PACIFICAZIONE O LIBERAZIONE? SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE E LIBERTA' PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI (Berlino 1-5 aprile 1999)

SINTESI DELLA PRIMA ASSEMBLEA DI COMPAGNI DEL SUD SULLA GUERRA

Un contibuto al convegno

"La globalizzazione moderna, il neoliberismo come sistema mondiale, deve essere intesa come una nuova guerra di conquista di territori".
Marcos - EZLN - 1997

Questo concetto è sicuramente uno dei più importanti tra i contributi dati dall'esperienza zapatista ed una nuova prospettiva di liberazione dal capitalismo per gli sfruttati del mondo. Esso permette di dare una base economica alla strategia aggressiva messa in campo dagli USA a partire dalla guerra del golfo.

il massiccio attacco di sterminio contro la Jugoslavia è il suo proseguimento di Desert Storm. così come lo sono stati l'intervento in Bosnia, quelle in Somalia, gli attacchi simultanei in Afghanistan e Sudan dell'agosto '98, o più di recente la cattura di Apo in Kenya. Così come il logoramento della Libia e della Corea del Nord o la guerra indiretta nell'Africa Centro Meridionale.

Nell'unilateralismo globale degli USA, strategia militare ed economica si fondano nell'obbiettivo di ridisegnare il mondo "post guerra fredda" in base agli interessi del neoliberismo.

Nel difendere la loro posizione di predominio nell'economia mondiale, nel difendere la loro centralità, gli USA si pongono come difensori degli interessi generali della grande Finanza, dei grandi gruppi High Tech. In sostanza del grande processo di concertazione della ricchezza e di allargamento della misura assoluta e relativa.

La nuova dottrina NATO non è definita solo dall'allargamento ad Est e Mediterraneo del campo di intervento. Ma nel passaggio "istituzionale" da patto offensivo su scala globale. Fino a ieri la NATO difendeva automaticamente i singoli stati membri in caso di aggressione di altri stati. Oggi la NATO può intervenire in qualsiasi conflitto minacci la "stabilità mondiale".

Ma la strategia USA non si basa solo sulla NATO. C'è anche, ad esempio, il rafforzamento accelerato dell'alleanza criminale tra i Sionisti Israeliani ed i Generali Turchi. Un anello fondamentale che permette agli USA a partire dal Mediterraneo, ridefinito come centro della loro iniziativa, di proiettare la loro azione verso l'Asia e verso l'Africa. Ma lo sviluppo che stiamo vedendo nei Balcani mostra anche come al fondo comincia ad intravedersi la contraddizione tra Europa Unita e USA. L'accelerazione dell'escalation mira ad anticipare, a bloccare e dividere gli Europei; ad impedire che il personale politico (oltretutto socialista) chiamato a dare forma compiuta al processo di unificazione europea non si azzardi a porsi come polo mondiale alternativo.

Gli USA vogliono imporre il proprio dominio alla globalizzazione economica nel senso più pieno del termine. Solo in questo dominio unilaterale devono trovare sbocco le spinte oggettive ad un "governo mondiale" che nascono dalle contraddizioni di una crisi generale di valorizzazione del capitale tuttora irrisolta nei suoi fondamenti e che, non lo si può dimenticare, si è aperta agli inizi degli anni '70. Se qualcuno pensa che le grandi innovazioni tecnologiche, le nuove produzioni, la finanza telematica o la immane espropriazione di plusvalore che va sotto il nome di "flessibilità" o di "movimenti migratori", costituiscono un superamento della crisi si sbaglia. Questi processi stanno cambiando la faccia della terra, ma non le leggi oggettive che regolano la riproduzione del capitalismo. E più che mai valgono nel capitalismo globalizzato.

Il neoliberismo nel suo insieme complesso è una risposta alla crisi. E questa guerra nasce dentro questa crisi.

Quando il gentile yankee Wesley Clark si fa una pera di superpotenza e dice "SIAMO PRONTI A PROGREDIRE SISTEMATICAMENTE, AD ATTACCARE, DISATTIVARE, DEGRADARE E, SE NECESSARIO DISTRUGGERE" esprimere l'essenza della guerra di conquista USA. Le bombe non portano nuovi capitali, non portano un American Way of Life massificabile. Portano un capitalismo selvaggio dove i ricchi locali o internazionali diventano più ricchi e i lavoratori più poveri. e comunque lo portano a determinate condizioni di asservimento subordinamento al sistema globale.

Infine va considerato che ogni azione, ogni passaggio di questa guerra è determinato in funzione del condizionamento e del consenso della società metropolitana. La "Soft War", la guerra invisibile che esiste solo come prodotto televisivo dei media. La proiezione incessante di una "giusta causa" e di una "immane potenza" per ingenerare assuefazione e impotenza. Un modello comunicativo che si porta dentro una enorme contraddizione: più la guerra si prolunga, più la "realtà della guerra" sbreccia l'immagine televisiva di essa, più essa si riversa nelle "retrovie", nelle società Euro ed USA principalmente, diventando elemento di coagulo delle tensioni e delle contraddizioni.

Compagni europei, noi ci troviamo all'incrocio delle più importanti contraddizioni che seguono questa fase del sistema imperialista. E' inutile affannarsi a cercare "modelli" in giro per il mondo. Nella storia del movimento rivoluzionario in Europa e nella realtà della lotta di classe contemporanea ci sono molte delle risposte che chi vuole veramente cambiare lo stato di cose presenti cerca. E' nostro compito dare un importante contributo agli sforzi ed alle lotte contro il neoliberismo e la sua guerra.

Solo contribuendo con decisione ed impegno all'unità internazionale delle lotte possiamo incrinare il rapporto di forza distruttiva che gli USA vogliono imporre al mondo.

fine marzo 1999