ecc. K.: Stai parlando del volantino anonimo in cui vengono denunciati nominalmente "dieci top-facinorosi" con i loro indirizzi e numeri delle loro targhe d'automobile? A.: Sì. E infatti questi volantini contenevano informazioni che con molta probabilità derivavano direttamente dalla polizia. In un'intervista alla "Wochenzeitung", un ex-funzionario dell'ufficio KK III (1) fece capire che queste liste d'osservazione venivano quasi sicuramente dalla polizia. Una parte dei dati usati farebbe supporre un alto grado d'informazione di cui solo la polizia poteva disporre. Lo stesso funzionario infine confermò che, durante gli ultimi anni, la Protezione dello Stato fece anche uso della falsificazione di volantini, allo scopo di creare disorientamento e insicurezza. G.: Ma perché, sul piano giudiziario, vanno all'attacco proprio in questo momento &endash; non prima e non più tardi? A.: Dobbiamo considerare diversi aspetti. Dobbiamo tener presente che le forze socialdemocratiche, ma anche fasce della borghesia avevano messo in questione la Protezione dello Stato e le sue trame oscure. Era scoppiato lo scandalo delle schedature/"fiches" (Scheda B). Sempre più voci, provenienti dagli ambienti della sinistra e dalle forze socialdemocratiche, pretendevano 1'abolizione della Protezione dello Stato. Le hanno tolto qualsiasi legittimazione, dimostrando quanto lavorasse male, quanto fosse superflua, quanto si orientasse su costellazioni del nemico, ormai obsolete e senza alcuna efficienza. Tutte le imputazioni che sono state raccolte contro di me riguardano esattamente questo periodo in cui la Protezione dello Stato ha dovuto subire un'ondata di critiche, è stata messa in questione dalla commissione d'inchiesta parlamentare ed è iniziata la sua ristrutturazione. Pensiamo che questo processo che mi "addossano" e che certamente celebreranno debba servire a legittimare la Protezione dello Stato nella sua nuova veste. Devono far vedere che sono indispensabili, che sanno lavorare con efficienza - ecco perché vogliono che io finisca in galera per almeno 8 mesi/un anno grazie alla loro lavoro di imbastitura delle accuse. Da una parte si tratta quindi della legittimazione del loro apparato, ma d'altra parte bisogna vedere chi e che cosa attaccano. Ora, negli ambienti della borghesia si sostiene di nuovo che esistono forze che reggono segretamente le fila, forze che stanno dietro ai tafferugli, che hanno una continuità da 20 anni, ecc. Questi elementi provenienti dalla stessa borghesia sono anche un indizio del loro tentativo di estrapolare dal mucchio qualche persona che rappresenti una certa continuità nell'ambito della resistenza politica in questa città. K.: Ciò significa che vogliono colpire una posizione politica che malgrado il crollo del revisionismo continua a lottare per la rivoluzione. Dato che non ti attaccano solo in quanto individuo singolo ma in quanto rappresenti una posizione politica, in che modo dobbiamo rapportarci a questa Protezione dello Stato? A.: La persona che viene estrapolata e su cui imbastiscono poi la loro costruzione simbolizza sempre una posizione politica ma anche la prassi che esprime. Secondo me dobbiamo riflettere molto bene su quanto hai appena detto, specie in una fase in cui dilaga una grande incertezza ed in cui molte questioni attendono risposte; ad esempio, bisogna definire il traguardo e i mezzi per lottare che oggi ci sono rimasti. In questa città esistono delle forze - e sicuramente anche noi ne facciamo parte - che sostengono che la lotta per una società senza classi e per il comunismo, oggi è più importante che mai; che insistono sull'importanza d'imparare dalla propria storia, cioè dalla storia internazionale comunista, di riflettere per riconoscerne gli errori; d'indagare sulla traccia rivoluzionaria all'interno di questa storia per riprenderla e per darle continuità nel senso del processo rivoluzionario. G.: Cosa significa avere un comportamento chiaro rispetto alla Protezione dello Stato? A.: In primo luogo noi tutti dobbiamo aver ben chiaro qual è il nostro rapporto rispetto a questo Stato capitalista e non rispetto alla sua protezione. Questo riguarda tutti coloro che alzano la testa nel tentativo di contrapporre qualcos'altro alle esistenti contraddizioni sociali e politiche, contraddizioni che sono alla base della formazione della loro coscienza e da cui hanno preso la motivazione per lottare. Faccio un esempio: lo sgombero della Backerstrasse. Se analizziamo più attentamente cosa doveva veramente essere colpito con quello sgombero, vediamo che si trattava di impedire che l'azione dell'occupazione facesse scuola nel quartiere. Ad esempio non si doveva diffondere il messaggio che opporsi alla politica edilizia, ai cari affitti, è possibile; che difendere cose conquistate è possibile e necessario. Esistono diversi settori di lotte specifiche, nei quali si può chiaramente riconoscere quale è il compito della Protezione dello Stato: impedire al nemico politico che questo - nel lungo termine - possa mettere in questione il monopolio dello Stato di esercitare potere e violenza. Il nostro compito è quello di non concentrarci sulla Protezione dello Stato anche se occorre che la conosciamo bene. La migliore conoscenza possibile è la nostra migliore protezione. Ma il nostro compito è soprattutto quello di confrontarci tra di noi per arrivare a rafforzare la nostra coscienza, per approfondire le nostre questioni, per consolidare i contenuti della nostra posizione politica, per realizzare nella prassi ciò che abbiamo elaborato collettivamente. Penso che il comportamento migliore rispetto a questa Protezione dello Stato da un lato consiste nel proteggerci da essa: conoscendola, sapendo come funziona, possibilmente conoscendo le facce delle persone che vi lavorano, la sua logica e le sue strutture. L'altro lato, il lato molto più importante, implica che dobbiamo diventare sempre più forti per quanto riguarda i nostri obiettivi politici ed il nostro agire. E' vero che quando siamo forti ci attaccheranno - infatti quando ci colpiscono rispondono sempre ad un nostro agire politico (e non viceversa). Ed anche da questi attacchi, da questi processi dobbiamo imparare: in che cosa abbiamo sbagliato, dove siamo vulnerabili, come possiamo correggerci per uscire da ogni esperienza con più forza? Se sappiamo per cosa stiamo combattendo, se ci organizziamo, se lavoriamo e lottiamo per rafforzarci, è chiaro che tenteranno sempre di colpire singole compagne e compagni - ma le nostre idee ed il nostro agire non potranno essere cancellati con la repressione. K.: 8 mesi o un anno di galera per quei capi d'accusa sembrano davvero una follia &endash; ma il tutto si relativizza in un certo qual modo, se si considera questo contesto politico, in cui la lotta continuerà. G.: Secondo me si ridimensiona anche l'immagine di moloc con cui si vede lo Stato e la sua protezione che ci si presentano con strapotere ed onnipotenza. A.: Precisamente questo è il loro obiettivo. Riprendo ancora una volta l'argomento dello sgombero della Backerstrasse. In quella occasione le forze dell'ordine erano arrivate con uno spiegamento massiccio perché volevano presentarsi esattamente come il grande moloc per farci soffocare nella nostra impotenza. Sono proprio quelle le circostanze in cui dobbiamo tener presente che la Protezione dello Stato ce la mette tutta allo scopo di mostrare che nel nostro paese la resistenza politica non paga, che impegnarsi non vale la pena. Questo è il messaggio che si deve comprendere all'esterno. Dobbiamo rafforzarci per vincere questa impotenza - questa apparente impotenza - quando ci troviamo faccia a faccia con loro, quando ci si presentano "militarmente". Quando l'apparato repressivo ci attacca, dobbiamo farci venire qualcosa in mente però la nostra forza e i nostri contenuti si trovano in altro luogo, non dinnanzi ai getti degli idranti. E' giustissimo riflettere su come possiamo difenderci - ma sia chiaro, che ciò non coinvolge i nostri obiettivi politici di lunga durata e nè riguarda i modi con cui vogliamo materializzarli. L'impotenza di cui vogliono investirci, gliela dobbiamo rovesciare addosso affinché diventi la loro. NOTA L'Ufficio KR III è un vasto reparto
della Protezione dello Stato - ossia, è il "polmone"
della Polizia politica responsabile della prevenzione. Si divide in 4
sezioni che hanno i seguenti compiti: [da "Solidarietà internazionale"] [torna all'inizio della pagina]
Nel Settembre '92 il Consiglio Federale Elvetico ha dato un assaggio all'opinione pubblica di che cosa sarà più o meno il nuovo modello su cui si orienterà la Polizia Politica. Contemporaneamente è stato decretato (provvisoriamente) un regolamento rispetto al nuovo Sistema d'Informazione della Protezione dello Stato (chiamato ISIS). ISIS è l'ultima versione perfezionata della computerizzazione di un complesso di banche dati inerenti a tutte le attività della Polizia Politica. La Procura Federale e la Polizia Federale sono autorizzate a passare i dati personali contenuti in ISIS alle seguenti istituzioni: Giustizia, INTERPOL, RIPOL (registro di ricerca automatica), Ufficio Federale per Stranieri, Ufficio Federale per Rifugiati, Servizio di Sicurezza Militare, Dipartimento Elvetico delle Finanze, Organi della protezione delle frontiere e della dogana, Ufficio Federale Economia Estera, Ufficio Federale dell'Industria e del Commercio, Poste, Ufficio Federale dell'Aviazione Civile, Uffici pubblici, cittadini privati (se con ciò possono essere evitati notevoli danni...), Servizi Segreti Esteri e Servizi di Polizia (scambio diretto via INTERPOL). Per quanto riguarda le linee direttive contenute nel nuovo modello di cui dicevamo sopra, esse definiscono i compiti della Protezione dello Stato, indicando chi, in futuro, dovrà essere preso di mira, chi dovrà essere osservato, controllato, non lasciato "solo". Infatti Protezione dello Stato non significa perseguimento penale, ma sorveglianza preventiva. Ecco alcune citazioni dalle linee direttive: "Gli organi della Protezione dello Stato non si occupano dell'esercizio dei diritti costituzionali, e specificamente non si occupano delle attività politiche e sindacali di persone ed organizzazioni". La Protezione dello Stato ha invece il compito di a) accertare in tempi utili attività che mirano ad un cambiamento dell'ordine dello Stato con mezzi violenti; deve impedirle e combatterle; b) riconoscere tempestivamente, impedire e combattere attività terroristiche nonché attività di estremismo violento; L'ISIS precisa che per terrorismo si intende: "tendenze che, per giungere ad obiettivi politici, implicano, approvano o prendono per scontato azioni violente contro la comunità, contro esponenti della vita pubblica o contro istituzioni dello Stato". Mentre si definisce così "l'estremismo violento: "tendenze organizzate, i cui rappresentanti rifiutano la democrazia, i diritti dell'uomo oppure lo Stato di diritto e che esercitano, approvano o prendono per scontato atti violenti allo scopo di raggiungere i loro obiettivi". Per quanto riguarda la differenza tra "terrorismo" ed "estremismo violento", dice il Sig. Daeniken, nuovo capo della Polizia Federale: "Non è possibile tirare precise linee di demarcazione tra i due concetti, nella zone della frontiera questi si sovrappongono. Crediamo che la Svizzera sia il primo paese che utilizza questa suddivisione concettuale. All'estero spesso il terrorismo viene considerato allo stesso modo dell'estremismo violento". Ma tali imprecisioni succedono appunto solo all'estero. Sotto la voce "termini" delle suddette linee direttive, si legge quanto segue: "Il terrorismo tenta di arrivare agli scopi politici con azioni di violenza contro l'intera comunità, vale a dire contro la vita pubblica in genere oppure contro rappresentanti autorevoli della vita pubblica o dello Stato. Invece l'estremismo violento può perseguire anche un altro tipo di obiettivo e generalmente nella sua prassi attacca ad un livello più basso. Il terrorismo si distingue nella sua prassi per un grado di organizzazione più elevato e per un procedere più sistematico dei suoi gruppi. Però nel singolo caso concreto le frontiere possono essere labili, una può passare nell'altra." [torna all'inizio della pagina]
La ristrutturazione di questa istituzione si è imposta sin dal 1989, in seguito allo scandalo scoppiato sulla gigantesca schedatura ( FICHES ) di persone di cittadinanza elvetica e di alcuni stranieri residenti (volontariamente o no) in Svizzera. Tutti quanti - più di 700.000 persone, quasi il 10% dell'intera popolazione - erano in odore di simpatie per la politica "oltre cortina" ! Con uno zelo tutto svizzero (ma non proprio con la famosa precisione d'orologio), la Protezione dello Stato li aveva registrati, pedinati sul territorio nazionale ed internazionale, aperto la loro posta, messo i telefoni del lavoro e di casa sotto controllo, messo il naso nelle loro relazioni personali, sociali, politiche e d'affari. Persino alcune frazioni della classe dominante hanno espresso indignazione. Il procuratore federale, Sig. Gerber veniva costretto a ritirarsi dall'alto incarico, come anche la presidentessa dei ministri Sig. ra Ropp. Invece il capo della Polizia Federale, Sig. Huber era una testa troppo preziosa e poco tempo dopo è stato onorato con un importante incarico nel EJDP (Ufficio di polizia e giustizia per gli stranieri). Naturalmente lo scandalo era scoppiato in concomitanza con lo sgretolamento ed il successivo crollo dei regimi revisionisti. Lo stesso è avvenuto, a partire dal 1990, con le organizzazioni segrete ( create negli anni ' 60 dai diversi governi degli Stati democratici occidentali ) aventi i più svariati compiti militari: dallo spionaggio e dalla schedatura di presunti cittadini "rossi", agli attentati dinamitardi contro inerti cittadini, fino alla preparazione di campi di concentramento per gli arresti in massa. Tutto ciò allo scopo di screditare soprattutto i Partiti Comunisti (revisionisti ed eurocomunisti) ed a stabilizzare così regimi democratici. In Svizzera sono "saltate" le cosiddette organizzazioni "Stay behind" P26 e P27, in Italia (a partire dalla P2 ) è stato smascherato, si fa per dire, GLADIO. E così via in Svezia, in Belgio, in Danimarca, Grecia e Turchia. Anche in Svizzera il potenziale nemico dello Stato non poteva più essere individuato nel militante del PDA ( Partito del Lavoro ) o nei singoli o gruppi che andavano come volontari in El Salvador o in coloro che preferivano fare le vacanze nell'Unione Sovietica anziché a Mallorca. Di colpo la quantità di potenziali nemici si sgonfiava. La Protezione dello Stato, così come era stata concepita, non aveva più ragion d'essere. Per non parlare dell'inaudito spreco di denari pubblici per pedinare cittadini innocenti, quasi del tutto "per bene". E' così che quella fase della Protezione dello Stato durata sin dal 1944 è stata chiusa, gli uffici sono stati sciolti, ma il personale (in tutto segreto) viene riorganizzato per dedicarsi dietro nuove istruzioni e con nuova "qualità" ai presunti e veri "irriducibili", che già da qualche anno vengono individuati come l'attuale nemico numero uno. Certi settori che supportano la campagna contro la Protezione dello Stato dicono che questo Stato non ha bisogno della Polizia Politica in quanto il diritto penale borghese metta a disposizione tutti quei mezzi che sono necessari per combattere il nemico politico. Con ciò dicono: chi, lottando per i suoi obiettivi politici, non dovesse attenersi alle regole democratiche, verrà criminalizzato. Ergo: la lotta politica all'infuori dalle regole democratiche è lotta criminale. La lotta viene depoliticizzata. Politico è unicamente ciò che è ammesso dal cosiddetto Stato di diritto. Ergo: è la borghesia che determina cosa è politico e cosa è criminale. |