BARBARA E' CADUTA IN COMBATTIMENTOBarbara Kistler è caduta in combattimento nella lotta per la rivoluzione comunista, agli inizi di febbraio, nelle montagne del Kurdistan Turco. Da oltre 20 anni lottava nel movimento comunista "Io vivo per il socialismo", come già a 18 anni dichiarava in una lunga intervista rilasciata alla rivista "POP" agli inizi del 1974. Il ruolo determinante della violenza rivoluzionaria per la liberazione proletaria le era chiaro fin dall'inizio e la sua posizione non mancava di attualità e correttezza.
Già in questa intervista sono definiti i punti centrali della sua prassi politica futura. Come comunista per Barbara era già chiaro che la contraddizione principale all'interno della società capitalista è tra capitale e lavoro e che la classe sfruttata può liberarsi solo a partire da se. Partendo dalla rottura con le posizioni sindacali riformiste per arrivare a nuove posizioni (collocazioni) rivoluzionarie all'interno del movimento operaio, che erano sempre di grande importanza per lei. All'inizio si impegnò in un gruppo rivoluzionario di apprendisti, in seguito in Soccorso Rosso e a partire dal 1980 nel KGI. Con questo gruppo condusse, ad esempio, la lotta contro la più grande infamia della direzione sindacale svizzera: la pace sul lavoro/il patto sociale (a partire dal 87 lo stato veniva posto come mediatore "neutrale" tra sindacati e padronato e come "contropartita" veniva sottratto alla classe operaia svizzera l'uso dello sciopero come strumento conflittuale e di lotta nei confronti del padronato). Attraverso questa prassi Barbara entrava più direttamente a contatto con lavoratori e lavoratrici rivoluzionari Turchi e Curdi. La sua solidarietà attiva con i prigionieri politici dell'Europa dell'ovest, sopratutto con i prigionieri della RAF, costituiva un altro punto centrale della sua attività politica. Fin dai primi scioperi della fame dei prigionieri della RAF , Barbara lottò per il raggruppamento dei prigionieri politici. Ha visitato in carcere per lunghi anni Rolf Clemens Wagner, fino alla sua decisione di continuare la lotta in Turchia/Kurdistan. Subito dopo il suo ingresso in territorio Turco, all'inizio del 1991, Barbara veniva arrestata e torturata a Istanbul da una unità speciale della polizia turca. Gli sbirri hanno, di fatto, fallito di fronte alla sua coscienza politica: Barbara non ha rivolto loro neppure una parola. Dopo 7 mesi di prigione nel collettivo dei prigionieri di Bayranbasa è stata rilasciata provvisoriamente. Questa incisiva esperienza non modificava per niente la determinazione di Barbara il suo contributo alla rivoluzione internazionale nel Kurdistan Turco.
KGI, Febbraio 1993 |