DAVANTI ALLA MAGISTRATURA TURCADichiarazione di Barbara Kistler Il 19.5.91 Barbara Kistler è stata arrestata insieme ad altre 17 persone ad Instanbul, in un'operazione di polizia in cui sono state uccise dagli sbirri due persone disarmate. Dall'aprile del '91 sono vigenti in Turchia le cosiddette "leggi antiterrorismo", che permettono l'arresto senza un mandato di cattura giudiziario e ritardano così per molti giorni la nomina di un difensore. Nell'arresto di Barbara Kistler la Procura svizzera ha avuto un ruolo importante: stava svolgendo da tempo indagini segrete nei suoi confronti. Questo modo di procedere è usuale in Svizzera anche quando manca il minimo indizio di reato, quando devono essere autorizzate intercettazioni telefoniche, controlli ecc. Ma per ovvi motivi queste procedure vengono rese note solo raramente. Per quanto riguarda Barbara Kistler la Procura svizzera si è affrettata ad inviare tutta la documentazione alla Turchia incoraggiondola così a fare quello che voleva. Infatti Barbara Kistler è stata portata nel famoso centro di tortura di Gayrettepe. Solo dopo giorni di tortura fisica e psichica, senza che potesse vedere il suo avvocato, è stata trasferita in un altro carcere. Se Barbara Kistler verrà processata in Turchia rischia fino a 22 anni per sostegno ad un'organizzazione terroristica. Ha scritto il comunicato che segue per la prima scadenza processuale, che è stata poi rinviata. Questo scritto, pur con i limiti di essere anche documento di difesa davanti ad una corte di uno stato fascista e torturatore, presenta circostanze e descrive fatti che sono significativi per la comprensione della situazione della Turchia e dei rapporti tra questa e il polo imperialista europeo. Nella prima parte del comunicato (che è stata omessa per motivi di spazio) Barbara parla della necessità di una rivoluzione dal basso criticando i recenti sviluppi politici in Unione Sovietica. DICHIARAZIONE DI BARBARA KISTLER Nel corso di una sanguinosa operazione, nota al pubblico come 'operazione Hasanpaca', sono stata arrestata il 19 maggio, dopo un pestaggio, dalla polizia in un appartamento di Beylerbey e portata, seminuda, nel centro di tortura di Gayreteppe. Per 15 giorni sono stata sottoposta a diverse torture fisiche e psichiche. Per tutto il tempo in cui sono stata in questo carcere ho visto da vicino ed ho subito i metodi inumani che la Turchia utilizza contro i rivoluzionari, i democratici e contro la gente. La tortura in Turchia è politica statale sistematica. Durante e dopo l'operazione Hasanpaca la stampa borghese, in collaborazione con la polizia, ha tentato da un lato di giustificare l'esecuzione di Ismail Oral e Hatice Oelek, e dall'altro di trovare imputazioni completamente infondate contro di me. Che la stampa borghese costruisca le sue notizie sulle bugie è ben noto ai popoli delle diverse nazionalità della Turchia e a quelli del resto del mondo. Ciò nonostante credo sia utile informarli di quello che è veramente accaduto. Sono una rivoluzionaria, mi sforzo di essere comunista. Credo nella dottrina del proletariato, nel pensiero marxista leninista maoista. Credo e sostengo che il sistema mondiale di sfruttamento possa essere eliminato solo ed esclusivamente dalle lotte del popolo, sotto la direzione del proletariato, contro l'imperialismo, il socialimperialismo e forme simili della repressione. Credo che sia un compito internazionale colpire l'imperialismo nel suo punto più debole, nei paesi dove la lotta ha raggiunto una dimensione di appoggio ai movimenti marxisti-leninisti. A causa dello slogan "il comunismo è morto" questo compito è ancora più arduo. L'imperialismo e le altre forze reazionarie mondiali sono in stato di ebrezza da vittoria con il loro slogan "sono crollati gli ultimi bastioni del comunismo". La stampa borghese adorna le prime pagine dei suoi giornali con le statue rovesciate dei leader della rivoluzione. Il vero nemico del popolo, Gorbaciov, riesce a disorientare ancora una volta i popoli del mondo con la sua affermazione: "Il comunismo è certo un bel pensiero, ma utopistico". Gli imperialisti USA sono rassicurati dall'atto di sottomissione del loro nemico numero uno. Quelli che non riescono a trovare una spiegazione al processo in corso non sanno che fare. Persino il fallito putsch fascista in Russia ha risvegliato le speranze di questi opportunisti. Si aspettavano che il putsch, condotto dai Generali, ricostruisse il socialismo. Ma il risultato li ha delusi. Quali sono i fatti che stanno alla base dello slogan "il comunismo è morto"? Quali sono i motivi degli sforzi degli imperialisti di disorientare i popoli della terra? Nel paesi dell'Est europeo, primo fra tutti l'Unione Sovietica, la svolta verso il capitalismo è iniziata 35 anni fa ed è sostanzialmente finita da tempo. In questi paesi, distruggendo il socialismo alle sue fondamenta, è stato restaurato il capitalismo. Le istituzioni socialiste sono state mantenute in vita solo formalmente, e il partito è stato 'liberato' dalle pastoie della classe proletaria e utilizzato come strumento di una dittatura borghese di nuovo tipo contro la classe dei lavoratori e contro il popolo. [.................] La legge antiterrorismo entrata in vigore l'8 aprile è stata fin dall'inizio uno strumento dell'oppressione del popolo in Turchia. Il terrore di Stato ha raggiunto in questo periodo il suo apice. Come questa legge fascista venga utilizzata contro comunisti e rivoluzionari è dimostrato dal fatto che solo dopo un mese e mezzo dalla sua emanazione sia stato portato a termine il massacro di Hasanpaca. Ismail Oral e Hatice Dil., uccisi a Hasanpaca simulando uno scontro, Vedat Aydin, i 12 militanti di Devrimoi-Sol, Murana Kaya e molti altri rivoluzionari caduti, dimostrano la brutalità e la durezza del terrore di Stato. La legge antiterrorismo è stata emanata soprattutto contro i movimenti comunisti e rivoluzionari che conducevano la lotta armata. Le colonne portanti dello Stato vengono scosse dall'incremento della lotta di liberazione nazionale e sociale che sta prendendo sempre più piede nel Kurdistan, dalle azioni delle organizzazioni comuniste e rivoluzionarie contro le istituzioni della polizia nelle città e dallo sviluppo della serhilanlar (Intifada) del popolo curdo ecc. Lo Stato di Patran-Aga che vede avvicinarsi la sua fine per le lotte dei comunisti, dei rivoluzionari e del popolo, si è tolto la maschera di democraticità ed ha indossato come ai tempi della Giunta gli stivali neri. Tutto il popolo è stato dichiarato terrorista. Assassini di rivoluzionari o di gente a caso tra il popolo sono ora giustificati dalla stessa legge. Invece quelli che non rappresentano il minimo pericolo per lo Stato, che sono rientrati nell'ordine, che sono sotto la sua protezione prendendo le distanze dalla rivoluzione, questi vengono esposti come "rose democratiche" nelle vetrine della borghesia. La repressione, la brutalità, lo sfruttamento e i massacri perpetrati contro il popolo in tutto il mondo e in Turchia dimostrano a noi rivoluzionari e comunisti la necessità di alzare in ogni angolo della terra la bandiera rossa del proletariato contro l'imperialismo. Contro la forza centrale, armata degli imperialisti è necessario ed impellente che il popolo formi proprie forze armate. Questa responsabilità deve stare nei cuori dei rivoluzionari e dei comunisti di tutto il mondo, ed essi devono impegnare tutte le loro forze in questa lotta. La guerra contro i comunisti è una guerra contro i popoli. Tutti i comunisti e tutti i rivoluzionari devono agire consci di questo fatto e devono apprestare il loro aiuto sul piano della solidarietà internazionale, alle rivoluzioni di tutti i paesi nei quali la lotta è più aspra. Agendo in piena consapevolezza dei miei compiti internazionali, confidando nella linea marxista-leninista del TKP/ML, sono entrata con esso in un rapporto di solidarietà internazionale. La mia collaborazione con il TKP/ML si manteneva sul livello del lavoro di traduzione. Non sono un membro del TKP/ML. Sono entrata in contatto con il TKP/ML in Europa tramite un suo simpatizzante. Non vedo alcun motivo per rivelarne il nome. In seguito ho fatto alcune traduzioni in Turchia. In questo modo ho conosciuto Ismail Oral. Qualche volta è venuta a trovarmi anche la fidanzata di Ismail Oral, F. Bircat. Mi conosceva come un'amica di Ismail Oral; fra di noi non c'era alcun rapporto. Nel mio dossier si trova una deposizione su una certa Barbara Kristin rilasciata sotto tortura da un prigioniero del processo al TKP/ML in carcere a Sacmaleilar: A. S.. Utilizzando una buona dose di fantasia la polizia è giunta alla convinzione che, Barbara Kristin, citata nella deposizione fossi io. Non ho mai visto prima questo A.S. che ha fatto quella deposizione. Se necessario chiedo di citare A.S. davanti a questa Corte per dimostrare che quella persona non sono io. F. Bicart ha scritto nella sua deposizione: "La polizia non si preoccupa di scoprire i colpevoli, bensì di produrre colpevoli". Ora questo lo capisco molto bene. Che io svolgessi attività internazionali per il TKP/ML non è vero, e non è neppure vero che io aiutassi i membri del TKP/ML. La frase "io vivo per la rivoluzione" contenuta nel dossier è scritta con la mia calligrafia, ma non corrisponde ai miei sentimenti e ai miei pensieri. Si tratta di una traduzione che ho fatto. Non ho idea di chi l'avesse scritta e dove sia stata inviata. Qualche volta Ismail Oral mi dettava qualcosa per evitare che risultasse la sua calligrafia o per eliminare l'originale. Visto che rimanevo in Turchia solo per poco tempo non ho avuto alcun problema ad accontentarlo. Ero già stata in passato in Turchia, ma solo per turismo. Ho conosciuto Ismail Oral nel mio primo viaggio. Ci siamo conosciuti tramite un comune amico europeo. In questo periodo ho avuto dei dibattiti con Ismail Oral sul socialismo. Non ha mai detto chiaramente di essere un'attivista del TKP/ML, bensì solo di condividerne il pensiero. Il mio secondo viaggio in Turchia è avvenuto su richiesta di Ismail Oral. Voleva che lo aiutassi per alcune traduzioni in turco. Ho acconsentito al suo desiderio con l'intenzione di appoggiare un partito marxista-leninista. Al momento dell'operazione stavo apprestandomi a partire. Per la pubblica opinione e per il suo tribunale vorrei fare ancora, nella parte finale della mia deposizione, alcune rivelazione che gettino luce sulla carneficina di Hasanpaca. Quando l'operazione è stata compiuta Ismail Oral non era a casa. Era rientrato nel pomeriggio per 15-20 minuti. In questo periodo di tempo ha fatto delle telefonate, poi è uscito subito. Dopo neanche dieci minuti la polizia ha fatto irruzione nella casa. Hanno chiesto subito di Ismail: "Dov'è Ismail Oral? Poco tempo fa parlava al telefono", hanno gridato ed hanno incominciato a perquisire la casa. Dopo hanno controllato il numero di telefono pensando di essere nell'appartamento sbagliato. Inoltre le affermazioni fatte al commissariato riguardo ad alcuni colloqui telefonici dimostrano che il suo telefono era sotto controllo da almeno una settimana. Tutto questo dimostra che almeno da un paio di settimane la polizia sapeva che Ismail Oral si trovava in quell'appartamento, e che se polizia avesse avuto l'intenzione di catturarlo vivo, avrebbe potuto farlo. La polizia ha messo in atto la minaccia, precedentemente fatta, di ucciderlo quando l'avessero trovato. Infine la montatura delle due armi potenti, trovate a Beylerbey, per dare l'impressione che fossero state trovate a Hasanpaca, mirava a dare all'esecuzione la parvenza di uno scontro a fuoco. Invece le due armi sono state trovate qui, cioè nell'appartamento di Beylerbey, la polizia me le aveva fatte vedere quando ero nell'appartamento. Ma per magia il numero delle armi trovate a Beylerbey scende ad uno ed una forza misteriosa trasporta una delle armi a Hasanpaca. Questi sono i metodi utilizzati dalla polizia per nascondere le sue azioni abbiette. Le prove presentate fino ad oggi al suo tribunale dimostrano con chiarezza che non si è trattato di uno scontro a fuoco, bensì di un'esecuzione. Non è certo incomprensibile il desiderio di uccidere Ismail Oral. Nella sua personalità esprimeva la forza e la rabbia del suo popolo. La sua esistenza spaventava chi stava al potere. Credevano che se l'avessero ucciso si sarebbero liberati di questa paura. Ma di questa paura non potranno mai liberarsi, perché dove c'è oppressione ci saranno sempre rivolte. Come ho già detto, la mia relazione con il TKP/ML è sul piano dell'appoggio. Non sono un membro del TKP/ML. Non ho alcun rapporto organizzativo con il TKP/ML. Sostenere un partito marxista-leninista nella sua lotta per spezzare le catene dell'imperialismo e per la vittoria del socialismo è uno dei compiti principali di ogni rivoluzionario. Coloro che spianano la strada al sistema degli sfruttatori e che accusano i militanti sono nemici del popolo, per i quali non ci sarà alcun perdono. I colpi inflitti ai rivoluzionari sono essenzialmente colpi inflitti al popolo. Quindi se io posso essere sostegno della lotta di un popolo che si ribella all'imperialismo, al fascismo e alla reazione, allora ne sono orgogliosa. In questo nessuno, a parte il popolo, è legittimato a giudicarmi. Affinché finisca questa farsa di processo pretendo la mia liberazione! La lotta di classe non è finita, prosegue con forza e prima o poi il proletariato sconfiggerà questo sistema di sfruttamento e la bandiera rossa sventolerà definitivamente sui suoi bastioni!
Viva l'internazionalismo proletario Barbara Anna Kistler [da Megaphon n. 120, Berna] |