VERSO L'EPOCA DELLA RIVOLUZIONE POPOLAREUn documento dell'Armata Rossa Giapponese [Tradotto da 'Political Review' estate 1990] 1. Popoli, compagni, amici in tutto il mondo che state combattendo contro l'imperialismo e il sionismo! In occasione del diciottesimo anniversario della Battaglia dell'Areoporto di Lod, noi dell'Armata Rossa Giapponese ci impegnamo a lottare con determinazione per la liberazione del popolo giapponese e a rafforzare la solidarietà internazionalista del popolo giapponese con i popoli di tutto il mondo. Diciotto anni fa, il 30 maggio 1972, la Battaglia dell'Areoporto di Lod fu una dimostrazione della solidarietà internazionalista con il popolo palestinese e dello spirito rivoluzionario dei nostri militanti, disposti a sacrificare la loro stessa vita per il popolo e la rivoluzione. Da allora portiamo avanti la nostra lotta sulla linea dell'internazionalismo e dello spirito rivoluzionario testimoniato dalla Battaglia dell'Areoporto di Lod. La lotta del popolo palestinese, che si verifica nell'Intifada, sta mettendo i nemici sionisti con le spalle al muro. L'orizzonte marcato dalla rivoluzione palestinese, dall'Intifada nella terra occupata, è frutto del sangue dei nostri Martiri di Lod, Bashim Okudaira Saleh Yasuda, e del nostro combattente Ahamad Okamoto, e di quello di migliaia di Martiri della Rivoluzione palestinese. Il loro spirito vive nella lotta del popolo palestinese, che combatte con le pietre senza avere mai paura della morte, giorno e notte contro il formidabile esercito sionista. I nemici sionisti sono atterriti, e sempre più intrappolati dall'indomito popolo palestinese. Noi siamo risoluti a lottare insieme ad esso e ad imparare dalle sue lezioni, in modo da poter essere sempre più in grado di assolvere al nostro compito, a fianco di tutti i popoli, compagni ed amici che combattono per sconfiggere il nostro comune nemico. 2. Il contesto in cui si sviluppa la Rivoluzione palestinese è cambiato drasticamente. In particolare il cambiamento in Europa Orientale della seconda metà del 1989 sta incidendo non solo sulla Rivoluzione palestinese, ma anche sulla lotta dei popoli di tutto il mondo. Il drastico cambiamento in Europa Orientale testimonia da una parte che il popolo stesso è la forza motrice della storia, come mostra anche la marcia della Rivoluzione palestinese. Essa ha dimostrato che il popolo la sta aprendo l'epoca della rivoluzione popolare. D'altra parte, imperialisti e sionisti approfittano e sfruttano quei cambiamenti, per l'immaturità della rivoluzione popolare in Europa Orientale. L'imperialismo sta sfruttando al massimo la lotta di liberazione in quella regione per porre l'Europa Orientale sotto il suo dominio, mentre il sionismo la sta sfruttando per schiacciare l'Intifada. Il drastico cambiamento in Europa Orientale è determinato dal popolo in contraddizione con lo 'Stalinismo' nel quale esso non poteva essere un corpo sovrano, rilanciando così la lotta per riconquistare la sovranità nelle proprie mani. E' evidente che quelli che hanno calpestato la volontà popolare, per quanto essi possano rivendicarsi 'socialisti', saranno gettati nella pattumiera della storia. Mentre il popolo palestinese dice, con orgoglio, che i popoli dell'Europa Orientale hanno imparato dalla sua lotta che tutti popoli condividono la stessa volontà contro gli oppressori. Tuttavia, a causa del rapido sviluppo del processo di rivoluzione popolare nei Paesi europei orientali, la crescita di una direzione capace di materializzare la volontà popolare di liberazione è molto in ritardo. Così i governi dell'Europa orientale, messi pesantemente alla strette dalle difficoltà economiche, fanno ricorso ad una politica subordinata all'imperialismo, mentre nello stesso tempo, per ricevere aiuto materiale, adottano una politica subordinata al sionismo. Imperialismo e sionismo li sfruttano al massimo. L'imperialismo, come è dimostrato dall'intervento diretto nelle elezioni generali nella Repubblica Democratica Tedesca, sopraffà le forze popolari con la forza materiale e si è letteralmente impadronito delle elezioni appagando le masse popolari con l'illusione del capitalismo ed il potere del denaro. Contemporaneamente il sionismo sta intervenendo negli affari politico-economici con il potere del sionismo mondiale, è riuscito a ristabilire gradualmente le relazioni politico-diplomatiche con i Paesi europei orientali ed è riuscito anche a convogliare gli emigranti ebrei dall'Unione Sovietica alla Palestina occupata. Sul piano della Rivoluzione Palestinese questi sviluppi rappresentano un aiuto concreto ai sionisti, isolati internazionalmente dalla dura lotta dell'Intifada. Uno sviluppo molto pericoloso è quello relativo alla massiccia emigrazione degli ebrei sovietici in Palestina, questa è una minaccia non solo contro la Rivoluzione Palestinese, ma anche contro l'intera nazione araba. L'immigrazione organizzata degli ebrei sovietici espanderà certamente la possibilità di annettere 'democraticamente' i territori occupati rovesciando il rapporto demografico al loro interno. Il gap tra il livello della lotta popolare nell'Europa Orientale e quella della Rivoluzione popolare palestinese per la liberazione nazionale rende difficile per entrambi i popoli costruire cooperazione contro i comuni oppressori. 3. La questione centrale del drastico cambiamento nell'Europa Orientale è legata alla realtà del socialismo propria di quei Paesi che hanno costruito le loro società con l'idea di liberare l'umanità secondo il socialismo-comunismo, ma che in realtà hanno dimenticato che rivoluzione e società sono principi vitali per il popolo; di conseguenza viene loro richiesto di modificare questa tendenza. I popoli dell'Europa Orientale hanno richiesto fondamentalmente tre punti. Il primo punto riguarda la questione del dominio del partito unico. Il popolo ha richiesto di sostituire il sistema del partito unico con una democrazia multipartitica e parlamentare. Il secondo punto riguarda il rifiuto dell'economia pianificata e centralizzata. Il terzo punto riguarda la questione dei diritti nazionali di auto-determinazione ed il rifiuto dell'idea di un campo socialista centralizzato dall'Unione Sovietica. La prima questione è determinata dal fatto che il dominio del partito unico non ha favorito la liberazione del popolo, ma è sfociato in oppressione del popolo. Originariamente, la dittatura proletaria, dopo che il proletariato aveva conquistato il potere politico, era diretta ad una stabile democrazia attraverso il dominio della classe operaia che comprende la maggioranza della popolazione. Invece il dominio del partito unico è sfociato nella dittatura del partito unico. Inoltre il Partito, pur ritenendosi l'avanguardia della classe operaia e la personificazione degli interessi della classe operaia non è stato capace di dar risposta ai suoi interessi. Questa è la conseguenza di una visione errata sul ruolo del partito che considera se stesso avanzato e il popolo arretrato; questa visione ha posto il popolo sul livello più basso come oggetto che deve essere governato dal Partito. In particolare è stato oppressivo l'approccio del Partito verso le forze e gli individui che ne dissentivano e lo criticavano. La seconda questione è l'economia pianificata e centralizzata. All'inizio la costruzione economica dell'Unione Sovietica e degli altri Paesi europei orientali era diretta a superare lo spreco e l'instabilità caratteristici del capitalismo e a costruire un'economia molto efficace e stabile. Invece, l'espansione dello spreco burocratico e la cronica carenza di beni di consumo, aggiunta alla stagnazione economica, ha causato infinite sofferenze nella vita quotidiana del popolo. Ancora più dannoso è stato che la volontà dei popoli, maestri della società, è stata sistematicamente esclusa da ogni processo economico, controllato dal gigantesco sistema burocratico. Questo è l'esatto contrario dell'obiettivo del comunismo di estinguere lo status speciale del sistema burocratico sostituendolo con un sistema in cui il popolo stesso decide ed esegue. In breve, il popolo non poteva trarre alcun vantaggio da questo tipo di economia, mentre i burocrati, grazie al prestigio loro riconosciuto, erano riusciti a dominare e a sfruttare di più il popolo. La terza questione è il diritto nazionale all'autodeterminazione. I paesi socialisti erano in rapporto con l'Unione Sovietica nel processo di costruzione del socialismo mondiale e nel quadro di una comunità socialista imperniata sull'Unione Sovietica. Invece, in realtà, non c'è stata comunità, ma subordinazione dei Paesi europei orientali sulla base del rifiuto dell'autodeterminazione di ciascun Paese attraverso la cosiddetta 'sovranità limitata'. Questo ha avuto origine con l'idea propria dell'Unione Sovietica che il socialismo mondiale poteva essere costruito attraverso l'espansione dell'Unione Sovietica, che aveva il carattere di prototipo socialista. Con questo concetto, l'Unione Sovietica ha considerato la divisione internazionale del lavoro e la difesa comune come un rafforzamento della costruzione socialista nel suo complesso. Ma, nonostante l'intenzione soggettiva dell'Unione Sovietica, si è verificata una subordinazione all'Unione Sovietica degli altri paesi socialisti. Le crescenti rivendicazioni di diritti nazionali di autodeterminazione dimostrano che l'unica strada per costruire il socialismo mondiale deve basarsi sul riconoscimento dei diritti nazionali di autodeterminazione e sull'unità raggiunta in base alla libera volontà di nazioni separate, come sosteneva Lenin. In caso contrario ci potrebbero solo essere altre forme di oppressione nazionale. Tutte queste questioni derivano dalle idee sull'onnipotenza del Partito manifestate dallo Stalinismo. Il dominio del partito unico ed il dominio burocratico in economia sono stati giustificati dall'idea che il partito è immune da errori. Tale concezione ha impedito ogni possibilità di autocambiamento per il Partito. Inoltre il Partito ha finito per opprimere anche chi metteva in dubbio la sua onnipotenza. Andando alla radice delle questioni, siamo convinti che il Partito dovrebbe essere una forza utile (di aiuto) ai popoli che sono maestri della rivoluzione e della società. Inoltre se il Partito non ritiene fondamentale il principio dell'autocritica è impossibile che il Partito possa aiutare i popoli a liberarsi. La questione fondamentale non è limitata all'esperienza dell'Unione Sovietica e dei paesi europei orientali. Noi come organizzazione rivoluzionaria giapponese abbiamo ricavato le stesse lezioni dal movimento comunista del nostro stesso Paese. La rivoluzione popolare che ora prevale nei Paesi europei orientali ha segnato un passo in avanti per superare gli errori del Partito e della costruzione socialista stalinista unitamente all'impegno nella pratica internazionalista. 4. Lo sviluppo delle rivoluzioni popolari nei Paesi europei orientali è ancora dominato dalle illusioni generate dalla propaganda imperialista e sionista. Ma il popolo, la forza motrice della storia, saprà abbattere da solo queste illusioni e raggiungere uno stadio più avanzato, come è dimostrato dallo scoppio della rivoluzione popolare nei Paesi europei orientali. Al momento giusto la loro rivoluzione popolare può incontrare quella del popolo palestinese per la liberazione nazionale sullo stesso identico terreno. La questione vitale dell'attuale stadio dello sviluppo della rivoluzione popolare è l'effetto del sottosviluppo della rivoluzione popolare all'interno dei paesi imperialisti. L'avanzata della rivoluzione all'interno dei paesi imperialisti può fornire aiuto alla rivoluzione popolare nell'affrontare la difficoltà economiche in Europa Orientale così come nel 'Terzo Mondo' e pure in Palestina. Lo sviluppo economico del capitalismo prepara la base materiale per il socialismo. Quando spingiamo in avanti la rivoluzione popolare all'interno dei Paesi imperialisti con l'intenzione di materializzare una democrazia, una convivenza e una coesistenza stabili, possiamo unire la nostra rivoluzione popolare con quelle dell'Europa Orientale e del 'Terzo Mondo' che risentono delle stesse difficoltà della Rivoluzione Palestinese. Non solo possiamo limitare i danni che le forze imperialiste e sioniste grazie alla loro potenza militare ed economica arrecano alla rivoluzione popolare, ma possiamo anche favorirne concretamente lo sviluppo. Per questo dobbiamo realizzare una democrazia stabile in tutti i campi all'interno dei paesi imperialisti e cercare la strada per convivere e coesistere con gli altri popoli in tutto il mondo. 5. Ancora, in merito al diciottesimo anniversario della Battaglia dell'Areoporto di Lod, l'Armata Rossa Giapponese chiama i popoli, i compagni, gli amici in tutto il mondo a lottare insieme per aprire l'epoca della rivoluzione popolare. Per noi questo significa raccogliere il testamento lasciato dai Martiri della Battaglia dell'Areoporto di Lod e rendere sempre più forte la nostra lotta. Dobbiamo cominciare la lotta per conquistare una democrazia stabile in ogni regione e in ogni luogo di lavoro. Dobbiamo affermare la sovranità popolare. Il capitale monopolistico giapponese, in stretta alleanza militare con l'imperialismo USA, segue la sua ambizione di governare non solo sul popolo giapponese ma anche sul 'Terzo Mondo' e sugli Stati socialisti. Per impedire questi passi imperialisti, dobbiamo materializzare le rivendicazioni popolari di relazioni autonome e di convivenza contro il dominio monopolistico giapponese. A questo proposito è fondamentale formare un fronte unito a favore della lotta per la sovranità popolare a livello nazionale e per cominciare a costruire la società alternativa realizzando una convivenza autogovernata a livello locale. Il popolo giapponese deve sforzarsi di materializzare la solidarietà popolare internazionale estendendo il sostegno reciproco e le attività di solidarietà con i popoli del 'Terzo Mondo' e con i Paesi europei orientali. L'Armata Rossa Giapponese si impegna in questa occasione, adempiendo la propria missione, a portare avanti la lotta per la vittoria della rivoluzione popolare. Giuriamo solennemente che manterremo lo spirito della Battaglia dell'Areoporto di Lod mettendo in pratica il sostegno reciproco e la solidarietà tra il popolo giapponese e quelli di tutto il mondo, prima di tutto il popolo palestinese che sta combattendo contro il dominio dell'alleanza imperialista sionista. Siamo fermamente convinti che la nostra lotta porterà un concreto sostegno alla rivoluzione popolare del Giappone contro il dominio del capitale monopolistico nel nostro Paese. Combattiamo per aprire l'epoca della rivoluzione popolare e per materializzare una stabile democrazia e convivenza tra i popoli! 30 maggio 1990 JRA-Armata Rossa Giapponese [Tradotto da 'Political Review' estate 1990] |