SENZA LOTTA DI CLASSE NON C'E' LIBERAZIONE DELLA DONNA
Il presente testo è una parte di un lavoro che abbiamo prodotto in occasione dell'8 Marzo 1989 e da noi trasmesso attraverso l'emittente Radio Lora di Zurigo, sulla tematica:
Senza lotta della donna nel processo rivoluzionario non c'è vittoria! Per questa traduzione italiana abbiamo scelto, dell'intero lavoro, la parte ideologica perché in essa viene espressa la nostra posizione sulla lotta della donna proletaria. L'opuscolo completo dell'edizione tedesca
è composto dai seguenti punti: Marlen, Zurigo [torna all'inizio della pagina]
L'oppressione della donna è conseguenza di un lungo sviluppo economico-sociale che ha portato alla proprietà privata, alla famiglia, allo stato e al modo di produzione capitalistico. Il marxismo considera la posizione sociale della donna e dell'uomo come risultato delle relazioni sociali che si sono sviluppate storicamente e che si modificano specularmente alle diverse forme economiche della società, nei rispettivi stadi di sviluppo. Di conseguenza anche il ruolo della donna è un prodotto sociale e la trasformazione di questo ruolo può nascere solo dalla trasformazione della società. Il marxismo pone la questione della donna in relazione alle condizioni di proprietà, della famiglia e dello stato, perché la condizione della donna e la sua situazione sociale sono strettamente legate a questi tre aspetti. Engels dimostra che la trasformazione della successione ereditaria matrilineare delle gens (ndt gruppi consanguinei in cui si dividevano le tribù) con quella patrilineare è stata la conseguenza della sottomissione della donna all'uomo. Dice inoltre che la fine della matrilinearità ha suggellato la grande sconfitta storica del sesso femminile a livello mondiale. Soffermiamoci sulle cause dei molteplici aspetti della sottomissione della donna che noi individuiamo nella divisione del lavoro naturale (primordiale), cioé spontaneo e non pianificato, e nell'inizio della proprietà privata. A questo proposito citiamo Marx:
Citiamo inoltre dal libro di Karin Bauer "Clara Zetkin e il movimento delle donne proletarie":
Marx continua così sul carattere di questa produzione:
La causa della sottomissione della donna con le conseguenze più pesanti è dunque riconducibile alla storica vittoria sociale della produzione di merci e valori di scambio, la quale creò storicamente la proprietà privata. Questa vittoria ha prodotto anche il dominio dell'uomo sulla donna che è il risultato di questo processo. La principale conseguenza dei cambiamenti fondamentali dei rapporti di produzione è stata la fine della successione ereditaria matrilineare, presente in tutte le antiche culture, la quale non aveva conosciuto i limiti stretti della famiglia. Il crollo di questa matrilinearità è stata realizzata da una società, in cui, nello stadio in cui ancora esisteva una divisione spontanea del lavoro, la proprietà privata del plusprodotto, fabbricato da tutta la società, si è formato soprattutto come proprietà privata maschile. L'aumento del plusprodotto ha creato le condizioni fondamentali per la formazione di rapporti di potere e di classe. Il plusprodotto ha reso possibile la divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale.Poi questa divisione non è diventata solo possibile, ma anche necessaria a causa dell'aumento delle esigenze economiche provocate dall'aumento delle comunità. Citiamo Marx ed Engels:
A questo stesso proposito citiamo Engels:
A causa della divisione del lavoro naturale o spontaneo e soprattutto a causa della divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, si sono creati i presupposti per cui un essere umano può decidere della vita di un altro essere umano, cioé sfruttarlo e opprimerlo. Questo vale ancor più per la donna, la quale non ha mai potuto partecipare alla pari dell'uomo al lavoro intellettuale. Questo perché era impegnata molto di più, a causa della procreazione e dell'educazione dei figli/e, alla produzione e riproduzione immediata della vita. Le spiegazioni che cercano di dimostrare
la sottomissione della donna con differenze biologiche e specifiche tra
i sessi, sono teorie borghesi, che in fondo vorrebbero far sparire tanto
il conflitto tra uomini e donne, cioé l'oppressione dell'uomo sulla
donna, quanto le sue cause. Cause, che come abbiamo già detto,
hanno precise radici: La critica femminista-borghese all'analisi marxista della divisione del lavoro naturale o spontaneo, sostiene che l'analisi di Marx sia una analisi biologista per fissare i rapporti tra uomo e donna come un fatto naturale e eterno. Noi non possiamo comprendere questa critica. Il merito storico dell'analisi marxista è proprio quello di dimostrare che l'oppressione della donna e lo sfruttamento dell'essere umano sull'essere umano non sono sempre esistiti. Nelle due opere letterarie fondamentali riguardanti la storia della donna "La donna e il socialismo" di Bebel, 1879, e "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato" di Engels, 1884, si dimostra chiramente che lo sfruttamento e la sottomissione della donna non sono leggi della natura, nè una verità eterna. Queste due opere letterarie dimostrano che le relazioni tra esseri umani, al contrario di quelle tra animali, non sono di tipo biologico, bensì sono condizionate da processi storici e sociali e che perciò la donna non è oppressa per natura nè l'uomo è oppressore per natura, ma entrambi sono diventati ciò che sono oggi con lo sviluppo delle forze produttive - e di conseguenza sono mutabili, parallelamente al cambiamento dei rapporti di produzione. In ciò si esprime anche una concezione fondamentale del materialismo storico: che lo sviluppo della società è diviso in epoche storiche definite, nelle quali le forze motrici sono: lo sviluppo delle forze produttive, e le lotte di classe. Cioé ogni epoca storica è delimitata e trova il suo superamento nel livello successivo dell'ordine sociale umano. I rapporti di produzione, le leggi, il diritto, le norme sociali, la cultura, ecc. - come pure lo sfruttamento e la sottomissione della donna - non sono verità assolute, ma si trasformano attraverso le forze motrici sociali. Dunque anche il superamento dei rapporti di sfruttamento e di oppressione esistenti non è un'utopia, ma sarà il compito delle forze rivoluzionarie di tutto il mondo. Nelle lotte di classe in corso in tutto il mondo viene espressa la giustezza del marxismo, non nel senso che ogni parola scritta è verità assoluta, ma nel senso che la concezione del materialismo dialettico viene applicata e riconosciuta come il metodo rivoluzionario delle classi sfruttate nel mondo e perciò anche delle donne. (Quando parliamo della concezione del materialismo dialettico e del metodo rivoluzionario delle classi sfruttate, non intendiamo alcuni "marxisti" e "comunisti" dell'Unione sovietica, dell'Europa dell'est o della Cina, i quali hanno realizzato la restaurazione del capitalismo. Non intendiamo neppure quei cosiddetti partiti comunisti in Europa e in tutto il mondo che hanno una politica revisionista e riformista e che perseguono il mantenimento del sistema capitalista. Essi hanno continuato a sfruttare e opprimere la classe operaia, hanno mutilato e deformato i nostri termini marxisti fino all'incomprensibilità). [torna all'inizio della pagina]
Il lavoro domestico privato gratuito è socialmente necessario ed è lavoro produttivo che porta al capitale del plusvalore indiretto. Una produzione di valore o di valore d'uso esiste dall'epoca primitiva. La produzione di plusvalore passa invece attraverso l'acquisto di forza-lavoro da parte dei proprietari dei mezzi di produzione, dunque attraverso il lavoro salariato. Però non solo quella forza lavoro, che viene portata direttamente sul mercato di lavoro, determina il plusvalore. Il plusvalore viene determinato anche dal lavoro non pagato della donna in casa. Il lavoratore salariato esonerato dal lavoro domestico può portare sul mercato la sua riprodotta forza-lavoro e trasportare così, attraverso il processo lavorativo, valore e plusvalore nelle merci, le quali sul mercato si convertono in denaro, cioé in un valore di scambio espresso in una cifra quantitativa. Il lavoro della casalinga che produce beni di consumo per l'uso immediato e non beni di scambio per il mercato, che non si trasformano in denaro, non appaiono mai come valore esprimibile in una cifra quantitativa e neanche appaiono in un conto totale economico. Lo stesso vale per la produzione di sussistenza: questa non entra nel mercato come valore di scambio, il suo valore non è mai conteggiato dall'economia. Poiché l'uomo è esonerato dal lavoro domestico, è più produttivo e più efficiente nel processo di produzione sociale. Oppure, basta considerare che se il salario si misura in base a quanto è necessario per riprodurre la forza-lavoro, il lavoratore salariato dovrebbe ricevere un salario più alto se dovesse pagare tutti i lavori e servizi che una donna fa in casa. Il risultato sarebbe un minore plusvalore per i capitalisti. Quindi la produzione di beni di consumo, che servono alla riproduzione della forza-lavoro dell'uomo, rende plusvalore indiretto ai capitalisti. Nel plusvalore prodotto c'è il lavoro che la donna produce gratuitamente nell'ambito domestico e che viene estorto indirettamente attraverso il lavoratore salariato. Determinante però è il fatto che il capitale ha potuto emergere solo con la divisione tra proprietari dei mezzi di produzione e venditori di forza lavoro. Questa divisione comprende la appropriazione privata delle merci prodotte socialmente con i mezzi di produzione in mano ai privati. In questa merce c'è per la prima volta una parte di lavoro pagato e una parte di lavoro non pagato, cioé il valore e il plusvalore. La definizione "produzione di plusvalore" non ha di per sè niente a che vedere con il concetto di produttività o con il concetto di lavoro. Per la concezione marxista il lavoro è la produzione e la riproduzione della vita immediata; dunque ogni produzione di beni di consumo per i bisogni umani è produttiva. Karin Bauer dice inoltre a proposito del lavoro domestico:
Con il suo lavoro domestico la donna non solo provvede alla continua riproduzione di questa merce preziosa che quotidianamente è di nuovo a disposizione del capitalista, ma poi si preoccupa anche quando bisogna "ripararla" a causa di una malattia o quando a causa dell'anzianità non è più efficiente per la produzione capitalista. Provvede pure affinché sul mercato del lavoro appaiano sempre "uomini di riserva" in grado di entrare nella produzione capitalistica e di sostituire la forza-lavoro consumata. Sono i suoi figli/e che ha procreato ed educato. Pur essendo così preziosa, questa merce che la donna produce, non le porta nessun profitto. La generazione e la preparazione della merce forza-lavoro non viene pagata dai capitalisti, ma viene pagata la sua utilizzazione nel processo di produzione. Solo chi entra in questo processo, uomo donna o bambino/a che sia, sarà pagato. Qual è il risultato di questo? La donna e il suo lavoro vengono sempre più isolati dalla produzione sociale di merci, la donna sarà estromessa dalla crescita della produttività sociale e dal perfezionamento dei mezzi di produzione. Sebbene la sua forza-lavoro sia in parte investita nel lavoro domestico essa non viene negoziata e pagata come merce-forza/lavoro, ma retribuita per così dire in salario naturale: la donna ha vitto e alloggio gratuiti. Come ogni processo di produzione arretrato, il lavoro domestico è sottoposto alla proscrizione sociale, persino il lavoro in questo ambito non viene neanche più considerato come lavoro sociale o neppure lavoro". In questo rapporto anche il lavoratore salariato usufruisce del lavoro domestico della donna in casa. Questo avviene sia che il suo salario basti per tutta la famiglia sia che esso non sia sufficiente. In quest'ultimo caso anche la donna dovrà entrare nel mercato del lavoro salariato. (Bisogna però notare che anche l'uomo è sottomesso a rapporti coercitivi in questo ordine sociale). [torna all'inizio della pagina]
Il capitale è nato quando già esistevano i rapporti patriarcali. Questi rapporti di sfruttamento e oppressione, si manifestano a livello economico, sociale, sessuale, politico, culturale e ideologico. Il capitale se ne è impossessato e ha trasformato questi rapporti patriarcali per i suoi bisogni. Oggi nella fase imperialista del capitalismo tutti gli ambiti sociali vengono determinati dal capitale. Oltre al generale sfruttamento sociale e al dominio del capitale, noi donne siamo soggiogate dai rapporti patriarcali, perché l'uomo proletario può anche approfittare di queste strutture di sfruttamento e oppressione nei diversi livelli. Le strutture patriarcali ingrandiscono l'estorsione del proletariato e sono uno dei pilastri centrali del dominio borghese perché portano ad una forte divisione della classe operaia. La borghesia cerca di legittimare con un'ideologia biologista il ruolo della donna come madre e casalinga. Viene considerato "naturale" che la donna si occupi del mantenimento immediato della vita, dell'educazione, del lavoro domestico e dell'uomo poiché è lei che crea la vita. Per natura ella dovrebbe fare questo lavoro con amore. Questa idea è profondamente ancorata nella società e porta a non valutare il lavoro domestico fatto gratuitamente dalla donna come un vero e proprio lavoro. Questa situazione permette alla borghesia di considerare la donna come forza/lavoro inferiore e sottopagata anche nell'ambito del lavoro salariato e a utilizzarla come forza/lavoro a buon mercato. Dunque salari bassi per la donna, sia in professioni "qualificate" come in quelle "squalificate" (parrucchiera, commessa, infermiera, servizi di cura, servizi di pulizia e nel settore alberghiero) sia nelle professioni definite "tipicamente femminili" (soprattutto nel campo dell'assistenza e dei servizi) e nello sfruttamento intero della sua persona (premure affettuose, essere di bella apparenza, ecc.), e in generale meno probabilità di istruzione e educazione e di sbocco nel mercato del lavoro soprattutto nella presente situazione di crisi e ristrutturazione del capitale. Con la scusa della flessibilità del tempo di lavoro sono imposte alla donna le seguenti condizioni di lavoro precarie: rapporti di lavoro insicuri, salari che non permettono la sopravvivenza, maggiore dipendenza dall'uomo o dallo stato, mancanza di garanzie sociali di lavoro, di un salario di disoccupazione, mancanza di protezione in caso di licenziamento, lavori a breve termine, concorrenza elevata, continuo cambiamento dell'orario di lavoro, lavoro flessibile e solo su richiesta, intensificazione del lavoro, ecc. Proprio come le straniere e gli stranieri, le donne sono utilizzate come eserciti di riserva, poi in tempo di crisi i primi saranno rispediti ai loro paesi d'origine e le donne ritorneranno nell'isolamento del lavoro domestico e saranno di nuovo dipendenti dall'uomo e da lui sottomesse. Da una parte dunque l'emarginazione dalla vita pubblica a causa del lavoro domestico e dall'altra il multiplo carico di lavoro: quello domestico e quello salariato. Questo comporta inoltre la sottomissione sessuale fisica e psichica, l'umiliazione e la violenza in ambiti privati e pubblici. Questa sottomissione viene stabilita e legalizzata attraverso le leggi. Nel corso della storia la donna ha dovuto lottare con l'uomo per una parità formale. Come in tutte le lotte, anche nella lotta delle donne sono venuti alla luce diversi interessi, cosa che è individuabile in tutte le rivendicazioni dei movimenti delle donne nel passato e nel presente. Al contrario delle donne borghesi che lottano per riforme dentro la democrazia borghese, per conquistare seggi in parlamento o per fare carriera nel lavoro, le donne proletarie possono esigere solo in modo limitato i loro diritti nel sistema capitalista. Lo stato borghese cerca di venire incontro alle richieste delle donne quando è necessario a causa della pressione del movimento delle donne. Cerca di attenuare contraddizioni sociali per mezzo di riforme legislative, per così evitare una polarizzazione dei contrasti di classe. Le discussioni e le rivendicazioni (se realizzabili), vengono portate avanti da forze riformiste nelle istituzioni statali e nel parlamento, dove per esempio si dibatte sulla parità della composizione di queste istituzioni, si discute del salario per il lavoro casalingo, ecc., e prima o poi viene emanata una legge corrispondente a queste discussioni, la quale però non porta vantaggi rilevanti alla maggioranza delle donne e tanto meno cambia la loro situazione in modo sostanziale. Queste discussioni pubbliche favoriscono la coscienza sociale in merito alla situazione della donna in questa società, cosa che però non elimina per niente le cause dell'oppressione e dello sfruttamento della donna. Come conseguenza di quanto detto sopra, noi diciamo che la contraddizione tra borghesia e proletariato è la contraddizione fondamentale, in cui lo sviluppo della rivoluzione socialista si pone come base per un'ampia trasformazione della società a livello politico, sociale e culturale. All'interno di questa contraddizione fondamentale, la contraddizione tra i sessi è di importanza centrale. Riguardando il rapporto tra lotta di classe e lotta delle donne noi non parliamo di contraddizione principale e contraddizione secondaria. Questa definizione conterrebbe una concezione meccanicistica e cioé che la lotta delle donne dovrebbe iniziare solo dopo la soluzione della contraddizione principale, che in questo caso avverrebbe solo dopo la caduta dello stato borghese capitalista e la presa del potere da parte del proletariato. E' una concezione assolutamente non dialettica vedere la rivoluzione soprattutto come momento culminante. La rivoluzione è un processo di lunga durata che sicuramente raggiunge un punto culminante nel momento del rovesciamento dei vecchi ordinamenti e nella presa del potere politico-militare, ma nel quale, prima e dopo, le significative contraddizioni sono in rapporto dialettico tra loro. Ciò significa che non si possono considerare e risolvere indipendentemente l'una dall'altra, perché esse sono dipendenti l'una dall'altra, si influenzano a vicenda e sono continuamente in movimento. Condurre la lotta della donna prima del rovesciamento rivoluzionario è necessario quanto la continuazione della lotta di classe dopo il rovesciamento rivoluzionario. I termini "dittatura del proletariato" e "rivoluzione culturale" contengono il concetto di continuazione della lotta di classe e lotta delle donne contro la borghesia ancora esistente, i rapporti patriarcali e le forze e norme sociali reazionarie. Diciamo dunque che lo sfruttamento e l'oppressione di classe e patriarcale non possono essere analizzati separatamente, che la lotta della donna e la lotta di classe sono in rapporto dialettico tra loro, che la lotta delle donne e la lotta per una trasformazione sociale sono in stretta relazione, che uno senza l'altro non sono realizzabili. La lotta delle donne deve dunque essere condotta fin dal principio nella lotta rivoluzionaria. La contraddizione tra capitale e lavoro si è fatta largo e ha determinato tutti gli ambienti della società. Questa contraddizione è antagonista e non si può abolire fin tanto che queste due componenti esistono; deve perciò essere risolta con l'eliminazione della borghesia in quanto classe e contemporaneamente anche il proletariato come classe cesserebbe di esistere. E' diverso per quel che concerne la contraddizione tra uomo e donna. Questa contraddizione non si può risolvere con l'eliminazione dell'uomo come sesso. La soluzione di questa contraddizione sta in un altro livello. Il paragone delle due contraddizioni non è possibile soprattutto a causa dei modi di risoluzione. Questa differenza è di grande importanza per l'idea del percorso per l'eliminazione di ogni forma di sfruttamento e di oppressione, cioé per lo svilupparsi di una strategia rivoluzionaria. Per questa ragione siamo contro una parificazione di queste due contraddizioni. Da questo derivano le seguenti considerazioni: La liberazione della donna deve essere l'opera propria della donna, dal momento che l'uomo proletario, pur appartenendo alla stessa classe, si trova in una posizione privilegiata ed è per questa ragione che egli non può essere la forza motrice di questa lotta. La donna proletaria può liberarsi dalla sua schiavitù e dal suo essere sotto tutela solo da sè. Ne risulta che relativamente alla lotta delle donne in generale devono essere assolti particolari compiti a livello organizzativo e ideologico. Da una parte una supplementare organizzazione in quanto donna, in modo che la guida e lo sviluppo della lotta delle donne possano essere attuate dalle donne stesse. Dall'altra parte la lotta delle donne dentro l'organizzazione proletaria deve essere condotta per una divisione del lavoro uguale e come lotta per la coscienza (emancipazione della donna e dell'uomo), in modo che le donne anche nell'organizzazione proletaria abbiano così la possibilità di assumere un ruolo di guida. Verso l'esterno la lotta delle donne deve esprimersi tramite l'azione e la propaganda politica. Le donne proletarie e delle altre classi sfruttate che non hanno più niente da perdere, in ogni parte del mondo rappresentano sempre più un potenziale rivoluzionario e una forza principale per l'eliminazione di ogni forma di sfruttamento e di oppressione. Solo quando la lotta delle donne e la lotta di classe cammineranno insieme giungeremo all'obiettivo di una società senza classi e senza strutture patriarcali. 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Con il rafforzamento di posizioni revisioniste all'interno dei diversi processi rivoluzionari si è persa la considerazione dialettica dei rapporti sociali. Questi ultimi furono divisi dagli ideologi del revisionismo in contraddizioni fisse, rendendo così la società uno schedario e non "un'unità di contrari, i quali non devono essere limitati (condizionati), mobili e convertibili uno nell'altro" (Lenin). Teoricamente essi hanno dichiarato come contraddizione fondamentale l'esistenza di una società di classi, come contraddizione principale il rapporto tra borghesia e proletariato e come contraddizione secondaria quella tra i sessi come pure tutte le altre a lei "simili". Queste ultime dovrebbero risolversi discretamente e da sè nella via che porta al comunismo. Realizzando praticamente questa analisi meccanicistica nell'Unione Sovietica, la contraddizione di classe, la quale non era ancora sparita dopo la rivoluzione, è stata negata. Alla classe dominante che si stava nuovamente formando nell'U.R.S.S. sarebbero servite a poco la propagazione e la continuazione della lotta di classe. Lo stesso vale per un'efficace lotta della donna, la quale mira al rovesciamento dei rapporti patriarcali. La liberazione della donna è stata ridotta alla sua partecipazione al processo di produzione sociale. Bastava già che la donna nelle loro imprese potesse cessare un'ora prima dei compagni, in modo da fare le spese "tranquillamente" e di andare a prendere i bambini all'asilo. In questo modo l'arcinota divisione del lavoro tra uomo e donna era mantenuta e normativizzata.
E' già stato detto sopra che la contraddizione fondamentale è la divisione della società in classi. Essa percorre in qualche maniera tutte le forme di società da noi conosciute e continuerà ad esistere anche dopo la rivoluzione socialista; solo che i rapporti fondamentali di potere saranno cambiati e il proletariato avrà in mano gli strumenti necessari per l'abolizione delle classi. Nello stesso modo in cui la contraddizione fondamentale ha marcato tutte le società dopo la società primitiva, la contraddizione dei sessi è fin dall'inizio parte e particolarità della contraddizione fondamentale. Parte, perché lo sfruttamento e l'oppressione della donna furono elemento importante nel processo di formazione della società divisa in classi. Particolarità, perché nel corso della storia le donne si sono anch'esse divise in classi. Perciò dobbiamo analizzare la posizione della donna nelle classi sociali di ogni epoca e in rapporto alla classe dominante, così come anche la sua posizione all'interno della classe alla quale essa appartiene. Guardando la società in generale, la contraddizione tra i sessi non è antagonista, ma può diventarlo in determinate circostanze, come per esempio nell'ambito privato, il quale è pure un'espressione dei rapporti sociali. Se la classe non si costituisce "per sè", cioé se non sviluppa una coscienza collettiva di classe e della donna, predomineranno all'interno del proletariato ideologie borghesi e patriarcali e strutture di potere. Questo non significa però che non sia necessaria la lotta della donna in una classe cosciente o nella lotta di classe in generale, in cui la contraddizione tra i sessi non raggiunge, per lo più, dimensioni antagonistiche. Generalmente in questa società l'uomo proletario ha una posizione privilegiata nei confronti della donna proletaria. In questo rapporto di disequilibrio si rispecchia la contraddizione antagonistica di classe: l'uomo assume il rapporto di potere (il comportamento di potere) della borghesia: sfrutta la donna, la opprime, la maltratta, la violenta o la uccide. La donna nella sua posizione come proletaria, può difendersi individualmente, può lasciare l'uomo o annientarlo. In questa lotta la donna può sempre più chiaramente prendere conoscenza della sua oppressione e del suo sfruttamento, ma anche della sua forza per organizzarsi e diventare una forza motrice nel processo di liberazione della donna proletaria e della sua classe intera, poiché vive permanentemente un molteplice sfruttamento e oppressione e di conseguenza vive anche il più forte bisogno di liberarsi. La contraddizione principale definisce in ogni specifica situazione la forma e la tappa in cui si trova la contraddizione fondamentale e determina e influisce l'esistenza e lo sviluppo di tutte le altre contraddizioni. Qui, nell'Europa a capitalismo avanzato, la contraddizione principale è quella tra proletariato e borghesia. La contraddizione tra i sessi è parte e particolarità di questa contraddizione principale. Nello stesso modo essa è parte e particolarità di ogni contraddizione secondaria; sia per esempio del razzismo qui nelle metropoli sia della contraddizione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Pensiamo che con questo tipo di considerazioni possiamo capire con maggiore esattezza la contraddizione tra i sessi e possiamo avvicinarci il più possibile ai cambiamenti, al movimento e agli squilibri nello sviluppo delle diverse contraddizioni nella storia. Marlen, Zurigo [torna all'inizio della pagina] NOTE
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