CONTROINFORMAZIONE INTERNAZIONALE N.6

PROCESSO CONTRO LA SOLIDARIETA'

Contro l'Europa del capitale - Con gli occupanti della III Direzione Generale a Bruxelles!

L'11 maggio 89, cinquanta compagni di quattro diversi paesi occuparono la III Direzione Generale della commissione CEE a Bruxelles. L'azione era diretta in solidarietà dei prigionieri della RAF e della resistenza antimperialista nella RFT e dei prigionieri di Action Directe in Francia che erano in sciopero della fame e fu conclusa dopo alcune ore dalla polizia speciale belga che assaltò l'edificio arrestando tutti gli occupanti. Dopo lo sgombero e il pestaggio da parte degli sbirri, la maggior parte degli arrestati fu rilasciata nei giorni successivi e costretta a lasciare immediatamente il Belgio. Sette degli occupanti furono rilasciati la settimana dopo. Questi sette subirono un processo nel marzo 1991, in cui vennero condannati a 10 mesi di prigione senza condizionale e al pagamento di una grossa multa a favore della Cee e di 17 imprese che hanno sede nell'edificio della III Direzione Generale.

In questo scritto vogliamo spiegare il contesto di questa azione e lo stato attuale della repressione che ne è seguita.

Per quanto riguarda il contesto

Dall'inizio dell'89 i prigionieri politici della RAF e della resistenza rivoluzionaria in RFT hanno lottato per 100 giorni contro la tortura dell'isolamento e contro i continui tentativi di distruggere la loro identità politica e personale. Domandavano il raggruppamento, la liberazione dei prigionieri malati e la possibilità di comunicazione ed informazione politica senza censure. Alcuni prigionieri comuni si unirono allo sciopero della fame con gli stessi obiettivi. A Berlino, un gruppo di prigioniere iniziarono anch'esse uno sciopero della fame contro le condizioni di detenzione in quel carcere.

Anche i prigionieri di Action Directe in Francia sostennero uno sciopero della fame fino al 20 aprile 89 per l'obiettivo del raggruppamento, della libera comunicazione e informazione politica e per la chiusura delle sezioni di isolamento e di massima sicurezza.

Durante oltre 20 anni di isolamento, questo è stato il decimo sciopero della fame per il raggruppamento dei prigionieri della RAF. E' una forma di lotta diffusa in varie parti nel mondo.

Attorno allo sciopero della fame del 1989 si costruì un'ampia mobilitazione, anche a livello internazionale. Fu un momento di lotta intensa che fu fatto proprio da vari gruppi della sinistra e da interi movimenti sociali; molti cominciaro a lavorare assieme e fu possibile per la prima volta creare un'ampia base di supporto alle richieste dei prigionieri. E lo Stato dovette fare i conti con il fatto che la lotta dei prigionieri nella RFT era divenuta una realtà nei cui confronti esisteva un forte riconoscimento politico.

Non fu possibile, tuttavia, esercitare una pressione sufficiente a modificare la situazione. Molte iniziative rimasero politicamente difensive, e il movimento non fu in grado di sviluppare una propria capacità politica nell'ultima fase, contro la decisione dello stato di uccidere i prigionieri.

In questa situazione, al centesimo giorno dello sciopero della fame, oltre 50 compagni di Svizzera, Olanda, Danimarca e RFT occuparono la III Direzione Generale a Bruxelles. Questa struttura della commissione CEE è responsabile della pianificazione, della ricerca e della cooperazione in vari settori industriali.

Il fattore determinante di questa azione fu la situazione di equilibrio di forze e di stagnazione della resistenza che si era venuta a creare, fu il tentativo di ricondurre verso iniziative di lotta concreta gli obiettivi e le prospettive del movimento di resistenza nel contesto di una campagna che si stava riducendo al solo sostegno ai prigionieri.

Solo attraverso la lotta comune sarebbe stato possibile che i prigionieri vincessero.

Molti di quelli che presero parte all'iniziativa erano interni al dibattito politico internazionale: gli anticapitalisti e antimperialisti del congresso di Francoforte del 1986, la settimana di barricate ad Hafenstrasse ad Amburgo nel 1987, la campagna anti FMI e la lotta contro l'apartheid furono le lotte comuni.

Ciò che unì questi compagni che occupavano la III DG fu la prospettiva di organizzarsi internazionalmente in Europa, di mettere insieme le varie esperienze, di stabilire una pratica di attacco contro il comando centrale dell'Europa unita: di lottare insieme.

Il gruppo decise di agire concretamente contro un'istituzione economica, perché gli interessi del capitale e delle multinazionali europee sono il motore del progetto "Europa '92" ed è in difesa di questi interessi che la repressione si è coordinata e organizzata in tutta Europa, contro i prigionieri come anche, per esempio, contro gli immigrati.

E' proprio nella DG della Commissione CEE che vengono prese e attuate le decisioni dal cuore della "dittatura tecnocratica".

L'azione della III DG fu un'azione di denuncia internazionale della RFT, per rompere il silenzio sulle condizioni dei prigionieri in tutta Europa. Una delle richieste di questa azione fu quella di una conferenza stampa in cui i dirigenti politici della commissione e del Parlamento Europeo fossero costretti a confrontarsi con la realtà dei prigionieri.

L'azione fu coordinata internazionalmente da gruppi di varie città e vari paesi. Dopo lo sgombero brutale e l'arresto dei compagni a Bruxelles, il consolato tedesco a Aarhus in Danimarca e il giornale "Information" di Copenaghen furono occupati in sostegno all'azione di Bruxelles. Nelle conferenze stampa e nelle assemblee fu chiesto che i compagni venissero rilasciati e che i prigionieri in RFT e in Francia ottenessero il raggruppamento.

Dopo 24 ore tutti i compagni, eccetto sette, furono rilasciati. I sette iniziarono uno sciopero della fame.

L'azione ebbe un seguito: furono attaccate con pietre e colore l'ambasciata belga a Berna e una linea aerea belga a Zurigo. Ci fu un'altra scadenza a Bruxelles davanti alle prigioni. Prima che i compagni riuscissero a riunirsi in assemblea furono portati via dagli sbirri e 28 furono trattenuti. Il 18 maggio, i 7 compagni furono rilasciati.

Nel frattempo lo sciopero della fame era stato concluso nel pomeriggio dell'11 maggio. I minimi miglioramenti delle condizioni dei prigionieri sono ora nuovamente annullati ed essi sono soggetti ancora a pesanti attacchi.

L'azione fu una possibilità di intervenire nei piani del capitale europeo degli sbirri e dei padroni. Lo sciopero della fame dei prigionieri del GRAPO e PCE(r) in Spagna e la lotta ripresa contro l'isolamento in Francia, come altri esempi, ci mostra che è importante continuare in questa direzione e che c'è ancora molto da fare.

La sentenza

Ora, dopo 2 anni, l'azione ha avuto conseguenze giudiziarie per i 7 compagni. A Bruxelles sono stati tutti condannati, il 15 marzo 91, a 10 mesi senza condizionale e ad una multa di 1000 marchi per adunata sediziosa, disturbo della quiete pubblica, danni a proprietà privata e resistenza.

In questo processo, svolto in assenza di difensori, è stata presa anche una decisione a livello civile: i 7 compagni sono stati ritenuti responsabili (e quindi condannati a pagare) di tutti i danni presunti citati nella denuncia presentata dalla CEE e sottoscritta da 17 firme di privati ritenutisi danneggiati. L'esatto ammontare dei danni sarà fissato in procedimenti successivi e quindi potrà risultare estremamente elevato.

Il processo di appello avrà luogo a Bruxelles il 4 ottobre 1991.

...e le conseguenze pratiche

Dal momento che nessuno dei 7 è cittadino belga, non possono essere estradati in Belgio dai loro Paesi (Germania e Olanda).

Comunque se la Corte belga emette un mandato internazionale di arresto i sette compagni potranno essere estradati immediatamente nel caso che entrassero nel territorio di un qualsiasi altro paese europeo.

In altri termini, anche se, fino alla sentenza civile i sette compagni non avranno problemi nelle città in cui vivono, la conseguenza concreta di questa condanna è che non potranno spostarsi fuori dei loro paesi senza correre il rischio di essere estradati in Belgio. Inoltre i sette rischiano di essere rovinati economicamente poiché l'ammontare dei danni è molto elevato.

Sono chiari gli obiettivi dell'intimidazione, della pressione finanziaria, della limitazione della libertà di movimento di questi compagni che determinano un nuovo livello di criminalizzazione delle azioni politiche contro il capitale europeo.

Alcuni compagni imputati

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