VENEZUELA: FINE DI UN MIRACOLO ECONOMICOIntervista con un compagno venezuelano La rivolta di Caracas è stata una delle tante rivolte che si sono sviluppate nei paesi della Periferia in questi ultimi anni. E' stata come le altre determinata dalle pesantissime condizioni di ristrutturazione e di austerità imposte a livello globale dal FMI e dalla Banca Mondiale, per 'garantire' la solvenza dei debiti di questi paesi verso le multinazionali imperialiste. Ma è stata anche una rivolta in qualche modo particolare, se non altro perché il Venezuela è noto in Occidente come paese 'sviluppato' e 'democratico'e ci è stato da sempre additato come esempio della funzione 'progressista' dello sviluppo economico capitalista. Di questa rivolta ce ne parla un compagno venezuelano. Da cosa è nata la rivolta? L'aumento del costo della benzina e dei trasporti è stata la scintilla; può sembrare una cosa singolare visto che in America Latina le rivolte scoppiano perché aumenta il prezzo dei beni di prima necessità, ma il petrolio in Venezuela rappresenta il simbolo della ricchezza e dello sviluppo del paese. Dalla sua scoperta intorno al 1920 è seguita una politica economica basata sulla sua esportazione, sullo sviluppo della rete stradale, sull'abbandono delle attività agricole in favore dell'edilizia e del terziario. Il Venezuela ha rappresentato negli ultimi decenni un modello di sviluppo per i paesi Latino-americani, tanto che, ad esempio, era più conveniente importare prodotti agricoli piuttosto che produrli direttamente (alto potere d'acquisto della forza lavoro venezuelana). Questo mito è crollato sotto il peso del debito estero che ha continuato a dilatarsi, grazie agli alti interessi e alla caduta del prezzo del petrolio, fino a richiedere misure di austerità. Oggi il presidente Peres oscilla dalle dichiarazioni di non pagamento del debito, peraltro finalizzate al mantenimento della sua immagine politica all'interno, all'accettazione delle norme di austerità che il FMI impone. Spendiamo due parole anche su Peres ... Alla fine degli anni '60 era Ministro degli Interni e durante questo periodo fu condotta la campagna repressiva contro la guerriglia. E' solo nella politica internazionale che Peres riesce a dare l'immagine di un presidente 'progressista', in particolare per gli aiuti in armi e petrolio che ha garantito per due anni al Nicaragua. Qual'é la composizione di classe nella metropoli Caracas? Fino al 1920 la popolazione rurale era il 70% sul totale, oggi raggiunge a mala pena il 20%. Caracas è passata dai 700.00 che aveva allora a 1.500.000 degli anni '50 e ai 5 milioni di oggi. Più della metà della popolazione costituisce l'area dell'emarginazione: nelle favelas si trovano contadini, gente proveniente da altre città, colombiani, peruviani o boliviani in cerca di lavoro nel paese che rappresenta la Germania del Sud America. Caracas si trova in una vallata: il centro moderno e ricco è circondato dalle colline dove si moltiplicano i quartieri di baracche senza acqua né luce. E ' una città lineare non radiale come le metropoli europee, si è sviluppata longitudinalmente lungo le linee di comunicazione. Nel centro si trovano le aree produttive/industriali, l'apparato finanziario, il terziario, molto sviluppato grazie ad una mastodontica burocrazia. In questo centro si riversano ogni giorno milioni di persone che rientrano poi nel buio e nell'emarginazione delle favelas. Si tratta di una forma di apartheid sociale che divide due città differenti, quella legale e quella illegale; è solo nella funzione produttiva che queste due realtà si possono apparentemente mischiare. L'aumento dei trasporti è stato per Caracas il crollo di qualsiasi possibilità di movimento per i poveri e in due o tre giorni questo ha causato ovviamente anche l'aumento dei generi di prima necessità. Pensi che ci saranno altre rivolte nei prossimi mesi? La situazione politica ed economica è collassata e le intenzioni di Peres sono dirette alla diminuzione del 15% del personale statale: questo vuol dire che la disoccupazione passerà dal 30% attuale a quasi il 50%. Inoltre la crisi ha evidenziato contraddizioni interne al potere: una settimana fa è stato assegnato alla Guardia Nacional il compito di controllare il corpo di polizia di cui sono stati destituiti gli alti funzionari con l'accusa di corruzione. Peres stesso è considerato uno dei dieci uomini più ricchi del mondo! La repressione che ha seguito la rivolta (un centinaio di desaparecidos oltre ai 500 morti) è diventata un dato permanente oltre al fatto che ormai da quattro anni la Guardia Nacional presidia il Centro con blocchi stradali e blocchi continui. Quale è stato il livello di scontro durante la rivolta? L'esercito ha tentato di contenere la rivolta per non mettere definitivamente in gioco la stabilità sociale in Venezuela. Durante il primo giorno i fucili erano caricati a salve. Nei giorni successivi l'ordine era di sparare contro chi non si faceva da parte. Sono scese dalle favelas bande organizzate che hanno fronteggiato con le armi l'esercito e che hanno portato sulla cronaca una guerra combattuta ogni giorno sul terreno della piccola criminalità. Con la scusa di cercare 'refurtiva' la polizia, dove poteva, ha fatto perquisizioni a tappeto e ha occupato i mezzi di comunicazione per impedire la fuga di notizie. Le organizzazioni radicali si stanno rinsaldando in questa rivolta; le favelas tornano ad essere centri di forza per la sinistra! |