ROVESCIARE LA PACIFICAZIONE TRIADICA, IMPORRE LA GIUSTIZIADichiarazione dei prigionieri di Action Directe di sostegno alla riunione internazionale di Berlino, Aprile 1999La dominazione del capitale ha sempre avuto
per corollario "l'illusione giuridica". Di conseguenza è del tutto naturale
che la mondializzazione del capitale riproduca questa essenza su una nuova
scala. Ma dietro questa mobilitazione onnipotente della propaganda, quali sono le realtà della giustizia "transnazionale" dopo più di 15 anni di neoliberismo? Nelle "pacificazioni" esteriori:
le potenze imperialiste esigono attraverso un ultimatum la giustizia per
le nazionalità kossovare, croate e kurde del nord irakeno, mentre
sono direttamente complici della repressione selvaggia dei Kurdi del PKK,
dei Baschi, dei Palestinesi e di altri movimenti di liberazione nazionale. Nelle repressioni interne, si può ben dire delle cose, ma bisogna ricordare che un anziano ministro dell'interno spagnolo e il suo segretario di stato alla sicurezza, tutti e due complici di decine di assassinii di rifugiati baschi sono condannati a 10 anni di prigione, ma vengono graziati dopo soli 105 giorni di carcerazione. Pinochet, accusato di essere il sanguinario dittatore che si sa, è detenuto in un cottage lussuoso della campagna inglese. Papon che è stato condannato per
complicità in crimini contro l'umanità durante il regime
dello Shah, accusato di essere il responsabile della repressione poliziesca
più violenta che conobbe il paese nella seconda metà di
questo secolo, vive giorni ben tranquilli dopo una sola notte in prigione. In tutti questi casi nessuno invoca la normalità e la sicurezza, nessuno invoca una giustizia che vada fino in fondo, in ossequio alle leggi vigenti, nessuno fa tutti questi bei discorsi che invece si fanno per nascondere le tragiche condizioni di detenzione di migliaia di militanti incarcerati, così come per nascondere la repressione delle masse. Chi mai può pensare che la legge nata dall'ineguaglianza della proprietà non scelga il suo campo, ogni volta che viene chiamata a mettere ordine nella produzione, così come nella repressione degli oppositori? La legge è ineguale, ma la sproporzione delle sue ineguaglianze non è sufficiente. E per tanto essi giocano con l'impunità e l'illegalità. Nei conflitti interni, la "guerra sporca" assume ormai un'importanza cruciale per la "pacificazione" triadica, essa è uno strumento della controrivoluzione, essa contribuisce all'espansione della legge e cessa di essere un anomalia, diventando invece il quotidiano legalizzato dell'ordine. La litania dei "desaparecidos" va da Istanbul a Bogotà. Nella nostra epoca la politica delle esecuzioni sommarie e del terrore contro le popolazioni prospera in una guerra di bassa intensità generalizzata contro ogni velleità di resistenza e di opposizione. La sola presenza di "operai poveri"
nei quartieri "borghesi e puliti" delle megalopoli è
avvertita come una minaccia. In Brasile in pochi mesi gli squadroni della
morte hanno eliminato dalle strade 2.800 bambini vagabondi. Anche qui
da noi le esecuzioni sommarie di piccoli ladri nei quartieri periferici
delle nostre città, anche se vengono chiamate pudicamente "eccessi"
o "errori", non sono più pratiche eccezionali, ma funzionano
come politiche di controllo e di pressione permanente contro i poveri,
non appena questi osano lasciare i loro ghetti periferici. Dappertutto le forze di repressione hanno
una parte delle loro attività fuori legge, perché al di
sopra della legge. Ancora ieri la schiavitù era legale
e tutti coloro che partecipavano alla liberazione o ospitavano dei fuggitivi
erano condannati in un modo del tutto legale. Storicamente la reazione
ha sempre inseguito colo che combattevano per rovesciare l'ingiustizia
dei diritti in vigore e per un avvenire più giusto. I conflitti non si accendo mai per caso,
migliaia di uomini in armi non sorgono in una provincia europea come il
Kossovo semplicemente per regolare dei conti millenari. Una sistemazione "umana" dell'ordine
capitalista è un'utopia lastricata dei cadaveri di centinaia di
migliaia di proletari! Ma se si sa tutto questo, e se non si è
l'ultimo degli opportunisti, si ha coscienza che questa questione non
può essere prorogata, né studiata con distacco in contese
sterili. La debolezza della solidarietà rivoluzionaria permette e a coloro che collaborano strettamente con gli oppressori, di legittimare eternamente le ipocrisie della loro ideologia umanitaria e la loro visione di una giustizia immanente. La giustizia è prima di tutto un
oggetto del conflitto tra le classi e la sua dinamica, come pure le sue
forme, devono essere affrontate come tali. La rivolta contro le repressioni sanguinose, la risposta all'arresto di compagni (come ieri Ocalan), la lotta per la liberazione dei prigionieri politici, ma anche le azioni come quelle delle "Madres de Plaza de Mayo", delle madri di Turchia e le assemblee delle madri del venerdì in Libano, chiariscono perfettamente le basi sulle quali sono edificate le falsificazioni della "pacificazione" triadica attuale... costituiscono dei momenti inalienabili del processo rivoluzionario stesso. Ma perché sia così fino alla fine, esse devono apprendere dalle esperienze passate, ricordarsi il Soccorso rosso degli anni '30, la solidarietà attiva durante le guerre di liberazione anticoloniale e pensare alla rinascita dei Soccorsi Rossi in Europa alla fine degli anni '60 e al loro ruolo non solamente nel sostegno, ma anche nell'organizzazione della risposta contro le violenze statali. La solidarietà di classe e la solidarietà
antimperialista devono poter contare su una assise solida e su una organizzazione
unitaria di lotta coinvolta negli scontri quotidiani per la giustizia. Bisogna che il fronte di solidarietà pesi su ogni situazione di repressione, gli oppressi devono sentirsi spalleggiati e il primo sostegno è la determinazione comune contro gli oppressori. Sappiamo bene che questo impegno è
già compiuto nei paesi dove il combattimento è più
avanzato. Ogni disfatta, ogni rinuncia, ogni indietreggiamento su un terreno antagonista particolare pesa sull'insieme del fronte di classe e sull'intero fronte antimperialista. E' assolutamente impossibile estrarsi dalla
qualità transnazionale nell'affrontare le questioni rivoluzionarie
attuali. E' nella combinazione transnazionale della pratica d'organizzazione, di unità e lotta , che prenderà corpo la risoluzione rivoluzionaria contro la "pacificazione" della dominazione dei monopoli e delle potenze imperialiste. Come prigionieri rivoluzionari noi abbiamo
voluto oggi prendere la parola per sostenere l'iniziativa di un dibattito
internazionale su questi temi. Noi ci rifiutiamo di salutare con deferenza
gli oppressori e di fare come se niente fosse successo. La nostra esperienza duramente accumulata nel corso dei decenni è viva e si sviluppa in migliaia di pratiche combattenti. Essa è alla base delle offensive future e delle loro prospettive di trasformazione sociale radicale. Agire la liberazione dei prigionieri deve essere prima di tutto un processo di riconquista della memoria delle lotte e inoltre un atto di guerra contro la pacificazione triadica. Prigionieri di Action Directe |