MAINZER STRASSE RESISTEIntervista con un compagno di Berlino est
Come e quando sono nate queste occupazioni, quante sono e come è stato creato un collegamento fra queste? Il movimento delle occupazioni è iniziato con l'occupazione della Schonhauser halle, nell'estate del 1989, quindi prima dell'apertura del muro e delle grandi manifestazioni nell'Est. Questa occupazione non è stata subito rivendicata con striscioni né pubblicizzata con striscioni sulla facciata della casa. Tutto questo è stato fatto dopo la caduta del muro che ha segnato l'avvio di vere e proprie ondate di occupazioni: una è avvenuta nel gennaio-febbraio 90, l'altra verso aprile-maggio. Durante queste ondate sono stati occupati 30-40 edifici per volta. Da allora non sono mai cessate, anche se oggi la situazione è critica. Di fronte a questa ondata di occupazioni, come ha reagito il Governo di Berlino e quindi come si sono organizzati i compagni che occupano? Inizialmente non c'è stata nessuna reazione da parte del governo, per cui le occupazioni continuavano senza nessun problema. Poi è partita dalle case occupate la proposta di iniziare una trattativa per ottenere dei contratti uguali per tutti. Sono state create delle strutture di base, attraverso assemblee di case o di gruppi di case dello stesso quartiere. Oltre a questo ogni settimana si tiene un'assemblea generale di tutte le case occupate di Berlino Est. In merito alle proposte di trattativa per i contratti l'organo di governo preposto ha inizialmente mostrato interesse e parecchi incontri si sono tenuti tra occupanti e funzionari. Ma questo interesse si è mostrato ben presto fittizio; dopo i primi incontri in cui era stata assicurata la disponibilità a fare i contratti e a fornire materiali e finanziamenti, il governo ha deciso di rompere unilateralmente le trattative. Il governo ha ora cambiato radicalmente la sua politica riguardo alle occupazioni: da un falso disinteresse è passato all'attacco. Lunedì 12 Novembre 90 sono cominciate le operazioni di sgombero in Lichtenberg e in Prenzlauerberg. Puoi parlarcene? C'è stato lo sgombero di un edificio in Prenzlauerberg occupato da sole due settimane e di due edifici in Lichtenberg occupati da molto più tempo. Per quanto riguarda gli sgomberi in Lichtenberg è emerso che questi erano illegali. Secondo il governo uno di questi edifici è stato sgomberato su richiesta della Chiesa Evangelica, proprietaria dell'immobile. Ma la Chiesa ha smentito il governo dicendo di non aver mai chiesto lo sgombero. Questo è un esempio del clima di provocazione attuale. La stessa mattina la polizia ha tentato lo sgombero delle case occupate della Mainzer Strasse. Ci puoi raccontare delle attività e del progetto politico di queste case e di come è cominciata la provocazione della polizia e la resistenza degli occupanti? In questa strada c'erano 13 case occupate, una di fianco all'altra, su entrambi i lati della strada. Al loro interno si erano sviluppati molti progetti, anche con contenuti diversi. Ad esempio una casa era occupata solo da gay, che avevano creato un locale bar/antiquariato con libri di movimento e di politica in generale. Un'altra era occupata solo da lesbiche. In ogni casa erano nati molti progetti: bar antifa - locale per l'informazione e l'azione antifascista - locali di vendita di magliette, bevande e generi alimentari (nel quartiere non ci sono negozi e comunque non aperti di sera), una cooperativa di diffusione dei prodotti delle ex-comunità agricole della ex-DDR. Era anche funzionante un parco giochi con costruzioni in legno, vasche di sabbia,ecc. Venivano organizzate feste di strada per bambini, concerti e dibattiti. Era in funzione una cucina popolare aperta ogni sera dove a con circa 2.000 lire la gente del quartiere poteva venire a mangiare. Questi progetti sono stati distrutti dalla barbarie della polizia. Puoi raccontarci come si è svolta questa grossa provocazione? Dopo gli sgomberi avvenuti nelle altre strade, c'è stata una forte protesta delle case della Mainzer che hanno immediatamente attuato un blocco stradale (per circa 10 minuti) in un'arteria principale a 3 corsie per verso di circolazione, la Frankfurter halle. Immediatamente c'è stato un massiccio intervento della polizia, che fa pensare ad una premeditata azione di sgombero nella Mainzer (le truppe speciale di polizia erano in allarme già dalla sera prima). Dopo il blocco stradale sono cominciate le provocazioni. La polizia ha iniziato a passare in su e in giù per la Mainzer con mezzi di tutti i tipi, lanciando lacrimogeni, azionando gli idranti, rompendo così vetri e infissi non solo delle case occupate, ma anche dei vicini. I compagni hanno reagito scacciando la polizia dalla strada e costruendo immediatamente delle barricate ad ogni accesso della via per bloccare gli sbirri. La polizia ha continuato ad attaccare, ma sempre è stata ricacciata indietro. Gli scontri sono proseguiti per tutto il giorno fino alle 4 del mattino, anche se già all'una tutti erano consapevoli che la polizia non avrebbe potuto superare le barricate rinforzate durante tutte quelle ore anche con un tram fermato su uno sbocco della via e incendiato. Nel frattempo il sindaco di Friedrichs Hain, il quartiere dove si trova la Mainzer, prometteva che non ci sarebbe stato lo sgombero e invitava i compagni a togliere le barricate. Le sue parole però non valevano molto visto che lui stesso è stato più volte spazzato via dagli idranti della polizia. Durante tutta la giornata di martedì si è lavorato al rinforzo delle barricate, sono state scavate delle trincee davanti alle barricate e alle case per impedire ai carri speciali (della polizia e delle truppe speciali di frontiera, addestrate alla guerriglia) di avvicinarsi. Anche gente del quartiere ha aiutato i compagni in questa opera di difesa delle strade, gente che aveva assistito alle provocazioni della polizia e che si era messa apertamente dalla nostra parte. Alcuni padri spiegavano ai loro figli la funzione delle trincee davanti alle barricate... Sempre nella giornata di martedì ci sono stati vari tentativi dei politici del quartiere e della DDR, come quelli del Neues Forum, di raggiungere i responsabili degli attacchi portati avanti dalla polizia, per fermarli e cominciare le trattative. Il responsabile, il Ministro degli Interni Pezoldt, non si è reso reperibile per nessuno e ha scelto di continuare l'attacca contro la Mainzer. Mercoledì, alle 6.30 circa, sono ricominciati gli attacchi; per attuare lo sgombero sono stati chiamati 4.000 poliziotti da mezza Germania (Amburgo, Colonia, Hannover) che hanno bloccato non solo le strade adiacenti alla Mainzer, ma l'intero quartiere. La metropolitana e i tram hanno smesso di funzionare dalle 5 del mattino in poi: il quartiere è stato così completamente isolato. Alle 6.30 sono iniziati gli attacchi massicci degli sbirri, che hanno tentato di invadere la strada con i Roumung panzer, carri speciali anti barricate. Hanno riempito la Mainzer di lacrimogeni creando una situazione da guerra civile; hanno tentato di ammazzare i compagni che erano sui tetti sparandogli addosso i lacrimogeni per farli cadere. Hanno investito con il panzer un'impalcatura sulla quale si trovavano diversi compagni; hanno usato armi da fuoco e due compagni sono rimasti feriti. Hanno usato granate che provocano una deflagrazione che stordisce per circa due minuti e che sprigiona fiamme così intense da accecare per parecchio tempo. Sembra siano stati usati i famigerati proiettili di gomma, che conosciamo molto bene dalle cronache sull'Irlanda e la Palestina (naturalmente la polizia continua a negare l'uso di queste armi, perché ufficialmente non esistono in Germania). Insomma hanno usato di tutto. La resistenza è stata dura, i compagni e le compagne hanno combattuto come potevano, con sassi e molotov e la loro resistenza ha impedito che per circa 3 ore gli sbirri potessero invadere la strada. Il terrorismo di stato e la brutalità della polizia hanno avuto un supporto propagandistico e un avvallo dalla campagna stampa che nei giorni precedenti allo sgombero ha riempito le pagine dei giornali. Ad esempio sul Berlin Morgen Post si potevano leggere articoli che insinuavano la presenza di armi sovietiche nelle case della Mainzer. Puoi parlarci del ruolo della stampa in quei giorni? Non vale la pena di dire che non c'erano armi sovietiche nelle case della Mainzer. Il movimento non ha mai usato armi negli scontri che ci sono stati. La polizia e i giornali invece sanno bene che ad armarsi in questo periodo con armi sovietiche sono stati i fascisti; queste armi sono state trovate durante le perquisizioni nelle case occupate dai nazisti. Loro hanno assaltato delle caserme russe e sottratto anche AK47, bombe a mano, ecc. Questo per inciso. Per quanto riguarda i media, a parte un paio di testate dell'Est, come Neues Deutschland, che hanno scritto a favore delle occupazioni e contro gli sgomberi, giungendo ad affermare che il sindaco di Berlino è un bugiardo e che gli sgomberi erano preparati da tempo, il resto dei media hanno montato ina campagna incredibilmente dura contro le case occupate. In questi giorni i giornali ci hanno descritto come terroristi assetati di sangue. In televisione hanno detto che la Mainzer è stata sgomberata proprio per quel potenziale di violenza, di cosiddetta "voglia di uccidere" che rappresentava. La stampa si è fatta quindi portavoce, anche con la diffusione della storia delle armi, della polizia. Non ha potuto però tacere (nemmeno la stampa più reazionaria) sul fatto che dei compagni sono stati feriti da armi da fuoco. La falsità sulle armi è evidente anche per il fatto che gli occupanti non hanno mai attaccato al di fuori della loro strada, né hanno preso di mira altri obiettivi, come caserme o commissariati, ma si sono difesi all'interno della Mainzer. Come ha risposto il movimento di Berlino a queste provocazioni? Le manifestazioni sono state parecchie da quelle generali, a quelle per i quartieri. La manifestazione spontanea di mercoledì 14 ha visto la partecipazione di circa 15.000 persone, molte anche del quartiere della Mainzer. Metà del percorso è stato vietato dalla polizia, che ha bloccato il corteo sulla Frankfurter halle, proprio all'altezza della Mainzer. L'altra grande manifestazione si è svolta domenica 18. Purtroppo pioveva e solo 7-8 mila persone vi hanno partecipato, il 90 per cento dei quali erano compagni; pochi del quartiere e di Berlino Est. Molte i comunicati e le azioni di solidarietà (macchine bruciate in quasi tutti i quartieri). La facoltà di Sociologia, ad esempio, è entrata in sciopero e ha deciso l'occupazione; nelle Università si sono tenute molte assemblee per decidere come reagire significativamente. Per molti giorni il quartiere è rimasto militarizzato. La Mainzer in particolare vive in una situazione di isolamento speciale, di presidio permanente da parte della polizia, che ha innalzato agli ingressi della via barriere metalliche alte più di tre metri. Controllano tutta la gente al punto che solo gli abitanti della strada possono entrare, muniti di tessere speciali che devono mostrare ogni volta che entrano o escono. Devono sottostare al controllo di borse o sacchetti. Nonostante questa militarizzazione le iniziative nel quartiere continueranno, quasi tutti gli ex-occupanti hanno deciso di restare a vivere nel quartiere e di proseguire il lavoro politico con gli abitanti. Molti sono i compagni sfuggiti alla polizia e agli arresti grazie all'aiuto della gente del quartiere che ha nascosto nei propri appartamenti molti compagni per farli uscire con qualche stratagemma, esponendosi così alla brutalità della polizia che ha sfondato le porte e perquisito anche appartamenti non occupati. Si è formato anche un circolo di solidarietà nazionale che raggruppa politici e intellettuali conosciuti e che appoggia le rivendicazioni della Mainzer, compresa quella di riavere le case. Molta gente del quartiere soprattutto quella che ha assistito direttamente agli avvenimenti è rimasta scioccata; molti dicono che era meglio la Stasi. La polizia impiegata negli sgomberi è tutta dell'Ovest e molti giornali dell'Est parlano di occupazione militare da parte dell'Ovest. Questo attacco della polizia alle case è un'attacco contro tutto ciò che non si adegua allo stile della Germania unita, è una dimostrazione da parte dello Stato di dove sono le nuove frontiere, di chi ha ora il vero potere a Berlino e in tutto l'Est. Per dimostrare che l'Est è ora della RFT e deve stare ai suoi ordini. Questo attacco, insomma, si inserisce in una nuova qualità dell'azione politica dello Stato, che è disposto a mettere in campo un apparato militare da guerra civile, a schierare migliaia tra poliziotti e militari, pur di eliminare ogni conflittualità. Tra l'altro va specificato che le guardie di frontiera (BGS), intervenute per sgombrare la Mainzer strasse, sono quelle utilizzate negli areoporti per per picchiare e rispedire nei propri paesi la gente del Tricontinente che viene a chiedere asilo politico, o contro gli scioperi nelle fabbriche. Queste truppe si allenano assieme a quelle inglesi addestrate per la guerra d'Irlanda in aree di addestramento comuni come quella di Seene Lager. Un'altro particolare da sottolineare è che durante i giorni dello sgombero sono stati visti poliziotti delle BGS fare il saluto romano al grido di "Heil Hitler". Dunque queste truppe speciali, le BGS, saranno disponibili anche nel caso che all'Est il disagio sociale provocato dall'unificazione trovi degli sbocchi di lotta... Sì, chiaramente. E' stato creato un clima politico che dà alla polizia la possibilità di usare le armi senza alcun problema. Ad esempio un paio di settimane fa è stato ammazzato a colpi di pistola un hooligan fascista di Lipsia. A parte il fatto che era un fascista (la sua morte non ci tocca), l'importante è il fatto in sè stesso. La stampa stessa non ha parlato di "fascista ammazzato", ma di un chaoten, di un criminale, cioè ha usato gli appellativi con cui chiama i compagni, i turchi e chiunque disturbi il sistema. Questo dimostra cosa stanno preparando per fronteggiare quelli che il BKA (la centrale di polizia governativa) definisce come "disordini sociali da aspettarsi nel territorio dell'ex DDR". Qui all'Est, dove si guadagna molto meno e c'è molta più disoccupazione, quando la gente deciderà di resistere al mercato, di non pagare gli affitti (lievitati del 400%) si creerà una situazione in cui i "territori occupati" da parte della RFT dovranno sottostare ad un vero e proprio controllo militare. In questo periodo il nostro obiettivo è quello di mantenere alta la tensione... vogliamo continuare a discutere sulle azioni e sulla funzione della polizia nella "occupazione" dell'Est, sul problema della casa, sulla DDR, ecc. Volgiamo evitare una pacificazione che per loro vuol dire solo occupazione militare. Significativo è l'esempio della Mainzer strasse, simbolo dell'occcupazione militare, ma anche della resistenza reale: questa via è entrata con tutto il peso delle lotte di questi giorni nella storia del movimento e nella storia antimperialista. I padroni della città pensano di abbattere la Mainzer strasse per cancellarla dalla memoria. Sia nell'università che in altre città ci sono state azioni in solidarietà: attacchi alle stazioni di polizia ad Amburgo, manifestazioni di massa molto aggressive che hanno provocato milioni di marchi di danni. A Copenaghen è stata attaccata l'ambasciata tedesca con bottiglie molotov, a Praga 300 persone hanno tentato di occupare l'ambasciata della DDR. Ho saputo di manifestazioni in Italia e ringrazio i compagni che vi hanno partecipato. Vogliamo anche evitare la cristallizzazione della lotta sulla Mainzer strasse, perché il movimento no si fermi nel momento in cui le case dovessero essere rase al suolo. Vogliamo arricchire la lotta di altre rivendicazioni, di altri temi, come quelli riportati nel volantino. [torna all'inizio della pagina]
Ci hanno schierato contro un esercito, ma le sue armi sono puntate anche contro di voi. Assieme alle barricate volevano abbattere anche le nostre idee e le nostre speranze. Non potevano più sopportare che questa volta sia stato qualcun'altro al posto loro a dire: "Fin qui e non oltre!" Ci hanno chiamati "cahoten", "violenti", "terroristi" mentre schieravano tutto il loro apparato militare. Volevano far vedere che hanno il potere di soffocare ogni resistenza. Non solo la nostra, TUTTE. Le nostre grida avrebbero dovuto rimbombare nelle vostre orecchie, le nostre teste rotolare fino ai vostri piedi. "Guardate qui &endash; gridano i padroni della città &endash; così succederà a tutti quelli che non accettano le nostre frontiere, chi non si piega sarà spezzato". Non sono in gioco solo le case, solo le occupazioni, ma molto di più. Quando andate a dimostrare pensate alle frontiere. Quando siete in sciopero pensate alle frontiere. Non dimenticate mai queste frontiere. Quando qualcuno vi opprime, quando siete in coda agli uffici pubblici o in tribunale, quando vi arriva l'aumento dell'affitto, quando arriva l'ufficiale giudiziario davanti alla porta di casa, quando il vostro capo vi incita a lavorare, riconoscete queste frontiere. Non portatele avanti. Rompete le catene nelle vostre teste.
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