SOLIDARIETA' A CONTROINFORMAZIONESugli arresti del 17 dicembre 1991 - Coordinamento di lotta studenti e lavoratori di Pisa Il 17 Dicembre 1991, tra Roma e Bologna, vengono arrestati 6 compagni con l'imputazione di associazione sovversiva e banda armata; grande rilevanza viene data dalla stampa e dalla RAI alla notizia. Quindici giorni dopo il Tribunale della Libertà dispone il rilascio di tutti per assoluta mancanza di indizi; la stampa quasi non registra il fatto. Così poco tempo ci è voluto perché si smontasse la provocazione alla quale si è prestata la "libera informazione" che così fornisce una nuova prova della sua servitù alla volontà degli apparati dello Stato. Ma questo è banale e non ci spendiamo una parola di più. Più importante è capire perché è stato messo in piedi questo "castello di carte false". Noi pensiamo che le vere ragioni dell'arresto non siano quelle dichiarate dagli inquirenti (presunto terrorismo) per cui risulta del tutto inessenziale al raggiungimento dei veri obiettivi, sia la consistenza delle prove sia la conseguente liberazione. Con tutta evidenza non si tratta di arresti ai danni di Organizzazioni Combattenti, con tutta evidenza le indagini svolte sui compagni e le modalità dell'arresto non sono state compiute in questa ottica: gli strettissimi controlli cui sarebbero stati sottoposti i compagni non hanno fruttato un indizio a loro carico, (sappiate, tanto per riderci su, che i controlli erano così "stretti" che i carabinieri erano andati ad arrestare alcuni dei compagni presso alcune case occupate che la polizia aveva sgomberato pochi giorni prima) le motivazioni dei mandati di cattura sono le stesse per cui sono perseguitati da anni e già a suo tempo prosciolti, la dinamica dell'arresto e del rilascio ha molto a che fare con le regole della propaganda e niente a che fare con una operazione di tipo selettivo. Allora si tratta di arresti ai danni del "Movimento"; questa è una considerazione generale, tuttavia, proprio per questo, ognuno di quei gruppi di compagni che hanno denunciato la provocazione ha potuto metterci dentro l'aspetto particolare che più era interessato a sottolineare. Così alcuni pensano che la causa dell'arresto possa essere la militanza dei compagni nella lotta per la casa, altri pensano all'appartenenza dei compagni al Movimento antagonista in generale, altri ancora hanno messo in evidenza che almeno una parte degli arresti riguardano persone che lavorano alla tipografia che stampa la rivista "Controinformazione internazionale" considerando perciò l'operazione come un attacco indiretto al giornale. Accogliere tutti questi punti di vista e ritenerli tutti concorrenti a motivare gli arresti può essere comodo, ma ci sembra più un appiattimento che un chiarimento. È poco credibile che si imposti una operazione di portata nazionale (tale è stata resa con le motivazioni usate e la propaganda fatta) solo per colpire alcune avanguardie del movimento di Bologna. Più credibile è che gli arresti siano contro un'area in fase di relativa espansione non compatibile con progetti di pacificazione sociale e governabilità, perché coerentemente antagonista; molto credibile che attraverso i compagni arrestati si sia proseguito un attacco in atto da tempo contro la rivista "Controinformazione" il cui reato "politico" è quello di informare sul movimento e sul dibattito rivoluzionario interno ed internazionale, ivi compreso di dare voce ai prigionieri politici di tutto il mondo. In questo senso un attacco politico mirato, una operazione politica precisa, per spezzare una rete di dibattito e di informazione che non è al momento possibile stroncare con qualche nuova legge liberticida. Ma forse "voliamo ancora troppo basso" e una possibile chiave di lettura sicuramente più complessa della nostra, ce la fornisce la "relazione semestrale sulla politica informativa e della sicurezza" consegnata al parlamento dalla Presidenza del Consiglio, (la notizia è del 18 gennaio) nella quale si allude a mega reti terroristiche internazionali sulla base degli stessi criteri e logiche (inconsistenti alla prova dei fatti) che sono stati alla base degli arresti di Bologna e Roma, ma c'è dell'altro: nella logica di chi ha steso il rapporto fatti reali o supposti, fenomeni di segno diverso e di diversissima origine sono accomunati alla luce di una sola interpretazione: la sovversione. Così, il rapporto, enumera tra i rischi, oltre al "terrorismo internazionale", l'immigrazione, supposte attività degli ex-agenti segreti dell'est, il fondamentalismo islamico, la criminalità organizzata e operazioni finanziarie sospette, ce n'è per tutti. Così potremmo pensare che questa operazione repressiva sia un piccolo episodio nel quadro più grande della ricerca di sicurezza dello Stato. Ben più che una semplice logica questurina, ragioni elettoralistiche o riflesso di contraddizioni interne al sistema, il rapporto potrebbe contenere il punto di vista col quale lo Stato guarda la Società e sulla base del quale orienta la sua riorganizzazione. [dal "volantone" sugli arresti di Bologna del Coordinamento di lotta studenti e lavoratori di Pisa. 20/1/1992] |